61. 𝙲𝚘𝚛𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘

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And the tears come streaming down your face,
when you lose something you can't replace,
when you love semeone, but it goes to waste
Could it be worse?

Fix you, Coldplay 🎶

Emma

Quando Ollie aprì la porta, i suoi occhi tradirono la sorpresa di vedermi lì, sulla soglia della porta di casa sua.

«Sono passata allo studio ma Nate mi ha detto che ti avrei trovato a casa». Mi affrettai a spiegare.

Facevo fatica ad articolare le parole visto che avevo la bocca secca e poco incline alla collaborazione.

Ollie non sembrava aver intenzione di rispondere niente, così ripresi a parlare continuando con la mia crociata della disperazione.

«So che non ho nessun diritto di stare qui e mi dispiace disturbarti ma devo dirti delle cose. Posso entrare?».

Dopo uno sguardo in cui parve essere indeciso tra sbattermi la porta in faccia e mandarmi a quel paese direttamente sull'uscio, la spalancò affinché potessi entrare.

Casa era come l'avevo lasciata, forse solo più in disordine, ma ogni cosa era esattamente dove l'avevo posizionata io personalmente, persino il tappeto che sbucava da sotto il divano, i cuscini e le tele che avevo comprato proprio insieme lui.

Mi era mancato tutto.

«Cosa vuoi, Emma?». Domandò Ollie dopo aver richiuso la porta.

Mi voltai verso di lui. La ghiandole salivari avevano ripreso a fare il loro lavoro e io ne avrei approfittato.

Mi schiarii la gola e inumidii le labbra. Non sapevo da dove cominciare. Tutti i discorsi che avevo provato in macchina mi sembravano ridicoli, come ridicolo era il piano che avevo ideato per ottenere il suo perdono.

«Io, ecco, sono venuta per... Non ricordi di ieri sera?».

«Cosa dovrei ricordare?».

Ollie parlava con la schiena poggiata al muro, le braccia conserte e espressione indecifrabile, mentre io ero in piedi al centro del piccolo corridoio con le mani intrecciate e le dita impegnate a scartavetrare la pelle intorno alle unghie.

Non avrebbe mai potuto essere più distante da me come in quel momento. Se la sera prima eravamo stati due elementi che fondevano ad altissime temperature nella più potente delle reazioni nucleari, in quel momento, invece, eravamo stelle posizionate a poli opposti dell'Universo a miliardi di anni luce di distanza, sebbene fossimo nella stessa stanza uno di fronte l'altra.

«Sei venuto al Country Club e noi abbiamo...».

«Avevo bevuto troppo». Tagliò corto prima che potessi terminare la frase.

«Quindi non ricordi niente?».

«No».

«Ah...». Quello sì che faceva male, ma non mi persi d'animo.

«Senti, ho da fare. Cosa vuoi?». Oltre alla sua espressione poco amichevole, si era aggiunto anche un tono estremamente scocciato.

«Non ti ruberò troppo tempo, giuro. Sono solo venuta a dirti che, ecco, il vero motivo per cui ho preso quella terribile decisione riguarda...».

Ancora una volta, non mi permise di finire.

«Non mi interessa». Tagliò corto.

«Ma, vedi, ieri sera tu mi hai detto che...». Feci una pausa per ricaricarmi del coraggio necessario. «Mi hai fatto capire che ancora provi qualcosa per me». Sussurrai quell'ultima parte della frase come se dubitassi della sua veridicità. Come se fosse stato un sogno ma io, anche dopo aver aperto gli occhi e preso consapevolezza, non avessi voluto accettarlo.

Come le ali di una farfallaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora