Capitolo 1.

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Quando finalmente il taxi imbocca la via della villa in cui vivo rilascio un sospiro di sollievo, bevendo l'ennesimo sorso dell'enorme caffè che ho comprato una volta uscita dall'aeroporto, questa mattina; è stato un viaggio tremendamente stancante, inoltre questi ultimi mesi senza caffeina non riesco ad affrontare neppure mezza giornata.
Sono andata a New York per motivi di lavoro e ne ho assolutamente approfittato per passare alcuni giorni in compagnia di Luke, che da quando è partito mi manca immensamente. Ringrazio educatamente il signore al volante, pago il servizio e finalmente esco da quella macchina, ritrovadomi davanti l'immensa villa: il giardino è fin troppo grande, così come la struttura in se', ed è davvero curato nei minimi dettagli e ha anche una mini, che tanto mini non è, fontana in mezzo al tutta l'area; esternamente la villa è sui colori tendenti al panna, il tetto è in legno e ci sono più finestre di quante ne possiate mai contare. È decisamente esagerato comprare questa villa per sole due persone, però mio padre adora fare le cose in grande, e dopo anni mi sono stufata di ripetere che non siamo un esercito.
A Chris sarebbe di certo piaciuta, questa casa, e indubbiamente avrebbe sfruttato al meglio la piscina internax che abbiamo, dando feste decisamente troppo affollate e fastidiose come al suo solito, eppure ora ci sono solo io, el'idea dare una festa non mi passa neppure nell'anticamera del cervello. In ogni caso non saprei chi invitare, dopo la morte di mio fratello ho lasciato tutte le "amiche", se così si possono chiamare, che avevo.
Pensare a mio fratello fa male come sempre, il dolore di certo non si allevia, e la cosa che più mi fa schifo è il mio non riuscire a versare nemmeno una lacrima, è come se mi fossi rotta, come se mi fossi permata improvvisamente dal provare emozioni.
Prendo la gigantesca valigia dietro di me con un grosso sospiro, bevendo un altro sorso di caffè, cammino verso l'entrata principale, mi fermo davanti al portone e prendo le chiavi dalla borsa.
Quando, aprendo la porta, mi ritrovo la scena che ho davanti agli occhi in questo momento, la voglia di tornare a New York, pregando Luke di adottarmi, balza alle stelle.
Posso svenire, si?
-Charlene!- esclama mio padre balzando in piedi, mentre io rimango ghiacciata sull'entrata e tutti mi fissano.
Guardo i due ragazzi impietrita, poi sposto lentamente lo sguardo sulla nuova compagna di mio padre, che sembra alquanto a disagio sotto il mio sguardo indagatore, e infine lo sposto sull'uomo davanti a me, il quale mi lancia un'occiata di ammonimento, sicuramente per come ho guardato Cristine, o almeno mi pare si chiami così. Gli lancio un sorriso sbilenco, prima di riportare la mia attenzione sulla donna, che ora, sotto il mio sguardo che cerca di studiarla in tutti i modi possibili, sembra andare in panico.
-Potevi avvertirmi del fatto che oggi mi avresti presentato la tua fidanzata, papà- commento divertita, inclinando leggermente la testa e osservando come lei diventi rossa alla parola "fidanzata".
-Me ne sono completamente scordato, tesoro- borbotta mio padre, imbarazzato -Cristine, lei é mia figlia Charlene; tesoro, lei è la mia compagna- secco e diretto, vero papà?
-È un piacere conoscerti, Cristine- le porgo la mano, abozzando un sorriso cordiale. Lei, dopo un piccolo tentennamento, stringe la sua mano nella mia, facendo un sorriso imbarazzato.
-Il piacere è mio- risponde, e devo ammettere che mio padre aveva proprio ragione, la sua voce è dolce come il miele, sembra davvero una brava persona a pelle, e questo mi tranquillizza ulteriormente di quanto già non fossi -Sei davvero stupenda come tuo padre mi ha raccontato- si complimenta con un enorme sorriso -Loro sono i miei due figli maggiori, Damian e Jacob-
-Si, conosco i tuoi figli- commento con una smorfia, lanciando loro un'occhiata indifferente e facendo un passo indietro.
Damian e Jacob Scott, un concentrato di bellezza, sfacciataggine e presunzione fatto a persona, entrambi capelli neri, il maggiore ha gli occhi color verde ghiaccio e il minore ha gli occhi castani, entrambi sono tatuati e pieni di piercing; sono rispettivamente il quaterback e il ricevitore della South's Hight School, l'assoluta scuola rivale della mia, la North's Hight School, loro due sono le persone meno amiche in tutto in tutto il mondo di mio fratello e il suo migliore amico, o almeno lo erano finchè entrambi, ognuno a modo suo, sono andati via.
E loro, in questo preciso istante, sono nel mio salotto, mi osservano in unmodo così irritante che vorrei solo prenderli a calci in culo, e sono i miei nuovi e per nulla adorabili fratellastri. Fantastico, no?
Chiudo la porta alle mie spalle, lascio la valigia davanti al portone e vado a sedermi nel bracciolo di una poltrona, mentre un silenzio imbarazzante governa la stanza. Mi schiarisco la gola, puntando lo sguardo su mio padre, che ora è tornato a sedersi sul gigantesco divano del salotto.
-Ho saputo che le nostre aziende si sposteranno anche in Giappone, papà- dico con un sorriso orgoglioso, passandomi una mano fra i capelli nero pece -Congraturazioni-
-Grazie tesoro, sì, alla fine io e i nostri avvocati siamo riusciti a chiudere l'accordo, anche se abbiamo avuto un po' di problemi- racconta facendo un sospiro stanco, ed effettivamente il suo aspetto mi sembra proprio così: sfinito. Lo osservo, John Thompson nonostante la stanchezza resta sempre un bellissimo uomo: i capelli nero pece e gli occhi grigi sono il marchio di fabbrica di tutti noi Thompson -Invece a te com'è andato il viaggio? Come sta Lucas?-
-È andato tutto bene, Luke sta decisamente meglio- rispondo con un sorriso nervoso, guardando ovunque tranne che sui fratelli Scott, mi mette decisamente a disagio parlare del mio migliore amico in loro presenza, visto che fino a poco più di sei mesi fa' tra loro, compreso mio fratello, non scorreva affatto buon sangue -È entrato subito nella squadra della sua scuola- gli racconto comunque, lui fa uno splendido sorriso e annuisce, come se in qualche modo si aspettasse questa notizia.
-È diventato il capitano?- chiede di rimando, io annuisco orgogliosa, facendo un sorrisetto divertito.
-Ne dubitavi?- chiedo ironica, prendendo il cellulare dalla mia borsa, lasciata sulla poltrona su cui sono seduta.
Luke è bravissimo nello sport, sarebbe stato lui il capitano della squadra della North se non ci fosse stato mio fratello ad avere quel titolo; nel caso della South il capitano è Damian Scott, il maggiore fra i due fratelli, il quale fra l'altro mi sta ancora osservando, lui gelido e il ragazzo accanto, non so per quale motivo, divertito.
-No, certamente- sorride, il sorriso di un padre verso un figlio, perchè è così che reputiamo Luke, uno di famiglia, per mio padre un figlio e per me e Chris un fratello -Gli hai detto che può venire quando vuole, vero?- chiede in un tono triste, io annuisco con una smorfia.
-Ha detto che non vede l'ora di vedere l'ennesima villona in cui alloggiano i Thompson- dico con un triste divertimento -Però per quanto si è mostrato entusiasta sappiamo benissimo che non metterà piede in questa città per un bel po' di tempo-
-Parlate di Lucas Jhonson? Il vecchio ricevitore della North?- chiede Cristine, corrugando le sopracciglia. Lancio una veloce occhiata a papà, poi le rivolgo un sorriso tirato.
-Esatto, era il migliore amico di mio fratello- dico un po' più fredda del dovuto -Si è trasferito a New York dopo la morte di Christpher- continuo cercando di sembrare indifferente, nonostante dire quelle parole a voce alta mi faccia venire la voglia di sprofondare nella buca più profonda di questa terra e restare lì per sempre.
-A proposito- mi guarda con dispiacere, stringendo le labbra fra loro -Sono venuta al funerale, però tu sei andata via subito e non ho potuto darti le mie condoglianze- mi gelo sul posto, il mio cuore batte all'impazzata e il dolore riprende a farsi spazio dentro di me, instancabile -Quella che è successa è stata una disgrazia- lo dice controllata e pacata, io la guardo senza guardarla realmente, chiudendo gli occhi per un secondo, per un attimo, per un millesimo di secondo ancora lo vedo, sorridente, che mi abbraccia forte, proteggendomi da tutti i problemi.
-Certo che è stata una disgrazia- dico, e questa volta il mio tono è gelido -Mi dispiace non essere venuta al funerale di tua figlia, ma dovevo già affrontare quello di mio fratello e, in ogni caso, non mi sembrava adeguato venire visti i rapporti che io e Cristopher avevamo con i suoi figli e i loro amici-
Mio fratello, l'uomo di cui più mi fidavo al mondo, non mi ha mai detto che si stava frequentando con la sorella degli Scott, l'ho scoperto olo quando, dopo aver tirato fuori da quella macchina distrutta il corpo di mio fratello, hanno tirato fuori anche quello di Evelyn Scott. Un appuntamento, sarebbero dovuti andare ad un appuntamento e poi rientrare a casa indisturbati, senza dare nell'occhio. Eppure qualcosa è andato storto.
-Oppure non sei venuta per salvare la tua faccina da angelo, visto che è stato tuo fratello a uccidere mia sorella- mi sputa addosso Damian Scott, famoso per essere senza peli sulla lingua e per dire quel che pensa con una cattiveria studiata, mirata a distruggerti.
-DAMIAN!- tuona la madre, scattando in piedi, sconvolta. La bocca mi si secca improvvisamente, mentre il dolore mi immobilizza totalmente.
-Oh, dai mamma, pensavi che sarei stato zitto di fronte a questa scena patetica?- chiede schifato, alzandosi anche lui, furioso -Lei è uguale a quel bastardo del fratello- sibila, quelle parole mi arrivano come uno schiaffo, lo stesso che riceve anche lui dalla madre.
-Uscite immediatamente da questa casa, ingrati che non siete altro- urla la madre, il maggiore mi rivolge un'occhiata di odio e va via, seguito dal fratello che nemmeno ci guarda, indifferente -Mi dispiace così tanto- sussurra sconvolta dopo attimi di silenzio, fissando ancora la porta dalla quale i suoi figli sono usciti.
-Sapevamo che fra i nostri figli non scorreva buon sangue- commenta amareggiato mio padre, osservandomi con un velo di preoccupazione.
-Charlene, stai bene, tesoro?- chiede Cristine, girandosi verso di me quasi terrorizzata. Faccio un sorriso amaro, passanomi la mano fra i capelli.
-Mi dispiace per tua figlia, Cristine, davvero- la voce mi trema leggermente, mi mordo forte il labbro, prendendo un grosso respiro -Sapevo che cosiderazione avevano di me i tuoi figli, ad ogni modo, stai tranquilla- la mia voce è fredda, mi alzo dalla poltrona e vado via, mi rifugio in camera mia, salendo al piano superiore, porto con me anche la valigia.
Appena entro noto una piccolissima palla di pelo, che tra l'altro sta russando, accucciata nel mezzo del mio letto. Sorrido, chiudendo piano la porta, e vado a sedermi sul letto, osservando Mojito, il mio piccolo chiwawa toy color miele.
-Ehi piccolino- gli tocco la testolina, cercando di svegliarlo -Dai mostriciattolo, scommetto che stai dormendo da questa mattina- lui finamente si sveglia, rimane un attimo fermo, sicuramente assonnato, poi quando si rende conto che sono vicino a lui incomincia ad abbaiare, mi sale sopra e incomincia a leccarmi ovunque, ridacchio e lo prendo fra le mie braccia, mentre lui incomincia a leccarmi tutta la faccia. Scoppio a ridere, accarezzando il suo pelo morbido -Anche tu mi sei mancato, Mojito- esclamo divertita, posandolo sopra le coperte, lui trotterella nel letto abbaiando e scodinzolando, felice del mio ritorno.
Mio padre ha deciso, sei mesi fa, che un cagnolino avrebbe potuto aiutarmi a stare leggermente meglio, dopo la morte di mio fratello, e in due giorni questo esserino è entrato in casa, conquistando completamente il mio cuore. Se all'inizio pensavo che prendere un cane per superare il dolore fosse stupido, ora questo piccolo cagnolino mi rallegra costantemente la giornata.
Mi alzo dal letto e prendo la valigia, Mojito mi segue abbaiando e scodinzolando, entro nella enorme cabina armadio della mia stanza per disfare i bagagli e sistemare la roba: è una stanza gigantesca, con più abiti di quanti potrei mai mettere, ha tantissimi cassetti e ha un bancone in mezzo alla stanza, il tutto è sui toni del bianco. Apro la valigia dopo averla messa nel bancone in mezzo alla stanza, incomincio a sistemare i vestiti, appendendoli con gli appendiabiti. La mia stanza, a dire la verità, è la cosa più semplice di tutta la casa: ho un semplice letto matrimoniale a baldacchino, dalla struttura scendono un paio di lenzuoli che cadono morbidi fino a terra, il tetto è in legno e ho due sgabelli in legno antico con due lampade per la luce; dalla stanza, però, ci sono tre porte, che portano rispettivamente alla cabina armadio, al bagno e al mio studio. Il bagno rispecchia perfettamente lo sfarzo dell'intera casa: è fatto in marmo bianco, ha sia la doccia che la vasca ed è pieno di cosmetici di ogni tipo. Il mio studio, però, è la cosa che preferisco di tutta questa enorme villa: è tutto molto esagerato, ha due scrivanie, enormi mensole con tutto quel che mi serve per prendere appunti, scrivere idee o bozze, e una libreria lunga tutta la parete, però é il mio rifugio dove posso stare tranquilla e scrivere i miei libri.
Mio fratello era formidabile nello sport, io invece odio qualunque tipo di movimento che implichi sudare e sforzarsi; io sono bravissima a scuola, ho scritto due libri, uno fantasy e uno romantico, entrambi sono stati pubblicati da una delle migliori case editrici degli Stati Uniti, il tutto senza usare il mio cognome avendo un nickname inventato, e mio fratello odiava passare anche un solo minuto sui libri, nonostante avesse voti decenti.
Con un sospiro prendo l'enorme maglietta di mio fratello, quella della squadra con il numero "22", e vado in bagno, decidendo di fare un lungo bagno caldo per cercare di togliermi lo stress di dosso. Prendo il mio libro preferito dallo sgabello accanto al letto, dove l'ho lasciato due settimane fa', prima della mia partenza, poi vado a riempire la vasca, aggiungendo oli profumati e rigeneranti. Mi immergo nell'acqua dopo essermi spogliata, mi bagno anche i capelli e gli lavo velocemente, poi metto una maschera ristrutturante, attorciglio i capelli sulla testa con una pinza e incomincio la lettura, partendo dal punto in cui avevo terminato, i godo il calore dell'acqua sulla mia pelle e il profumo degli oli.
Non voglio assolutamente pensare a mio fratello, a Damian e Jacob Scott e alla loro fottuta sfacciataggine, insieme alle loro accuse schifose, non voglio pensare a nulla.
Così incomincio a leggere, viaggio in un'altro mondo, mi imposesso di un'altra vita e vivo i sogni di un'altra persona; adoo i libri perchè tutto è chiaro e bello anche quando qualcosa va male, perchè anche se ti fa stare male, ti fa stare male bene, anzi, più male mi fa meno male sento.
Leggo, leggo finchè la pelle non diventa rugosa e il calore dell'acqua diminuisce quasi totalmente.
Mi avvolgo in un asciugamano, mettendone un'altro anche nei capelli, poi esco dal bagno, buttandomi a capofitto sul letto; prendo il telefono, che precedentemente avevo messo a caricare, e noto che Luke mi ha taggata in una storia su instagram: ci sono io che sorrido, all'aeroporto di New York, mentre guardo il cellulare e tengo, con l'altra mano, un bicchiere di Starbucks; ha scritto "Sister" con un cuore rosso, ha aggiunto l'hashtag "GOODBYEMYPRINCESS" e ha fatto una specie di disegnino per indicare che stessi partendo da New York per tornare a Miami.
Sorrido, ripostando la sua storia nella mia, aggiungendo l'hashtag "IMISSYOUBRO" con un cuore rosso, poi vado nella sua chat e lo informo che sono appena tornata a casa, omettendo però il fatto dell'improvvisa conoscenza con la compagna di mio padre e i suoi fantastici figlioli; già è preoccupato per il semplice fatto che avrò a che fare con loro, se sapesse che il primo incontro è andato un disastro completo andrebbe di matto.
Nel letto sale anche Mojito, il quale si accoccola nel cuscino accanto a me, e mi osserva teneramente, gli do una veloce carezza sulla testa, poi sprofondo il viso nel cuscino, chiudendo per un attimo gli occhi. Sono sfinita, completamente senza forze, e domani già inizia la scuola, questo é l'ultimo anno e non vedo l'ora di finirlo, il fatto di dover affrontare tutte quelle persone, tutto quel tempo senza mio fratello e Luke a coprirmi le spalle mi fa tremare completamente dal terrore.
Il cellulare squilla improvvisamente, sbuffo contro il cuscino e nemmeno guardo chi mi sta chiamando prima di accettare la chiamata, lasciando il volto contro il tessuto morbido.
-Pronto?- borbotto facendo uno sbadiglio, voltandomi a pancia in su e osservando le lenzuola che cadono dal tetto.
-Quindi sei arrivata?- chiede la voce dall'altro capo del telefono, quando sento la sua voce un sorriso spontaneo nasce nel mio viso.
-Lukey- lo saluto contenta di sentirlo -Sono arrivata circa un'oretta fa', sono stanchissima-
-Si, lo immagino principessa- risponde lui dolcemente -Pronta per la scuola?- chiede con divertimento, io sbuffo pesantemente, spiaccicandomi la mano in faccia.
-Se per pronta intendi che vorrei vivere per sempre sotto al mio letto e non uscire mai più, allora si, sono prontissima- dico sarcastica, facendo poi uno strillo isterico -Voglio vomitare, Lukey, credo di star per svenire- piagnucolo disperata, girandomi nuovamente a pancia in giù, mi mordo il labbro quando, per ispondere al mio sconforto, il mio migliore amico scoppia a ridere -Finiscila di ridere, coglione!- lo insulto alzando gli occhi al cielo.
-Andrà bene, principessa, fidati di me- ridacchia divertito, minimizzando totalmente la situazione.
-Non andrà bene- mi imbroncio, consapeole che lui non possa vedermi -Sono sola, Lucas, la South mi odia e ti ricordo che sono due scuole attaccate, con il cortile esterno in comune, se aggiungamo il fatto che ormai non parlo, e non ho intenzione di parlare, con nessuno della North, allora questo anno sarà il peggiore di tutti i tempi-
-Charlene, calmati- s'impone Luke, e vi giuro che se fosse qui gli darei uno schiaffo bello forte: l'ultima cosa da dire ad una donna quando è nervosa è proprio "calmati" -Per quanto riguarda la North lo sai che, se solo volessi, hai tutte gli studenti di quella scuola per tenerti compagnia, cerca di resistere questo anno, poi verrai qui a New York, ricordi? Invece se è la South che ti preoccupa, mi basta una telefonata e la squadra si occuperà personalmente che non ti rompano i coglioni- la fai semplice.
-Non voglio la guardia del corpo formato sportivo imbecille, Lukey- rispondo alzando gli occhi al cielo -Lo sai che la maggior parte della squadra non mi sta tanto simpatica, e in ogni caso non serve che tu mi protegga anche da lontano- sospiro, mordicchiandomi le labbra.
-Per te qualunque cosa, principessa, lo sai- risponde dolcemente, facendomi sorridere -Quest'anno gli Scott avranno la vittoria assicurata del campionato-
-Ovvio, Robinson è un coglione pompato che fa il passo più lungo della gamba, gli unici all'altezza della bravura degli Scott eravate tu e Chris, ora vincono facile, non c'è competizione- ribatto stizzita, irritata anche solo dai nomi di quei due.
-Bello schifo- commenta -Robinson porterà alla deriva la squadra, della North dopo tutti gli sforzi che abbiamo fatto io e tuo fratello-
-Sarei capace di fare una strategia migliore io rispetto alla sua- concordo senza esitare.
-Il che non vuol dire proprio nulla, principessa, visto che conosci questo sport tanto quanto me e Chris- ribatte divertito -Ti ricordi quando stavi alzata con noi fino all'alba mentre affinavamo le tattiche per vincere le partite contro la South?- chiede e io sorrido nostalgica.
-Certo che mi ricordo, Lukey- mi mordo le labbra -Mi mancano così tanto le nostre serate- sussurro nostalgica, sprofondando la testa nel cuscino.
-Lo so, manca anche a me principessa- lo sento sospirare -Mi manchi davvero tanto anche tu, Charlene, è tutto così diverso ora-
-Anche qui è tutto diverso- mi guardo attorno, facendo una smorfia -Non riesco ancora a chiamarla casa, questa villa-
-E io non riesco a chiamare casa questa città- risponde in tono piatto -Un pezzo di me, quello più importante, rimarra sempre a Miami. E poi diciamocelo, senza di te non sarò mai a casa, principessa, sei l'unica cosa che mi rimane-
-Sei sempre il benvenuto, qui da noi. Io ti aspetto a braccia aperte, Lukey-
-Lo so, principessa. Tornerò, prima o poi-
-Lo so anche io- sorrido tristemente, sapendo che quel momento sarà più poi che prima, evito di lamentarmi e ripetere quanto lui mi manchi.
-Devo andare, ci sentiamo per messaggi, fai la brava- si raccomanda, autoritario, facendomi alzare gli occhi al cielo.
-Lo sono sempre- rispondo dolcemente, facendo un piccolo sorriso -Mi manchi, Lukey, fai il bravo anche tu. Ti voglio bene-
-Ti voglio bene anche io, principessa- ci salutiamo così, chiudo io la chiamata per prima, mettendo il telefono dall'altra parte del letto. Sprofondo nuovamente la faccia nel cuscino, facendo un profondo respiro e cercando di scacciare via la malinconica stanchezza che ho addosso. Mi alzo, mi vesto velocemente con l'intimo, dei semplici pantaloncini bianchi e l'enorme maglietta di mio fratello, poi decido che asciugarmi i capelli e passarmi leggermente la piastra sia la cosa migliore da fare se domani non voglio avere i capelli simili ad un nido di paglia, così mi trasferisco in bagno e incomincio: metto prima un olio protettivo per il calore, per evitare che i miei capelli si brucino più del dovuto, poi, dopo averli sciugati, gli piastro, rendendoli morbidi e ondulati.
