Capitolo 51.

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Mia sorella ha dormito nel mio letto oggi, per non lasciarmi sola: ho posato la testa sul suo petto, e lei mi ha accarezzato i capelli.
Vorrei proteggerla da tutti i dolori che verranno, da tutte le sofferenze; vorrei farmi carico di ogni peso che dovrà portare sulle spalle, ma non ne sarò mai capace, e lei dovrà affrontare tutto quello che la vita le riserverà, ma giurò sull'amore infinito che provo per lei, e su quello che provavo e provo ancora per mio fratello, che mai dovrà affrontare le sue paure da sola. Mai e poi mai non avrà una spalla su cui piangere, un abbraccio in cui rifugiarsi.
Caroline è la mia roccia, la sicurezza più grande che potessi avere al mondo.
La mia sorellina mi è stata accanto con una cura sproporzionata che mi ha riempito il cuore di un amore così intenso che mi ha lasciato in lacrime dalla commozione. E' qualcosa che va oltre ogni affetto conosciuto, va oltre qualsiasi dubbio o incertezza.
Agape: amore sconfinato, profondo, significativo, incondizionato, fraterno. Amore che resiste a ogni ostacolo.
Questo è quello che provavo nel guardare Chris, ed è questo quello che provo nel guardare Caroline: un amore che è più dell'amore.
E forse, in questo momento, il dolore che provo è qualcosa che va oltre il dolore.
No non sono riuscita comunque a chiudere occhio, terrorizzata da ciò che potrei vedere nei miei sogni.
Perchè quando Christopher mi ha lasciata per sempre ha lasciato in me un dolore così atroce che la notte vivevo negli incubi, svegliandomi in preda alla paura, in preda alle grida che mai avrei potuto credere di far uscire dal mio cuore sanguinante. La tortura dei miei sogni ha portato con se' attacchi di panico: fiato mozzo, il terrore che ti scorre nel sangue, la solitudine che ti abbraccia come se fosse tua madre.
Io me li ricordo ancora, i minuti passati a cercare di tornare me stessa, con le mani nelle orecchie per non sentire le sirene dell'ambulanza che riempivano il silenzio di quella notte.
Non voglio pensare. Non voglio provare.
Seduta sul tavolo della cucina, con la pioggia che cade fitta oltre la parete, osservo i disegni di Caroline, sparsi sul ripiano. Colpita da un'improvvisa fitta, mi tengo la testa tra le mani, che quasi è spaccata in due dal dolore alle tempie.
E' surreale. Ciò che è successo è surreale.
Non trovo nemmeno le parole per descrivere come mi sento.
Come hanno potuto? Come cazzo hanno potuto?
Caroline si siede in siede in silenzio di fronte a me, scrutandomi in modo strano -Come stai?- domanda piano, inclinando la testa.
Come sto?
-Sto bene- rispondo meccanicamente, facendomi una coda veloce -Ho preso due fette di cheesecake per colazione, sono in frigo- la avverto, giocherellando con la catenella.
-Come stai realmente, sorellona?- domanda di nuovo, seria.
Sorrido lievemente.
-Starò bene, tesoro-
E Caroline, senza dirmi nulla, con gli occhi colmi di tristezza, mi abbraccia fortissimo. 
-Ci sono io con te- mormora -Non sei sola-
La stringo a me, mentre i miei occhi pizzicano di nuovo.
La mia sorellina. La mia certezza, il mio bene più prezioso. La persona che difenderò sempre, con le unghie e con i denti; la persona che amo più di me stessa.
Si può amare in modo così sconfinato una persona? In un modo così... così.
Si può amare una persona così, come io amo mia sorella?
-Sai, stavo pensando a una posto, per quanto riguarda la casa- dico piano mentre mangiamo le fette di cheesecake che ho preso questa mattina presto.
-Davvero?- domanda curiosa mentre, sorseggiando la tisana dalla tazza -A che posto pensavi?-
-E' un po' una pazzia, in realtà- chiarisco preventivamente, mordicchiandomi le labbra -Un'idea che ho in testa da un po', e ora mi sembra giunta l'ora di parlarne sul serio con te-
-Mi piacciono le pazzie- ribatte con un sorriso dolce sul viso, mangiando poi un pezzo di cheesecake.
-Stavo pensando a Londra- dico senza giri di parole, facendola immobilizzare per un attimo.
-Londra?- borbotta, leggermente sconvolta -Londra, Londra? Quella Londra?-
-Quante Londra conosci, sorellina?- le chiedo con un vago sorriso, divertita.
-Scherzi?!- esclama eccitata, quasi saltando sulla sedia -Vuoi davvero andare a vivere a Londra?!- strilla, sorridendo ampiamente.
-Era un'idea- ammetto, prendendo un sorso di tisana -Vorrei un clima freddo e New York è troppo grande. E poi sai cosa si dice di Londra, no?-
-La terra di chi vuole reinventarsi- annuisce Caroline -La terra di chi vuole una possibilità-
Annuisco anche io.
