Capitolo 12.

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Sono nervosa, decisamente più nervosa del dovuto. 
È la prima serata di beneficienza a cui partecipo senza Chris. 
Controllo nervosamnte il trucco attraverso lo specchietto portatile che ho messo nella pochette prima di partire, prendo un grosso respiro e mi decido a scendere dalla macchina che mi ha accompagnato in questa villa che dista a crirca un'ora da Miami. 
Quasta è una struttura imponente, con un giardino immenso e all'interno ha tutta la storia, tanta arte, antica e moderna, che ti toglie il fiato, opere letterarie a dir poco magnifiche e strutture archittettoniche davvero tanto belle quanto complesse. 
Cammino lentamente lungo il giardino, sopra il sentiero illuminato da piccole lanterne. Ormai è buio, la serata è comincita da un po' e io sono arrivata solo ora per via di un'intervista dell'ultimo minuto che ho rilasciato a una fan, lei era così carina e dolce che non ho potuto dirle di no. 
Ricapitolando: sono nervosa, senza mio fratello e in ritardo. 
Salgo le imponenti scale di marmo con i nervi a fior di pelle, deglutisco e mi mordicchio le labbra, entrando finalmente nell'immensa villa, sorrido al ragazzo che si occupa dell'accoglienza e cammino lungo il corridoio, per andare nella sala principale, dove ci sono la maggior parte degli invitati, altri invece sono in giro per la struttura, a osservare la bellezza di questa villa: mi osservano stupiti della mia presenza a una serata organizzata da mio padre, ormai sono mesi che non partecipo a nessun tipo i ricevimento; faccio una smorfia infastidita e continuo per la mia strada, senza salutare nessuno. Sono tornata a essere la stronza che si crede superiore, per evitare di far vedere alla gente quanto in realtà tutto quello che vorrei fare sia scappare via.
Più mi avvicino alla sala principale più si sente la musica classica, suonata da un gruppo di musicisti molto bravo dal vivo, faccio il mio ingresso, alcune persone stanno ballando un lento al centro della sala e non fanno caso a me, invce chi è fermo punta lo sguardo su di me. 
Deglutisco e mi fingo totalmente indifferente e cerco con lo sguardo mio padre e compagnia cantante: ovviamente li trovo subito, sono in un'angolo della sala.
Mio padre sembra una statua di ghiaccio mentre mi osserva andare verso la sua direzione, assume quel tipico atteggiamento che ha durante il lavoro: freddo, apatico. 
Il sorriso di Tyler invece è abbagliante, è il primo a salutarmi con un abbraccio fortissimo. 
-Ciao mostriciattolo- mormoro con un sorriso contento, ricambiando la stretta. 
-Sei bellissima, Charl- esclama con un sorrisone.
Ho indossato, appunto, il vestito nero, come scarpe ho dei tacchi che hanno dei legacci che si arrotolano lungo tutta la gamba fino alla coscia, i capelli sono lasciati sciolti, con i boccoli, e ho un trucco nero brillantinato nella palpebra; nessun accessorio oltre la collana di Chris, stona un po' con l'outfit elegante, ma non riesco a toglierla.
-Anche tu sei elegantissimo, Ty- ed è vero, è davvero elegante oggi, così come tutti. 
Ci avviciniamo al resto del gruppo e io saluto tutti, abbraccio Cristine, Scarlett e Amalia, contenta della loro presenza qui, guardo Jacob e Damian, quest'ultimo mi sta fissando talmente intesamente che quasi mi manca il fiato.
-Stai una favola, ragazza- dice Amalia distraendomi, ricambio il complimento perchè con il blu è davvero stupenda. Punto lo sguardo su mio padre e lo ossevo attentamente, noto subito quanto sembri stanco e sono certa che le sue occhiaie siano notevolmente peggiorate; immediatamente mi vengono i sensi di colpa e il dispiacere che ho cercato di nascondere per la nostra lontananza si fa più vivo. 
-Ciao papà- lo saluto nervosa, lui mi squadra dalla testa ai piedi e fa un smorfia, e lui non lo sa, non sa che così mi fa sentire la figlia più sbagliata al mondo, non sa che così mi fa sentire inadeguata. 
-Charlene- solo il mio nome, sono giorni che non mi vede e sa dire solo il mio nome. 
Non faccio a tempo a dirgli qualcosa che viene chiamato da un suo collega e non ci pensa nemmeno un attimo a lasciarmi qui e andare a parlare con lui di chissà quale affare. 
Sorrido nervosamente alle persone accanto a me, cercando di nascondere il mio disagio.
-È andato tutto bene, prima che arrivassi io?- chiedo allegramente, ma vedo Cristine, Scarlett e Amalia che mi guardano con dispiacere, quasi con pena
Io non voglio la pena di nessuno.
-Noioso- interviene Jacob, sorridendomi in un modo strano -In realtá qui tutto è abbastanza noioso, siamo statai chiusi qui dentro tutto il tempo, però è davvero bellissimo- commenta lanciando un'occhiata alla sala: ci sono quadri di grandezze variabili appesi lungo tutte le pareti, certi sono a dir poco giganteschi, altri sono davvero piccoli; il soffitto è decorato in stile barocco, un famoso pittore ha disegnato un bellissimo paesaggio sul tetto, dal quale scendono lampadari in cristallo. 
-Facciamo un giro?- chiedo mentre osservo mio padre rivolgere i sorrisi che ha negato a me agli invitati.
-Si, facciamo un giro- mi risponde Scarlett, prendendomi a braccetto. 
Io, lei, Amalia e i fratelli Scott (Ethan non è potuto venire), ci allontaniamo dalla sala principale senza nemmeno guardarci indietro. 
Usciamo in giardino in silenzio stampa, io sono decisamente troppo nervosa per dire una sola parola.
Ad un certo punto Scarlett mi costringe a fermarmi e senza dire niente mi abbraccia forte, abbraccio che ora, purtroppo, non riesco a ricambiare. 
-Mi dispiace- mormora vicino al mio orecchio prima di staccarsi -Mi dispiace davvero vederti soffrire- mi guarda negli occhi e vedo nuovamente quella tristezza che mi rivolgono da anni. 
Povera ragazza, la madre ha abbandonato lei, il fratello e il padre per un uomo più ricco.
Povera ragazza, è cresciuta da una tata, le manca l'afftto dei genitori.
Povera ragazza, è sempre sola con il fratello, il padre non è presente.
Povera ragazza, è una maleducata che non ha ricevuto l'educazione dai genitori. 
Povera ragazza, le è morto il fratello. 
Che povera ragazza, davvero.
Le rivolgo un sorriso gelido e vado avanti, deglutisco visibilmente e lotto per non crollare davanti a tutti, cammino in fretta, sto scappando. Scappo sempre. 
In un attimo mi ritrovo nell'unico luogo sicuro di questo immenso giardino.
E vi giuro, mi sembra di tornare indietro nel tempo.
<•>
-Ehi- alzo di scatto la testa e vedo, fra le lacrime, mio fratello che mi viene incontro, ha un sorriso triste sl volto. Non resisto, non resisto e scoppio di nuovo a piangere, singhiozzando. 
Chris si siede accanto a me nel muretto di pietra bianca vicino al laghetto, in mezzo al prato verde; mi abbraccia forte, cercando di darmi conforto.
-Mi dispiace sorellina, mi dispiace tanto- piango nella sua spalla mentre lui mi stringe fra le braccia.
Come può avermi detto quelle cose davanti a tutti!? Come può riuscire a ferirmi costantemente!? Come può riuscire a farmi sentire una nullità?
-La odio!- singhiozzo freneticamente -La odio fratellone, la odio! Odio nostra madre!- lui non dice nulla, semplicemente mi stringe a se e mi accarzza la schiena per tranquillizzarmi. 
-Io sarei stato dalla tua parte, lo sai, vero?- mormora continuando ad abbracciarmi, avvolti dal silenzio di questo posto. 
-Lo so- rispondo tra un singhiozzo e l'altro, perchè ne sono certa: lui mi avrebbe difeso se fosse stato con me dentro la sala, ma mia madre è stata furba, ha parlato solo quando mio fratello si è recato al bagno. 
-Ascoltami, ascoltami Charl- mi costringe a guardarlo, mi da un bacio in fronte e mi asciuga le lacrime con un sorriso tristissimo -Tu non dev ascoltarla, va bene? Non devi assolutamente ascoltarla, te ne devi fregare dell'opinione che ha di te, dell'opinione che tutti hanno di te. Tu sai quanto vali e lo so anche io, sorellina, so quanto tu sia una persona a dir poco fantastica. Te ne devi fregare, lascia scivolare tutto via, nostra madre non merita le tue lacrime, va bene? La tua famiglia siamo io e papà e entrambi siamo orgogliosi di te- 
-Papà non c'è mai!- sbotto con voce tremante, fra le lacrime -Come fai a dire che è la nostra famiglia!?- 
-Allora sono io la tua famiglia, va bene? Ci siamo solo noi due- mi accarezza la guancia e sorride -Tu non sai quanto mi rendi orgoglioso, sorellina. Mi rendi il fratello più orgoglioso di tutti, ricordalo sempre- faccio un sorriso stanco, osservando quanto mio fratello dimostri molto di più di quattordici anni. 
-Ti ho macchiato tutta la camicia- singhiozzo di nuovo, osservando la spalla sporca di mascara -Ho il trucco tutto colato- piagnucolo, passandomi la mano sul viso. 
-Meglio così, sei molto più bella senza- risponde mio fratello, facendomi sbuffare.
-Non è vero- rispondo con un singhiozzo -Non voglio tornare lì dentro con tutta quella gente- mi osservo attorno e passo velocemente le mani sulle braccia, lui nota che ho freddo e mi mette la sua giacca sulle spalle, restando così in camicia. 
-Stiamo qui, si?- sorride tranquillamente -Non dobbiamo tornare per forza dentro siamo i figli del capo, dopotutto- dice scherzosamente, poi si alza e mi porge la mano -Mi deve un ballo, signorina- alo gli occhi al cielo e sorrido divertita, tiro su col naso e tolgo tutti i residui di mascara sul mio volto con una salvietta struccante che avevo in borsetta, poi metto la mano su quella di mio fratello, sistemandomi la sua giacca sulle spalle. 
In lontananza si sente la musica classica all'interno della villa, Chris mi abbraccia e incominciamo a ballare in silenzio, poso la guancia sul suo petto e lui appoggia il mento sulla mia testa. 
Chiudo gli occhi, certa che tra le braccia di mio fratello andrà tutto bene.
<•>
Rabbrividisco anche ora, e ovviamente non c'è mio fratello a darmi la giacca. 
Chiudo per un paio di secondi gli occhi, poi gli riapro e cammino lentamente verso le sponde del laghetto; sono vuota, senza di lui sono vuota. 
"Una luce per ogni desiderio" 
Ho sempre adorato venire qui per accendere le luci: vicino alla riva del lago c'è un cartello in legno sul quale c'è incisa la frase precedente, accanto a esso c'è un mobiletto con svariati scaffali che contengono dei portacandele a forma di fiori. Tu devi accendere la candela e lasciarla andare sul lago: una luce, appunto, per un desiderio. 
Io e Chris ne accendevamo sempre quattro: due per noi stessi e due per l'altro.
Deglutisco e mi avvicino al mobile, prendo la prima candela e la accendo da una già accesa dallo staff, poi la lascio andare sull'acqua. 
A te auguro di aver finalmente trovato la pace. 
Ne prendo un'altra, quasi tremo mentre mi abbasso per metterla sulla superficie dell'acqua.
A me auguro di poter versare una lacrima. 