-Tesoro- sento mio padre bussare, la sua testa sbuca dall'uscio della porta del bagno e mi rivolge un dolce sorriso -Stai bene?- chiede con l'espressione dispiaciuta, mi si stringe il cuore nel vederlo così e sopratutto la rabbia veso quei due stronzi aumenta.
-Sì, papà, sto bene- dico con un sospiro, arricciando l'ennesima ciocca -Mi dispiace per quel che ha detto Scott- lo guardo, lui sembra improvvisamente più vecchio e stanco, come se parlare dell'incidente gli pesasse più del dovuto, ed effettivamente, per entrambi, è proprio così.
-Dispiace anche a me, tesoro- risponde lui con tristezza -Cerca solo di capirli, erano molto legati alla sorella, e fra loro e tuo fratello non scorreva buon sangue- dice pacato, osservandomi mentre io finisco lentamente il mio lavoro sui capelli, ingoiando l'amaro che sento in bocca -Inoltre se tuo frat..-
-Non ti azzardare!- strillo furente, alzandomi di scatto -Non provare nemmeno a dirlo!- sibilo con rabbia, so cosa vuole dire, io lo so, perchè lo pensano tutti, e la memoria di mio fratello è stata infangata abbastanza.
Mio fratello non è un assassino.
-È la verità, Charlene. Se tuo fratello non fasse andato a quella velocità Evelyne Scott non sarebbe morta, e nemmeno Christopher- mi immobilizzo, chiudendo forte gli occhi, quelle parole mi arrivano in testa insieme a un vuoto opprimente e freddo, oscuro.
-Vai fuori- dico gelida, faccio un passo indietro e punto lo sguardo ovunque tranne che sui suoi occhi, non riuscendo nemmeno a guardarlo in faccia -Il tuo discorso è esattamente l'ultima cosa che mi serve in questo momento, e sicuramente l'ultima cosa che voglio sentire in tutta la mia vita. Ho già sentito quello che la gente pensa di Christopher, non serve che me lo dici anche tu- e in questo momento mi odio, mi odio perchè per quanto faccia male, per quanto io possa essere disperata e fredda, i miei occhi rimngono sciutti.
-Dovresti semplicemente accettarlo, Charlene- commenta lui -Tuo fratello ha ucc..-
-VAI FUORI DALLA MIA STANZA!- urlo con voce strozzata, indicandogli la porta -Vai fuori da questa fottuta stanza o ti giuro sul ricordo di mio fratello che distruggo tutto quello che trovo- ringhio fuori di me, lui mi guarda un'ultima volta e, con un sospiro, se ne va. Sbatto la porta, chiudendola, con tutta la rabbia che ho nel corpo. Scivolo lentamente lungo la superfice della porta, senza forze, guardando il vuoto. Stringo nella mano la medaglietta di Chris, la guardo e leggo ciò che mi direbbe lui, con un dolce sorriso e un coloroso abbraccio.
Combatti.
Combattere? Come faccio a combattere, fratellone, se non riesco nemmeno a difendere la tua memoria? Come faccio a combattere, fratellone, se non riesco nemmeno a piangere la tua morte? Come faccio a combattere, dimmi come posso fare, fratellone, se tu non sei qui con me ad aiutarmi.
Come faccio a combattere, Christopher, se mi manchi come l'aria, se di te mi manca anche tutto il tempo in cui non ti ho vissuto?

***
Charlene:

***Charlene:

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Damian:

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Casa di Charlene:

Stanze di Charlene:

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Stanze di Charlene:

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Storia di Lucas:

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Storia di Lucas:

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