𝕀𝕝 𝕝𝕚𝕖𝕥𝕠

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Because when I'm in a room with you that missing piece is found.
You know when you're by my side, darling, nothing can bring us down.

Missing Piece, Vance Joy

Un anno dopo...

Ollie

Seduto dietro il bancone dello studio, guardai l'ora dall'iPad. Dopo un intero pomeriggio di consulenze fatte a persone che erano venute appositamente dall'altra parte dello Stato, mancava davvero poco e avrei potuto dichiarare la giornata lavorativa conclusa, se solo Nate si fosse degnato di uscire dalla sua stanza... Ci si era rinchiuso da dieci minuti e a me stava venendo il dubbio che si fosse addormentato sulla poltrona come già era successo altre volte.

Era fine luglio, faceva caldo ed era il mio compleanno. Il secondo che festeggiavo con Emma e il terzo da quando la conoscevo.

Per ingannare l'attesa, iniziai a sistemare il marasma che invadeva la superficie del bancone immerso nei miei pensieri. Così, quando Nate uscì finalmente dalla stanza, neanche me ne resi conto.

«Tieni». Buttò con poca delicatezza una busta bianca sul bancone cogliendoli alla sprovvista.

Corrugai leggermente le sopracciglia. «Cos'è?».

«Aprila e vedrai».

Gli lanciai un'ultima occhiata perplessa e poi afferrai la busta. Quando l'aprii, con due dita estrassi il contenuto. Il mio cervello impiegò più del dovuto a elaborare le informazioni riportate sul foglio che stavo tenendo in mano.

«Non ti dico auguri perché so che odi festeggiare il tuo compleanno». Fu l'unica puntualizzazione che mi fece Nate riguardo al biglietto aereo che stavo tenendo in mano.

Lo rigirai tra le mani un paio di volte e poi alzai nuovamente lo sguardo.

Nate aveva un sorriso soddisfatto in faccia che si sposava alla perfezione con la sua espressione per nulla pentita.

«Emma mi ha detto tutto e io sono d'accordo con lei: non puoi sprecare un'occasione del genere. Quindi, visto che tu non lo avresti mai fatto, lo abbiamo fatto noi per te. Emma ha accettato l'invito a nome tuo e io ho pensato al resto».

Non sapevo bene cosa rispondere ma Nate mi tolse da quell'incombenza riprendendo a parlare.

«Sei sprecato per stare qui dentro, Ollie. Sei troppo bravo e i tuoi lavori dovrebbero essere esposti in qualche mostra. Ma visto che vuoi passare il resto della tua vita in questo buco che almeno ti paghino. Ah, Emma mi ha detto di dirti di non arrabbiarti con lei e di mandarle un messaggio con una faccina che sorride, così lei capirà che non lo sei».

«Grazie». Fu tutto quello che risposi.

Nate fece spallucce, incrociò le braccia e poi le poggiò sulla superficie del bancone. «Sai, quando sei entrato da quella porta ormai troppi anni fa, ho pensato "ecco un altro ragazzino incazzato con la vita", e un po' ti capivo. Avevi tutte le ragioni per esserlo: tuo padre era un pezzo di merda ubriacone e tua madre...». Fece una pausa non sapendo bene come definirla. «Beh, era tua madre. Ti conoscevo solo di vista ma la tua nomea ti precedeva e, essendo amico di quel poco di buono, era scontato che automaticamente lo fossi anche tu. Mi dicevano tutti che ero stato un folle a prenderti a lavorare per me, che avresti fatto solo casini e che saresti finito come tuo padre. Forse, proprio per questo ho fatto l'esatto opposto, perché io la gente che spara sentenze non l'ho mai sopportata. Conoscerti mi ha dato un'ulteriore conferma: la gente parla proprio a cazzo. Sei una brava persona, Ollie Macsim, e ti meriti i miei più sentiti auguri».

Come le ali di una farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora