36. L'onda perfetta

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Amare me è difficile
come amare chi se ne va via.
In questo mare da infinite onde
io ho la mia

(La tua canzone - Coez)

Emma

Emma: ci sono... sono arrivata

Shinhai: emma sei ancora in tempo... ripensaci

Emma: sto scendendo dalla macchina

Shinhai: pregherò per te

Emma: per quello ci pensa già nonna

Shinhai: non ti bastano i santi cristiani. fidati, ti sto facendo un piacere a pregare anche quelli giapponesi.

Emma: se non ti scrivo tra un'ora

Shinhai: manderò davis a recuperarti

Emma: davis è alle maldive

Shinhai: fidati tornerebbe con il jet privato di suo padre per portarti via da là. magari alle maldive ha trovato un po' di dignità persa da qualcuno che può prestarti

Emma: vado

Shinhai: vai

Emma: tvb

Shinhai: smettila di scrivere con gli acronimi e non svenire davanti al corpo nudo e bagnato di Ollie

Risi ma mi bloccai quando mi resi conto che ci fosse la concreta possibilità che vedessi per davvero il corpo di Ollie seminudo e bagnato.

Ricacciai il telefono nella borsa e feci un profondo respiro per incamerare l'ossigeno e il coraggio necessari a fare quello che stavo per fare.

La sera prima, Penelope mi aveva detto che sarebbero andati a surfare, chiedendomi se avessi voglia di venire e, visto che non vedevo Ollie da quando eravamo entrambi sul divano a vedere quel film - di cui ricordavo ben poco perché mi ero magicamente risvegliata nel mio letto la mattina dopo -, mi parve l'occasione perfetta per costringere il destino a farci incontrare.

Dalle casse del chiosco, i Maneskin cantavano The lioneliest e, dietro il bancone, Noah stava trafficando con una confezione di 7up.

Appena si rese conto della mia presenza, la sorpresa cedette subito il posto a un sorriso accogliente.

«Farfallina! Come mai da queste parti?».

Contraccambiai il suo saluto anche io con un sorriso. «Penelope mi ha invitato».

«Non hai bisogno di un invito per venire qua».

Sorrisi ancora di più. «Complimenti, Noah! È per davvero un angolo di paradiso in riva all'oceano». Gli dissi mentre mi guardavo intorno.

«Grazie. Siediti che ti porto qualcosa».

Obbedii a Noah e mi ritrovai seduta in uno dei pochi tavoli. I miei occhi non tardarono a entrare in modalità radiogena per tentare di scorgere il corpo perfetto e tremendamente sexy di Ollie tra tutti i surfisti disseminati in acqua.

Anche Noah mi raggiunse, con uno spinello in mano e una bibita nell'altra, prendendo posto accanto a me.

«È là». Mi indicò con l'indice un gruppetto di surfisti.

Non persi tempo e la morsa del mio sguardo si chiuse attorno al punto indicato.

Non cercai nemmeno di nascondere il rossore sulle guance. Ormai anche gli amici di Ollie mi conoscevano abbastanza da non dover più preoccuparmi di recuperare una dignità ormai morta e sepolta.

Come le ali di una farfallaWhere stories live. Discover now