45. Frammenti di una sera

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Ollie

Notai la sua macchina ancor prima di tirare il freno a mano.

«Entra. Io arrivo subito».

Emma slacciò la cintura e si voltò per guardarmi. «Mi dispiace».

«Per cosa?».

«Ho straparlato per tutto il tempo».

Sì, era vero. Non si era concessa una pausa neanche per riprendere fiato durante tutto il tragitto percorso per tornare dal negozio.

Mi aveva raccontato per filo e per segno la sua giornata, perfino la parte in cui era stata costretta a saltare una lezione perché era rimasta chiusa in bagno fino a quando Shinhai, l'unica ad essersi accorta della sua assenza, era andata a salvarla.

Buttai un'occhiata nervosa in direzione di quella macchia scura parcheggiata dall'altra parte della strada ma, quando Emma pronunciò il mio nome, mi voltai verso di lei.

«Ollie...».

«Entra in casa, Emma». La interruppi, vietandole ogni tentativo avrebbe fatto di intavolare un discorso scomodo quanto almeno la situazione in cui ci stavamo trovando in quel momento.

«Okay». Mi rispose con una punta di delusione a macchiare l'inflessione della sua voce. Poi, finalmente scese.

Aspettai che si richiudesse la porta alle spalle e scesi anche io. Attraversai la strada e mi accostai al macchina. Mi accessi una sigaretta, prima di abbassarmi all'altezza del finestrino abbassato.

«Devi darmi tempo».

Anche Max stava fumando. «Non mi servono più».

Non riuscii a nascondere la sorpresa per quella notizia. «Mi hai dato il tormento per mesi, e ora non ti servono più?».

«Li ho trovati. È tutto risolto».

Senza darmi modo di rispondere, mise in moto e partì.

Finii di fumare poi, dopo aver buttato la sigaretta a terra, recuperai la busta bianca dalla macchina ed entrai in casa.

Emma

«Secondo te, vanno bene?». Mi chiese Penelope mentre apriva il cassetto della friggitrice ad aria.

La raggiunsi e mi soffermai a osservarne il contenuto. «Direi di sì. Dove hai detto di aver trovato la ricetta?».

«Seguo una tizia che cucina usando solo la friggitrice ad aria. E chi avrebbe mai immaginato sarebbe stata così utile». Rispose mentre io prendevo posto sullo sgabello dove di solido sedevo per mangiare.

Erano passati solo pochi giorni da quanto mi ero presentata a casa con il nuovo elettrodomestico. Convincere Penelope della sua utilità era stato anche più difficile di quando cercai di convincerne mia nonna.

Quando Ollie ci raggiunse, sentii una fitta allo stomaco accompagnata da una potente scossa elettrica alle parte bassi.

Qualcuno dia un valium alle mie ovaie!

Prese posto accanto a me senza dire niente.

«Cosa sono?». Domandò guardando poco convinto i dischetti arancioni e verdi che riempivano il piatto che Penelope aveva posizionato al centro del tavolo.

«Chips di zucchine e carote». Spiegò lei soddisfatta.

Penelope diceva sempre che da quando abitavo a casa loro, oltre alla dittatura del pulito, avevo introdotto anche quella delle verdure. Il cassetto del frigo non ne era mai sprovvisto e Penelope aveva preso l'abitudine di chiamare mia nonna quando le veniva voglia di cucinare qualcosa di sano.

Come le ali di una farfallaWhere stories live. Discover now