Capitolo 25.

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Mi passo una mano fra i capelli, lasciandomi cadere sulla sedia, sfinita. In questi tre giorni ho dormito pochissimo, forse nemmeno 12 ore totali, infatti sto andando avanti grazie alla caffeina, che qualcuno benedica chi ha saputo utilizzare i chicchi di caffè. Ad ogni modo, non mi sono concessa un solo attimo libero, mi sono tenuta così impegnata che ora sto per avere una crisi di nervi.
E ora sto aspettando degli articoli che una stilista (che mia madre odia) ha davvero insistito molto affinchè li provassi e magari farci anche un servizio fotografico.
"Sarebbe un onore che lei indossasse pubblicamente uno dei miei capi o accessori, signorina Thompson. Spero che lei gradisca il mio gesto di mandargli la mia collezione"
Prendo un sorso di caffè, abbassando lo sguarda sulle mie nuove unghie: le dita esterne sono ricoperte completamente di brillantini neri, invece le due centrali hanno una base rosa opaca con ricami neri, e in una ho fatto disegnare in grigio una rosa. Mi piacciono davvero tanto, e la ragazza che me le ha fatte è stata molto brava e professinale.
Faccio un grande sospiro stanco, chiudendo per un attimo gli occhi. Sono letteralmente stanchissima.
Sobbalzo quando suona il campanello, e strizzo gli occhi per la fitta improvvisa che mi trafigge la testa. Mi alzo dalla sedia e vado ad aprire, e mi immobilizzo quando vedo che davanti a me c'è tutt'altro che la collezione della stilista.
-Cosa ci fate qui?- chiedo stupita, fissando prima le due ragazze davanti a me, poi i tre dietro. Che cosa ci fa Damian qui!? Con quale coraggio viene qui!?
-Ti abbiamo dato tre giorni per deprimerti e chiuderti qui dentro- Scarlett mi rivolge un sorriso, nonostante il suo tono sia serio -Ora basta, hai anche saltto la scuola e questo non mi piace- fa spallucce e mi sorpassa tranquillamente, entrando in casa. Corrugo le sopracciglia ma non faccio a tempo a protestare che Amalia mi abbraccia.
-Non sei sola- sussurra, prima di entrare anche lei.
Sono un po' scioccata.
-Si sono catapultate a casa mia come delle pazze, ti conviene assecondarle- mi avverte Ethan, sorridendomi. Faccio per dire qualcosa, ma poi capisco che non ha senso ribattere, per cui mi faccio da parte per farli entrare. Ethan mi sorride di nuovo e Jake mi da un bacio sulla fronte, poi mi scompiglia i capelli.
-Hai una bruttissima cera, principessa- alzo gli occhi al cielo e lo spintono via, lui sorride divertito e raggiunge gli altri.
-Te ne sei andata per la nostra discussione, Darling? Davvero infantile- alzo un sopracciglio, guardandolo con sdegno.
-Sopravvaluti l'importanza che tu hai nella mia vita, Damian- dico lentamente, fredda, poi chiudo la porta alle mie spalle e me ne vado dagli altri.
-Hai delle occhiaie pazzesche, ragazza- osserva Amalia.
-Grazie, Mali, sempre confortante- rispondo sarcastica, la mia amica mi lancia un bacio volante.
-Devi tornare a scuola- incomincia Scarlett, mentre riprendo la mia tazza piena di caffè.
-Lo farò- rispondo tranquilla, ma lei sembra non crederci, infatti mi guarda male -Tranquilla, Scarlett, tornerò a scuola-
-Sarà maglio!- ribatte -Inoltre fra pochi giorni inizierà quel stupido proggetto e non ho intenzione di stare sola in mezzo a quei figli di papà-
-Anche io sono figlia di papà, Scarlett- ribatto con un sospiro stanco, prendendo un altro sorso di caffè.
-Tu sei mia amica- ribatte senza interesse Scarlett -Che hai fatto questi giorni?- chiede sospettosa, un altra fitta di dolore mi trafigge, facendomi fare una smorfia di dolore.
-Cucinato, scritto, dormito...- mi siedo, decisamene stanca. Ok, forse dormito non tanto.
-Stai bene?- chiede Jake, attento a non far capire cosa intenda realmente. Gli sorrido tranquilla, perché gli sono davvero grata. Nessuno sa quel che è successo e lui non lo ha detto.
-Mal di testa- rispondo nell'esatto momento nel quale suona nuovamente il campanello.
-Aspettavi qualcuno?- chiede Ethan, sorpreso.
-Non proprio- mormoro con una smorfia, uscendo poi dalla stanza. Apro la porta, trovando niente di meno che il collaboratore personale della stilista, che mi guarda dall'alto in basso con una smorfia di disgusto, sicuramente per come sono vestita, visto che indosso un top bianco con un pantalone della tuta grigio. Il tipo invece è vestito di tutto punto.
-Signorina Thompson?- chiede lui, increspando le labbra.
-Esattamente- gli faccio un sorriso di circostanza. Lui schiocca la lingua e poi le dita, immediatamente da un camion che non avevo notato iniziano a scendere degli operatori pieni di pacchi, che entrano in casa mia come se nulla fosse.
-Non per essere noioso, ma firmi qui- dice senza interesse, porgendomi un tablet. Sto zitta e firmo, poi mi accorgo che stanno portando dentro davvero troppa roba.
-Ma quanti articoli sono?- chiedo ansiosa, osservando tutte quelle persone entrare e uscire dalla villa.
-Tutta la nuova collezione, tesoro- ribatte annoiato, entrando anche lui in casa.
Ma io dico, quand'è che le persone entrano senza permesso in una casa?
-E voi siete?- chiede altezzoso appena vede i ragazzi, abbassandosi gli occhiali per osservare meglio.
-La mia vita privata- ringhio in risposta, mettendomi davanti a lui. Sbuffa annoiato, guardandomi come se fossi una scocciatura.
-Capirai ben presto che la vita privata non esiste, tesoro- ribatte petulante.
Stringo le labbra in una linea sottile e mi costringo a non sbatterlo fuori di casa a calci.
-Il mia signora mi ha dato il compito di riferirle che per lei è un onore che tu, la figlia di una così importante stilista come Jhosephine Lauren, possa indossare e apprezzare i suoi capi- lo dice in tono annoiato, come se abbia imparato a memoria questa stupida frasetta.
-L'onore è tutto mio- ribatto con un sorriso acido, guardandolo con antipatia. Lui schiocca nuovamente la lingua sul palato, poi si gira e batte due volte le mani.
-Bene ragazzi, muoviamoci ad andarcene-
-Concordo- esclamo in tono di avvertimento, e in pochi attimi tutti spariscono dalla casa, lasciandomi il salotto colmo di vestititi appesi, scatole di scarpe, di gioielli, e anche un mazzo di fiori.
-Enorme piacere-
-Altrettanto- ribatto con un tono visibilmente falso. Lui mi lancia un'altra occhiata, poi si volta ed esce.
-Cos'è appena successo?- strilla Scarlett, entrando come una furia in salotto. Un'altra fitta mi colpisce, mi massaggio le tempie mentre gli altri mi raggiungono e Scarlett ha gli occhi fuori dalle orbite.
-Questa collezione esce fra due mesi!- strilla ancora, facendomi strizzare gli occhi. Cazzo, mi fa malissimo la testa.
-Ti prego non urlare- mi lamento con un gemito di dolore.
-Scusami, ma Alexandra Rox è... stratosferica- guarda scioccata tutte le cose pnoggiate qui dentro -Sono senza parole- borbotta, mettendosi le mani in faccia -E lei ti ha regalato tutta la collezione, Charl, non sei eccitata!?-
-Per nulla- rispondo con un sospiro -Per me puoi anche prendere tutto- la avviso con un sorriso, prima di fuggire in cucina per prendere un dannato antidolorifico per questo mal di testa.
-Solitamente sei una grande stratega, principessa, ma questa volta hai sbagliato alla grande- Jake si mette accanto a me mentre faccio squagliare l'antidolorifico in polvere nell'acqua -Stare sola ti ha fatto davvero male-
-Oggi ricevo solo complimenti- sbuffo ironica, girando l'acqua dentro il bicchiere con un cucchiaino.
-Sono serio, Charlene- mi da una leggera gomitata -Sembra che tu non dorma da giorni- faccio una smorfia ma non ribatto e lui sembra titubante nel parlarmi -Come stai?- mi blocco per un secondo, ma poi deglutisco, facendo spallucce.
-Non ne ho idea nemmeno io di come sto- mormoro prima di bere tutto in un sorso il liquido dentro il bicchiere -Grazie per non aver detto nulla, Jake- mi giro verso di lui, che sorride leggermente e scuote la testa, poi mi abbraccia forte.
-Fate i piccioncini qui dentro!?- esclama la voce di Damian, acido -Lasci stare me un attimo e ti butti su mio fratello, Thomspon?-
-Evita di buttare merda ingiustificata, Damian- ringhia Jake, fulminandolo con lo sguardo -Non ce n'è bisogno in questo periodo- Damian socchiude gli occhi, come se stesse valutando la risposta di Jacob.
Non so se essere contenta di Jake che mi protegge o se essere incazzata con Damian perchè si dimostra sempre uno stronzo.
-Tu sai qualcosa- intuisce Damian, lentamente -Ti sei trovata il sosttuto momentaneo di Jhonson, Darling? Stai aspettando che lui abbia le palle di tornare qui per scaricare di nuovo Jacob. Ti facevo più intelligente, fratello- si rivolge al ragazzo accanto a me.
-Ti conviene uscire da questa casa, Damian- m'intrometto gelida, facendo un passo avanti -Giuro, se mio padre non amasse tua madre come la ama, ti giuro che ti rovinerei la vita, dopo tutto quello che mi hai detto. Però tua madre...- sibilo senza altri sentimenti se non la rabbia -Tua madre, e i tuoi fratelli, e purtroppo di conseguenza anche tu, fanno parte della mia famiglia. E la mia famiglia, io, la proteggo sempre- sono furente dentro, ma apatica fuori -Quindi ti chiedo soltanto di uscire da casa mia, si?-
-Puoi anche farne a meno- ringhia lui -Io non faccio parete della tua famiglia-
-Certo che non ne fai parte!- sbotta Jake -Tra poco non fai parte nemmeno della nostra, di famiglia- dice con risentimento, e qualcosa negli occhi di Damian cambia.
-Non ti azzardare a mettere in mezzo questo discorso, Jacob, non ci provare minimamente-
E, per l'ennesima volta, non capisco di cosa stiano parlando. C'è qualcosa che mi sfugge.
Damian si volta, andando via, e non ci rivolge nemmneo un'altra occhiata delle sue.
-Damian è...- Jake si blocca perchè la sua voce trema, e il suo sguardo è piendo di dolore e preoccupazione -Damian è complicato- deglutisce -Mi dispiace per quello che ti ha detto, davvero, Charl- gli rivolgo un sorriso stanco.
-Non è colpa tua- ribadisco -Stai tranquillo, sono abituata, in ogni caso- sorride leggermente anche lui, poi mi prende per il poso e mi trascina nuovamente dagli altri.
-Charl, vieni a vedere questi occhiali- strilla sovreccitata Scarlett, strappandomi via da Jake. Faccio un grosso sospiro e mi lascio contagiare da lei e Amalia, insieme stiamo guardando la collezione della Rox, che, devo ammettere, supera notevolmente le mie aspettative.
-Questo abito è bellissimo- mormora Amalia, guardando un abito lungo fino a meta coscia.
