64. Il matrimonio (2)

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⚠️QUESTO È UN DOPPIO AGGIORNAMENTO⚠️
Quindi non perdete la parte (1)‼️

Emma

I miei stavano facendo la guardia ai miei tre trolley giganti, Shinhai e Alex stavano scegliendo per me un cuscino da viaggio perché il mio lo avevo dimenticato a casa e io ero in piedi davanti una delle tante vetrate che separavano l'interno dell'aeroporto dall'esterno.

Fissavo la strada così intensamente da far sparire tutto quello che mi circondava, costringendomi a non guardare di nuovo l'ora del telefono.

Lo avevo già fatto diverse volte a intervalli regolari di circa cinque secondi e ogni volta mi ero chiesta se stessi facendo la cosa giusta.

Volare dall'altra parte del mondo era per davvero la fase tre del mio piano?

Sbloccai il telefono, ignorando almeno questa volta l'ora, e visitai probabilmente per la decima volta di fila il sito della UCLA, la sezione che offriva corsi di Interior Designer, dove ero capitata per caso pochi giorni prima.

In una delle mie tante sedute di stalking, ero finita sul profilo di David, poi su quello dell'università in cui lavorava e poi sul sito ufficiale della UCLA. La curiosità aveva avuto la meglio e mi ero ritrovata a leggere di tutti i corsi offerti dal dipartimento di architettura d'interni.

Le iscrizioni per il nuovo anno accademico erano ancora aperte e io avevo perso il conto di quante volte ero stata tentata di compilare quel modulo di iscrizione.

Quando Shinhai comparve al mio fianco, io feci giusto in tempo a bloccare il telefono.

«Cosa nascondi?». Mi chiese con fare circospetto. «No, aspetta, non dirmelo. Ho paura a chiederlo!». Si posizionò di fronte a me per mostrarmi il cuscino da viaggio che aveva a scelto con un sorriso estremamente soddisfatto.

Contraccambiai il sorriso facendo del mio meglio. «Divine mi ha scritto. Ha detto che avrebbe voluto venire a salutarmi all'aeroporto ma l'ernia si è risvegliata e lei è troppo vecchia per patire il dolore che non si merita neanche».

«Quella vecchia brontolona mi mancherà».

«Anche a me». Ammisi con voce velata di malinconia.

«E mi mancherai anche tu, amica mia. Non sarà lo stesso senza di te. Ti voglio tanto bene. Lo sai, vero?».

Shinhai continuava a guardarmi sorridente, aspettandosi una dichiarazione altrettanto dolce da parte mia. Ma il suo sorriso sfumò gradualmente quando notò risplendere nei miei occhi quella scintilla che di solito si accendeva nel preciso momento in cui il mio corpo era pronto ad accogliere il fiume in piena delle mie parole che risalivano controcorrente come i salmoni nella stagione della riproduzione.

«Emma, no!». Provò a fermarmi ma fu troppo tardi.

Successe, inevitabilmente e violentemente.

«Non posso partire, Shinhai. Cosa dovrei andare a fare in Spagna? A tradurre libri? Io odio i libri!». Sbottai fuori controllo. «Odio leggere, scrivere, studiare, figuriamoci tradurre noiosi libri di letteratura spagnola. Capisci che non posso partire, vero? Ma ho un piano, devi stare tranquilla. L'ho ideato io, adesso. Ma questo non vuol dire che sia meno ingegnoso. Ho appena ideato la fase tre del mio piano di vita e tu devi darmi fiducia. Ascoltami».

Shinhai mi guardava incredula, con occhi sbarrati e bocca semiaperta mentre io per la prima volta dopo tanto tempo vibravo così tanto di entusiasmo da sentirmi nuovamente me stessa.

«Comprerò il negozio di Divine». Affermai estremamente soddisfatta.

«Coooosa?». Urlò sbigottita.

Come le ali di una farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora