55. If I Lose Myself

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EVA

Quando una persona scopre qualcosa che volevate rimanesse segreto, tutte le vostre certezze crollano, lasciandovi in balia delle bugie che sapete di aver raccontato.

Fisso Christoffer senza parlare e mi chiedo immediatamente da quanto abbia aperto la porta, come sia possibile che non me ne sia accorta e per quale motivo mi stia sentendo in colpa.

Gli ho nascosto un piccolo particolare delle mie motivazioni, questo è vero, ma perché non posso ignorare questa fastidiosa sensazione? Perché mi sento come se avessi sbagliato tutto? 

«Credo che sia meglio che vada»
Annuncia Noora senza darmi l'opportunità di aggiungere altro.

Mi sorride in un modo che mi lascia intendere che devo approfittare della situazione, per poi rientrare in casa

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Mi sorride in un modo che mi lascia intendere che devo approfittare della situazione, per poi rientrare in casa. 

Entrambi rimaniamo in silenzio e, mentalmente, gli concedo al massimo quindici secondi di tempo. Se entro questo arco temporale non dice qualcosa, mi giro e me ne vado, fingendo che non sia successo niente.

Forse dovrei essere io ad iniziare un probabile discorso, ma ormai ho capito di non averne il coraggio. 

Sono molto meno audace di quanto credessi.

Mi piace credere di essere quella che non sono, ma spesso la realtà può esserci sbattuta in faccia in modo estremamente crudele. Questo, è senza dubbio il caso.

Posso fingere di essere forte quanto voglio, ma dentro di me so benissimo che non riuscirò mai a sopportare determinate circostanze. Sono semplicemente umana e, come tale, posseggo dei sentimenti che possono essere definiti delle armi letali. 

Conto mentalmente. Man mano che vado avanti con i numeri non so se sperare che parli o che rimanga zitto.

Al tredici si distacca dallo stipite e mi si avvicina di un passo. 

«Ti accompagno a casa»

Non è una domanda o una richiesta, è un'imposizione che non mi permette di obiettare. 

Senza recuperare la sua giacca, chiude la porta alle sue spalle e inizia a percorrere il vialetto che porta al cancello. Lo osservo mentre si allontana e mi domando se si accorgerebbe se in questo momento scappassi dalla parte opposta. 

Faccio un respiro profondo e mi ripeto che posso farcela, che ho affrontato di peggio. 

Sconsolata lo seguo fino alla sua auto. Ringrazio il Signore che non sia venuto in moto e salgo dalla parte del passeggero. All'interno si sta senza dubbio meglio per quanto riguarda la temperatura, ma non appena mette in moto realizzo che dovremmo parlare seriamente. 

Non so più se il fatto che abbia la macchina sia positivo o negativo. 

Se fosse venuto in moto sarei dovuta rimanere molto vicina al suo corpo, creando nuovamente quella connessione fisica che ci ha sempre impedito di rimanere lontani troppo a lungo. Adesso, invece, a distanza di una buona trentina di centimetri, siamo costretti a dialogare. 

Twist - Chris & EvaWhere stories live. Discover now