-Se volete potete andare di sopra eh- avverto Jake e Ethan -Sala cinema, sala giochi, potete guardare la tv- propongo, poi mi giro nuovamente a vedere gli oggetti. Loro seguono il mio consiglio e Jake in pratica si comporta come se fosse casa sua: la cosa forse dovrebbe infastidirmi, ma ormai abbiamo un rapporto talmente stretto che invece ne sono contenta.
Scarlett e Amalia non mi fanno domande su nulla, fortunatamente, ma invece pensano soltanto a distrarmi, avendo ormai capito che c'è qualcosa che non va.
Io, però, ho ancora in testa il discorso avuto con Damian giorni fa, e anche quello avuto oggi.
Sinceramente non so che pensare di lui. O del rapporto che ha con Jake, Tyler e Cristine.
È... complicato.
Ore dopo, sto cercando di far entrare qualcosa in testa al mio fratellastro, seduti sul divano del mio salotto.
-Hai sbagliato di nuovo- lo avverto con un sorriso divertito, Jake sbuffa irritato -Ci siamo già un'ora a studiare questo paragrafo, Jacob- mi lamento, anche se in realtà non sono irritata.
-Infatti ho già sprecato troppo tempo, grazie per avermelo fatto notare- mi strappa il suo libro di testo dalle mani, lo chiude e lo lancia sopra la poltrona come se lo facesse tutti giorni: io, ad esempio, avrei centrato in pieno la televisione, ovviamente. Ma lui fa parte della squadra di football, se non è bravo lui non so chi lo possa essere.
-Domani hai il test- osservo, lui fa svolazzare la mano, come per dirmi che non ha importanza.
-Me la caverò-
-Ho promesso a Scarlett e a tua madre di aiutarti a studiare!- rimbecco io, lanciandogli addosso un cuscino. Lui, in tutta risposta, me lo lancia di rimando.
-Infatti mi hai aiutato: un'ora è un record, di solito avrei guardato il libro si e no dieci minuti- evito di commentare e mi alzo, Jake mi segue a ruota -Ti devo fare una domanda che probabilmente non apprezzerai-
-Fai sempre domande che non apprezzo, Jake- lui fa un sospiro irritato.
-Non ti sopporto più- alzo gli occhi al cielo e apro il frigo in cerca di qualcosa che potremmo mangiare.
-Fammi questa domanda, dai-
-Perchè non ho avuto ripercussioni dopo quello che è successo alla partita?- stringo le labbra in una linea sottile, però poi mi rilasso, ricordandomi che è soltanto Jake.
-Perchè mio padre ha parlato col mio preside- spiego lenamente, girandomi verso di lui -Volevano buttarvi fuori dalla squadra e dalla scuola- lo anticipo, abozzando un sorriso imbarazzato -Non volevo intromettermi nella vostra vita, Jake, ma Robinson è più incazzato con me che con la South, non voglio che voi subiate le conseguenze del mio cognome- lui corruga le sopracciglia e mi sorride divertito.
-Quindi hai usato il tuo cognome per non farci espellere- faccio una smorfia
-Sappiamo entrambi che non è stata colpa vostra, l'ho fatto per quello- ribatto -Se mai avreste torto non muoverei un dito- faccio spallucce, anche se non sono tanto sicura di quel che dico: se fosse qualcosa a cui potrei porre rimedio, aiuterei entrambi, nonostante tutto.
-Il football non è uno sport stupido?- chiede Jake, sempre divertito con un sorrisetto stampato sul volto. Sorrido anche io, questa volta.
-Però a te piace- ribatto semplicemente -Ordiniamo qualcosa, comunque- dico con un sospiro, alludendo alla cena.
Lui annuisce tranquillo, poi torniamo a parlare di tutto e di niente, e, finalmente, torno a respirare.
Jake mi aiuta ad alleggerirmi. Mi aiuta, e mi protegge.
Come Chris.
Lo so da un po' credo. E oggi, dopo tutto quel che è accaduto, mi sta bene.

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now