Mi siedo in terra, abbracciandomi le gambe, e osservo le lucine allontanarsi lentamente, avvolte dal buio.
Vorrei piangere, lo vorrei con tutto il cuore.
-Ehi- sobbalzo e alzo lo sguardo verso il ragazzo che si siede al mio fianco. Jacob sembra preoccupato, mi osserva attentamente e con un grosso sospiro si toglie la giacca per metterla sulle mie spalle. 
Non riesco a fiatare. 
Mi ha dato la sua giacca. Lui. In questo preciso momento. 
Quando ne avevo bisogno.
Quando avevo bisogno di aiuto c'era sempre Chris, ora lui non c'è. Avevo bisogno di conforto e lui non c'è più. Io sono sola.
Ma lui mi ha dato la sua giacca. Jacob mi ha dato quello di cui avevo bisogno.
No, non riesco a dire nulla.
-Non scappare più, principessa, davvero. Mi hai fatto preoccupare- riporto lo sguardo sul lago e fisso nuovamente le due lucine, i miei due desideri -Perchè sei scappata?- 
Perchè sono scappata? Perchè non so fare altro. 
-Tuo padre ci ha detto che amavi venire qui con tuo fratello- mormora dopo un po', mi costringo a non guardarlo perchè non so come potrei reagire -Ti manca? Credo che se io avessi amato mia sorella anche solo la metà della metà di quanto hai amato tu tuo fratello, mi mancherebbe così tanto da mancarmi il fiato- 
Perchè mi dici questo, Jacob? Perchè lo fai?
-Io mi sono allontanato da Evelyne quando tutto stava andando a puttane, non ci ho pensato nemmeno un attimo e mi sono comportato da bastardo. Non mi merito di essere chimato suo fratello, non me lo merito proprio- sento il suo sguardo su di me -Christopher invece se lo meritava eccome, e per questo io lo invidiavo, lo invidiavo davvero, perchè lui aveva con te il rapporto che io non avrei mai avuto con mia sorella. Evelyne non avrebbe mai neppure pensato di indossare la mia maglia con il mio numero, tu invece non solo avevi la maglia ed eri tutta agghindata con i colori della North, ma quando loro hanno vinto la partita non ci hai pensato un attimo a saltare addosso a tuo fratello per abbracciarlo sudato com'era- ora lo guardo, lui fissa il vuoto e ha un sorriso amaro sul volto. 
-Beh, vi avevano stracciati, il giorno- mormoro, riportando lo sguardo sul lago. 
-Due dei nostri migliori giocatori avevano deciso di fare un incidente, sai com'è- ribatte lui sarcastico -Tuo fratello aveva la vittoria regalata- sorrido lievemente e lo guardo di nuovo, facendo una smorfia. 
-Mio fratello si è meritato quella vittoria- ribatto correggendolo, lui abozza un sorriso ma mi guarda seriamente. 
-Perchè sei scappata?- chiede nuovamente, ci metto un po' a rispondere, per valutare se sia effettivamente il caso di farlo o meno.
-Perchè ultimamente è la via più semplice- rispondo piano, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi -Perchè odio ricevere la pena degli altri- 
-La pena degli altri?- lui non capisce, lui non può capire. 
-Mia mamma è andata via di casa quando ero piccola, perchè al tempo mio padre non era abbastanza ricco, a suo parere- dico gelida, ingabbiando tutti i sentimenti nel più remoto angolo oscuro e freddo della mia anima -E prima di andare via ha voluto lasciare un bel regalo ai suoi figli, sopratutto al primogenito- 
<•>
-Sei stato la mia rovina, Christopher- dice la mamma in tono cattivo, corrugo le sopraccigli e osservo il mio fratellone: lui non reagisce, stringe i pugni con il capo basso, delle lacrime calano sul suo viso e cadono a terra, ai suoi piedi. 
Perchè la mamma gli sta dicendo questo? Oggi é il suo compleanno! Compie sette anni, perchè lo sta facendo piangere!?
-Il mio corpo era bello, è soltanto colpa tua se la mia pelle si è sfibrata! Sei tutto ciò che non ho mai voluto!- strilla nostra madre. 
Quindi non gli vuole più bene? Ma perchè?
-Ti auguro di vedee tutto il dolore che hai fatto tu a me su tua sorella e di non poter far nulla per alleviarlo!- 
Chris alza di scatto la testa e guarda nostra madre, il suo labbro trema, lui singhiozza e le lacrime lasciano corpiose i suoi occhi. 
-Mamma... ti p-prego- 
-Non pregarmi!- urla lei, facendo un passo avanti -Provo solo disprezzo per te!-
-Smettila!- strillo arrabbiata, mi aggrappo alla sua mano e la tiro via dal mio fratellone. 
La mamma sta facendo la cattiva! Sta facendo piangere il mio fratellone.
Mamma si gira verso di me, mi guarda cattiva e mi tira un grosso schiaffo, facendomi cadere a terra. I miei occhi si riempiono di lacrime, la mia guancia brucia come quando mangio un cibo troppo caldo e mi scotto la lingua. 
-LASCIALA STARE!- urla il mio fratellone, correndo davanti a me per proteggermi. Singhiozza ancora, piange. -VAI VIA, VAI VIA!- grida arrabbiato, indicando la porta -VAI VIA E LASCIALA STARE!- 
-Tutto il male, Christopher, e tu non potrai fare nulla!- se ne va, la nostra mamma va via. 
Scoppio a piangere e mi tengo la guancia con le mani, piango perchè mamma ci ha trattati male e ha fatto soffrire il mio fratellone il giorno del suo complanno. 
Perchè ha detto quelle cattiverie?
Piange anche Chris, cade in ginocchio e mi abbraccia, mi abbraccia forte. 
-Non ti succederà nulla, Charl- singhiozza molto triste -Io ti proteggerò, non ti succederà nulla.-
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-Sono sempre abituata a ricevere la compassione di tutti. Io e Christopher eravamo i figli di due ricconi lasciati alle balie. Due ragazzi senza genitori: una che gli ha lasciati per un altro uomo e l'altro troppo impegnato per il lavoro- dico amaramente -Poi sono semplicemente diventata la ragazza che ha perso il fratello in un incidente stradale, e nessuno mi guardava con altri sentimenti se non con pena- faccio un sorriso apatico, fissando le mie due candeline ancora accese -Oggi lo sguardo di Scarlett...- non riesco a continuare. 
-Scarlett era solo dispiaciuta per te, principessa, perchè tutti abbiamo visto come hai reagito all'atteggiamento di tuo padre- il suo tono è paccato, calmo, come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato.
-Dopo tanti anni non si riesce più a disinguere nulla- ribatto amaramente -C'è rimasta male? Non sono scappata per lei, non vorrei averla ferita- sono nervosa, improvvisamente il pensiero di averla ferita mi mette terrore. 
-Figurati, è solo preoccupata di aver fatto qualcosa di sbagliato. A quella pazza sei entrata dentro il cuore, diventerebbe un carro armato pur di difenderti. È una pazza- mi sorride per tranquillizzarmi, ma io non sono convinta, per cui mi alzo in fretta, pronta a scusarmi per il mio comportamento. -Ehi, ehi, ehi, ferma un attimo- Jacob mi si piazza davanti, il volto è serio -Sono tornati tutti dentro, lì c'è gente piena di soldi che non vede l'ora di sapere i fatti tuoi, per cui devi tornare a essere la stronza perfetta, mi raccomando- alzo un sopracciglio, stupita. 
-Hai sempre criticato mio fratello per il suo atteggiamento e ora mi incoraggi?- 
-Sto iniziando a capire, principessa- ribatte lui con un sorrisetto -Su, andiamo- mi mette un braccio attorno alle spalle e andiamo in silenzio verso la villa. Appena entriamo le persone ci fissano, me ne frego completamente e sorrido a Jacob, che mi conduce verso gli altri. Appen entriamo nel loro campo visivo Scarlett mi guarda mortificata, il cuore sembra spezzarsi in mille pezzi e corro ad abbracciarla.
