54. 𝘓'𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘰

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I've got a hundred million reasons to walk awayBut baby, I just need one good one to stay

Million reasons, Lady Gaga

Emma

Tra tutte le festività, Halloween era la mia preferita.

Amavo intagliare le zucche, fare indigestione di dolciumi, addobbare la casa a festa e soprattutto travestirmi.

All'età di dieci anni, durante una festa in maschera organizzata dalla madre di Davis, ero riuscita a vincere il premio come miglior costume originale.

Mi ero travestita dal mostro di Frankenstein, senza sforzarmi troppo di calarmi nelle vibes del costume, anche perché avevo dovuto truccare solamente le cicatrici del viso, visto che quelle nelle altre parti del corpo erano già presenti.

Non scoprii mai se avessi ricevuto quel premio per pietà o per il mio senso dell'umorismo. Fatto sta che non dimenticai mai l'emozione di riceverlo davanti a tutti senza vergognarmi del mio aspetto.

La notte di Halloween puoi essere chiunque tu voglia e quella notte io sarei stata una sexy infermiera assassina pronta ad accogliere i bambini di tutto il vicinato - figlia cleptomane della vicina compresa - prima di rinchiudermi in stanza con Ollie per il resto della notte.

Perché la parte sexy del costume l'avrebbe vista solo lui, ovviamente...

Ollie non aveva fatto storie alla pretesa mia e di Penelope di addobbare la casa come fosse quella stregata e, quando si svegliò sommerso di finte ragnatele, ci lanciò giusto due occhiatacce, una a testa, prima di andare a lavoro. Solo che la mia fu accompagnata da uno di quei baci che ti fanno tremare le gambe e schizzare il cuore fuori dal petto. Cose che, ogni volta che mi era vicino, continuavano ancora ad accadere come fossero irripetibili prime volte.

Ormai era passato un mese da quando mi aveva dedicato quella canzone...

Ovviamente, Ollie si era rifiutato categoricamente di indossare qualsiasi costume gli avessimo proposto. Al contrario di Chase, che si era immedesimato nel suo costume meglio di un attore nella sua parte. Lui e Penelope si sarebbero mascherati dalle versioni horror di Homer e Marge Simpson.

Stavamo giusto finendo di intagliare l'ultima zucca affinché raggiungesse le altre già disposte in veranda, quando Ollie entrò in casa e ci raggiunse in cucina.

«Ollie». Lo salutai sorpresa di vederlo a casa prima del previsto.

«Andiamo». Mi rispose lui con tono severo.

«Dove?». Gli chiesi sinceramente stupita.

Sentii gli occhi di Penelope balzare da me a Ollie nel tentavo di capire perché lui fossi così irritato.

Anche io facevo faticare a capire. Non ci vedevamo dalla mattina e non ci sentivamo dall'ora di pranzo, quando ancora il suo tono di voce era quello di sempre, e io ero stata tutto il giorno a casa a intagliare zucche e appendere addobbi. Quindi, di guai non ne avevo potuto combinare, in teoria...

«Dobbiamo parlare». Fu l'unica spiegazione che mi fornì prima di afferrarmi delicatamente per il braccio per condurmi su per le scale.

Arrivati in camera, non fece in tempo a chiudersi la porta alle spalle che si rivolse a me con tono ancora più irritato di quello di prima.

«Che cazzo hai fatto?».

«Niente».

«Non mi prendere per il culo, Emma». Mi ringhiò contro.

Come le ali di una farfallaМесто, где живут истории. Откройте их для себя