16. You Don't Know

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EVA

Rimango immobile sotto lo sguardo vigile di mia mamma. Sono alquanto terrorizzata sia dalle sue parole, sia dal suo sguardo così severo puntato direttamente sulla mia figura. Sembra che riesca, in qualche assurdo modo, a capire ogni mio pensiero, passando dalla mente ed arrivando all'anima.

«Sto aspettando una risposta»
Esclama in tono autoritario portando entrambe le mani sui fianchi. 

Non mi è mai sembrata così minacciosa come in questo momento. Nonostante la paura sia il sentimento che prevale, un senso di tristezza indescrivibile inizia a penetrarmi fin dentro le ossa.

Non sono abituata a questo genere di situazioni. È a casa pochi giorni al mese e, solo in questi rari casi, si ritrova a doversi comportare come una mamma. Quindi io non so cosa significhi affrontare giorno per giorno i litigi ed accettare le decisione ingiuste dei genitori. Non ho mai sperimentato nulla di tutto questo e, anche se da una parte potrebbe risultare positivo, dall'altra rappresenta solamente una mancanza che non riesco a colmare.

Non c'è quasi mai. Non mi aiuta nelle sfide giornaliere. Non mi consola se succede qualcosa di negativo. Non mi può abbracciare quando sono triste. 

Quando torna a casa, più che mia madre, assomiglia molto ad una figura femminile che dovrebbe essere tale; ma che non si è mai preoccupata di esserlo davvero. Dopo il divorzio con mio padre ha assunto quasi le sembianze di un'estranea. 

«Ti interessa davvero ciò che faccio o non faccio quando non ci sei? Adesso ti interessa?»
Mi ritrovo a dire, quasi senza accorgermene. 

Mi pento immediatamente delle mie parole; ma è già troppo tardi per rimangiarsele.

So che ha sempre avuto le migliori delle intenzioni, che ha sempre fatto tutto questo per il mio bene, che lavora così tanto per non farmi mancare nulla e so anche che, farle pesare la situazione, non è assolutamente corretto nei suoi confronti. Sta sacrificando molto per me; ma ogni tanto vorrei solo che si comportasse da egoista e che rimanesse al mio fianco. 

Vorrei che fosse una madre presente e non una madre che preferisce comprare la felicità della figlia con le cose che si può permettere attraverso il lavoro. Vorrei solo che fosse una mamma come tutte le altre.

«Non osare parlarmi in questo modo»
Mi rimprovera mentre sfilo il pesante cappotto e lo appendo, insieme al cappellino, sull'attaccapanni. 

Successivamente tolgo anche la sciarpa, lasciando che un silenzio teso si instauri fra noi, creando l'ennesima barriera. 

Quando ero piccola continuava a ripetermi che, talvolta, è meglio rimanere zitti. Stando in silenzio non si rischia di dire la cosa sbagliata o di ferire chi abbiamo di fronte. Non voglio ferirla, quindi preferisco utilizzare questa tattica che lei stessa mi ha insegnato.

Senza aggiungere un'altra parola, mi avvio le scale che portano alla mia stanza. Prima che possa iniziare a scenderle e chiudermi nel mio guscio impenetrabile, mi blocca. 

«Eva, voglio sapere dove sei stata»
Ribadisce ferrea facendomi girare nella sua direzione.

«Eva, voglio sapere dove sei stata»Ribadisce ferrea facendomi girare nella sua direzione

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Twist - Chris & EvaWhere stories live. Discover now