-Mi dispiace, Scar- sussurro vicino al suo orecchio, in risposta lei mi stringe più forte, quando ci stacchiamo mi fa l'occhiolino e torna raggiante ed euforica. 
Decidiamo di fare un giro, e questa volta davvero, nella villa, così li porto nella mia sala preferita: le pareti sono completamente rivestite da maxi-schermi, nei quali c'è rappresentata "La notte stellata" di Van Gogh. Ci sono svariati invitati dentro la sala, tutti, letteralmente tutti, puntano lo sguardo su di noi. 
-Ma per te è sempre così o è la nostra presenza?- chiede quasi sottovoce Amalia, osservando gli invitati. Io faccio una smorfia mentre passiamo lentamente fra i vari schermi e osserviamo i colori e le loro sfumature. 
-In realtà è per la mia presenza- borbotto in risposta, loro mi guardano scettici -Da quando è morto Chris ho evitato come la peste ogni serata organizzata da mio padre- spiego fingendomi totalmente indifferente, anche se in realtà mi trovo quasi sempre a disagio nel spiegare, per così dire, le mie abitudini, davvero tante diverse dalle loro -Ho bisogno di bere- mormoro con un sospiro, gli occhi di Jacob sembrano illuminarsi. 
-Io ho sempre bisogno di bere- dice Scarlett con un sorrisone. 
Andiamo in ricerca di qualcosa da bere e, per ora, l'unica cosa che troviamo sono dei calici di champagne messi sopra un tavolo per gli ospiti, costantemente riempiti da dei camerieri. Ne bevo uno tutto d'un fiato. 
-Cos'è la parete interattiva?- mi chiede Amalia dopo aver letto sul libro in mezzo al corridoio, nel quale ci sono indicate tutte le attrazioni della villa. 
-Venite, ve la mostro- 
Mi mordicchio le labbra mentre ci dirigiamo verso, appunto, la parete interattiva; ci arriviamo in meno di un minuto e fortunatamente non c'è nessuno qui dentro. 
-In pratica è una parete elettronica, funge in qualche modo da blocco da disegno gigantesco- incomincio a spiegare, prendendo il pennarello in dotazione con questo sistema -Tu inserisci il tuo nickname e la password e hai una parete bianca da decorare- io inserisco la mia, o almeno, quella che condividevo con mio fratello: C&C; inserisco anche la password, devo semplicemente scrivere sul muro, ovviamente non si vede ne nick ne password, è tutto invisibile. In un attimo il nostro foglio compare: è pieno di foto nostre con citazioni, le foto le puoi sistemare tramite bluetooth, invece le citazioni le scrivi a mano. 
Guardo lentamente le foto: in una Chris assaggia a malavoglia uno dei miei primi dolci, eravamo davvero piccoli a dire il vero; in una ci siamo noi due in un treno, ad Amsterdam, Chris mi porge una cuffietta per ascoltare la musica; in un'altra ci abbracciamo semplicemente, e ce ne sono tante altre; ad esempio una foto in cui siamo addormentati in un letto d'ospedale, quando sono stata ricoverata; uno screen di una videochiamata fatta mentre lui era a fare una partita di football fuori Miami. 
Poi tante scritte, davvero tante frasi: 
"tra il football e mia sorella ovviamente sceglierei il football" da questa frase ovviamente io ho fatto una freccia e precisato "qui si nota chi tra i due ha i neuroni bruciati";
"io e te siamo fratelli, riordati che se cadrai ci sarò sempre io pronta a rialzarti, certo, quando avrò finito di ridere";
"non possiamo piacere a tutti, mica tutti hanno buon gusto" ;
"ho decisamente tanti difetti, ma gli porto benissimo";
"non sarò mai come volete voi"
"C&C♡" la prima scritta di tutte, fatta il giorno in cui mia madre mi ha fatto piangere e scappare via.
Mi mordo le labbra mentre mi avvicino a uno spazio libero.
"Mi manchi ancora, fratellone"
Mi affretto a chiudere la pagina, poi mi giro verso gli altri e sorrido nervosa, porgendo a Scarlett la penna.
-Devi scrivere il tuo nome e mettere una password, ogni volta che tornerai qui basta inserirle e avrai sempre la tua pagina bianca- 
-La vostra pagina è bellissima- sorride lievemente, prendendo la penna, poi mi supera senza dire una parola e va verso la parete.
Mi mordicchio le labbra e mi siedo per terra, appoggiando la schiena al muro; mi allungo per prendere la bottiglia di vodka al limone che abbiamo trovato ad un certo punto nel bar di servizio, prendo uno dei bicchierini in vetro che una cameriera mi ha portato in zero secondi quando le ho chiesto dei bicchieri in plastica, verso il liquido all'interno e lo scolo in un sorso. 
-Non c'è tuo fratello che ti salva il culo se ti ubriachi, Thompson, quindi vedi di non bere più alcool di quanto ne reggi- Damian mi prende la bottiglia, si siede accanto a me, fin troppo vicino, e ripete i miei stessi gesti.
-Reggo benissimo l'alcool e in ogni caso non ho bisogno che tu mi faccia da babysitter- sibilo, riprendendomi la bottiglia. 
-Seh, come no- commenta sarcastico, lanciandomi un'occhiata mentre mi riempio nuovamente il bicchierino -E dimmi, com'è che sei finita a fare strep poker con degli anziani?- presso le labbra fra loro e lo fulmino con lo sguardo.
Colpo basso, quello di sbattermi in faccia uno dei momenti più penosi della mia vita. Brutto bastardo. 
-Vaffanculo- ingoio la vodka nel bicchiere e mi alzo, uscendo dalla stanza un po' destabilizzata.
La vostra pagina è bellissima. 
Perchè!? Perchè devono parlare di mio fratello come se non lo abbiano mai odiato?! Perchè devono confondermi così?! Perchè?!
Cammino lentamente verso la sala principale, giocando con la catenella che ho al collo. 
-Papà- lo chiamo senza esitare, andando verso di lui, che sta parlando con dei suoi colleghi. Lui si ghiaccia. 
E non mi importa, ho bisogno di un suo abbraccio. Possiamo rimandare tutta l'indifferenza a domani, promesso. 
-Signorina Thompson, oggi è un incanto- si complimenta un collega di mio padre, io gli sorrido e evito di rispondere, puntando lo sguardo direttamente sull'uomo che mi ha messo al mondo. 
-Papà- lo chiamo nuovamente, nervosa -Mi devi un ballo- dichiaro decisa -E lo voglio ora- 
Mio padre mi guarda, poi guarda il suo collega, che gli sorride tranquillamente. 
-Per una figlia tutto, signor Thompson. Per una figlia deve anche chiudere la conversazione con me- si allontana da solo dopo avermi sorriso. Papà si volta nuovamente verso di me, mi osserva. Non so in che modo, ma mi osserva.
-Solo un ballo- lo supplico con voce tremante. 
Ho bisogno di mio padre, per una volta. Per una sola volta.
Mio padre prende la mia mano e mi porta al centro della stanza, i musicisti incominciano a suonare un lento e incominciamo a muoverci. Affondo la testa nel suo petto e chiudo gli occhi, sperando di uscire dalla realtà per un po'. 
Solo un ballo. Solo un ballo. 
Vorrei piangere. VOGLIO PIANGERE, CAPITO!? TI PREGO, LASCIA CHE IO PIANGA. 
Mi aggrappo alla camicia di mio padre come se ne dovesse andare della mia vita, come se fosse la mia ancora per non cadere nel mio personale baratro buio e freddo. 
Sto impazzendo?
Sto impazzendo.
-Ti manca?- chiedo con voce rotta, chiudendo forte gli occhi. Papà si scosta leggermente, continuiamo a ballare ma mi osserva in faccia. 
Chissa se vede la stessa ragazza distrutta che io ho visto allo specchio. 
Sospira pesantemente e mi da un bacio sulla fronte, poi mi abbaccia forte. In questi momenti la gente normale lotterebbe per non piangere, io invece lotto per farlo. 
-Prima o poi ci riuscirai, tesoro. Prima o poi lo lascerai andare- sussurra, accarezzandomi i capelli. 
Un solo ballo. Un solo ballo nel quale posso crollare. 
-Non piango, papà- sussurro distrutta -Non piango più- 
-Riuscirai a lasciarlo andare- ripete, stringendomi come se fossi la cosa più importante che ha -Ci riucirai, tesoro mio- 
Non piango più. Io non piango più.
-Qualunque cosa tu faccia, Charlene, in qualunque modo tu possa comportarti, io sarò sempre orgoglioso della donna splendida che sei. Sempre.- mi accarezza il viso, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Sei a dir poco stupenda stasera, comunque, e mi dispiace per il mio comportamento di prima, amore mio- mi guarda negli occhi, e per un secondo, per un singolo secondo, io rivedo Christopher -Non posso perdere anche te, Charlene. Non posso perdere te che sei l'unica cosa che mi resta- 
Però io non piango più, papá. Io non piango proprio più.
Fingo che vada tutto bene, lo abbraccio, e per l'ennesima volta, scappo via.
Vado dentro la stanza più lontana dall'ingresso, la stanza dei post-it. 
Sul pavimento c'è incisa la frase "Una parola", tutti scrivono una parola su un post-it e l'attaccano alle pareti, e non importa se poi ci sono mille foglietti a terra, non importa se ci sono le montagnette, non importa se poila tua parola viene coperta da quella di un'altra: l'importante è aver scritto qualcosa, è aver lasciato il segno.
Mi avvicino al tavolo in vetro pieno di post-it al centro della sala e prendo un blocchetto con una penna.
Paura. Primo post-it.
Mancanza. Secondo post-it.
Fratelli. Terzo post-it.
Velocità. Quarto.
Morte. Quinto.
Confusione. 
Nemici.
Amici.
Lascio cadere tutto a terra e indietreggio, tocco il muro con la schiena e scivolo lentamente a terra.
-Scappi di nuovo- mi ghiaccio. 
Che ci fa lui qui? 
-Ti ho portato questa- Damian si siede accanto a me, di nuovo, e mi porge la bottiglia di vodka. 
-Hai detto che se bevo troppo non ci sarà il babysitter a controllarmi- dico atona, fissando il soffitto, dal quale scendono una marea di ombrelli aperti illuminati a lucine.
-Si, beh, mio fratello si offrirebbe volentieri volontario- commenta prima di prendere un sorso direttamente dalla bottiglia, poi me la porge di nuovo,guardandomi come se fosse l'ultima offerta che mi fa. Guardo la bottiglia, poi lui, poi di nuovo la bottiglia.
Oh, fanculo. 
Gliela prendo dalle mani e non ci penso due volte a bere un sorso di vodka. 
Non so per quanto rimaniamo lì, in silenzio, immersi nei nostri pensieri, forse ore. 
-Ti accompagno a casa- annuncia apatico, bevendo l'ennesimo sorso dalla bottiglia. 
L'abbiamo quasi finita, mi sento leggermente intontita ma riesco ancora a ragionare, e so benissimo che andare con lui è una pessima idea.
Beh, ho detto che so ragionare, non che riesco a connettere il cervello alla bocca.
-Va bene- mororo alzandomi. 

Outfit di Charlene:

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Villa:

Foto nella pagina della parete interattiva di Charlene e Christopher:

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Foto nella pagina della parete interattiva di Charlene e Christopher:

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Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now