-A Londra c'è una delle tre sedi principali dell'azienda di papà, quella che gestisce l'economia in Europa- spiego poi -Per cui più avanti non sarà difficile inserirmi negli affari. Tu potresti studiare qualunque cosa tu voglia lì. E mi avevi detto che avresti voluto fare uno stage in Italia, vero? Credo che sarà più facile, stando direttamente in europa, vedrai-
-Posso davvero andare a fare lo stage?- chiede a mezza voce, incredula.
-Se vuoi farlo e io ho la possibilità di farti andare, non vedo perchè dovrei farti andare tesoro- rispondo, sorridendole -Quindi tu saresti d'accordo ad andare a Londra?- chiedo conferma, mangiando un pezzetto di cheesecake.
-Sì, certo che sì- ribatte, stringendomi la mano con la sua -Sei la mia famiglia, Charlene. L'importante è stare insieme, non importa dove-
"Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia"
Ovunque tu sia, io lì sarò.
Me lo diceva sempre Christopher: per noi due significava il profondo, insormontabile ed eccezionale legame che esisteva tra noi. Per noi due significava famiglia.
Famiglia che è gioia, amore, sicurezza. Famiglia che è il bene più intenso.
Famiglia.
Nella mia famiglia ci sono anche Jake e Damian. E come faccio? Come faccio a non pensarci?
Come hanno potuto fare una cosa del genere a mio fratello?
"Lei si sentiva in colpa ogni giorno. Non passava una notte senza la quale non piangesse"
"Voleva solo che Damian le volesse bene. Credeva che se ti avesse accontentato, tu le avresti voluto bene almeno un minimo di quanto Christopher Thompson amava la sorella"
Perchè? Perchè si sono comportati così? Perchè Damian non sa provare altro che odio e rabbia, nella sua vita?
"Ci ha rovinato la vita, sai? A tutti noi. Ci ha rovinato la vita. Ma Damian...Damian ha sofferto forse più di tutti. Gli piaceva torturarlo. Non gli ha solo rovinato la vita: lo ha distrutto."
Me lo ha detto Jake in riva al mare, il giorno in cui Damian ha scoperto che il padre era uscito di prigione.
"Mi sono innamorato di te"
Si è innamorato di me.
Mi alzo di scatto, voltandomi verso il lavandino per evitare che Caroline veda le due lacrime che mi sono scese dai mie occhi traditori.
Stupida, Charlene. Stupida, stupida, stupida.
Ieri sembrava avessi pianto tutte le lacrime possibili, perchè quando piangi dopo tanto tempo per una cosa, finisci a piangere per tutto.
Ieri ho pianto per mio fratello, per quello che ha passato, e ho pianto per me stessa, per il senso di tradimento che mi sta avvelenando il sangue.
Perchè? Perchè hanno fatto questo?
Chi è davvero il ragazzo di cui mi sono innamorata? O il ragazzo che considero un fratello? Chi sono realmente Damian e Jacob?
Perchè? Perchè? Perchè?
Non me ne hanno mai parlato. Mai. Come faccio a non sentirmi tradita? Come faccio a non provare dolore?
-Io...- la voce di Caroline si blocca, nevosa -Io non credo siano cattive persone, Charlene. Nonostante quello che hanno fatto. Loro...-
-Non ha più importanza- la interrompo, costringendo la mia voce a non tremare -Non me ne frega niente di quello che sono. Mi importa di cosa hanno fatto a nostro fratello, e mi importa di cosa non mi hanno detto in tutti questi mesi-
Caroline non ribatte, ma sento i suoi occhi puntati sulla schiena.
Asciugo velocemente altre due lacrime dal viso, trattenendo un singhiozzo.
Come? Come hanno potuto guardarmi negli occhi? Coma hanno potuto non dirmi di essere stati gli ultimi a vedere Chris vivo? O quello che hanno fatto?
Lo hanno ingannato, fottuti bastardi, cazzo. E per cosa? Per quale dannata stronzata gli hanno fatto questo!?
-Charl?- mormora mia sorella, titubante.
-Va tutto bene, tesoro- mi giro verso di lei, facendole un sorriso forzato -Andrà tutto bene, vedrai- la mia voce trema leggermente, ma mi costringo a essere forte. Devo essere forte, per mio fratello, e per mia sorella.
Combatti. E respira.
Vado in camera mia per rifare il letto, poi vado in bagno per farmi una doccia.
Chiudo occhi, appoggiando la schiena alla parete, lasciando che l'acqua bollente tocchi la mia pelle.
Combatti. Combatti.
Se riuscissi ad odiarli sarebbe più facile, cazzo. Ma non ci riesco. Non riesco nemmeno a odiarli, perchè sono diventati troppo importanti, e invece odio me per questo.
Non ho pianto al suo funerale. Non ho pianto per lui, dannazione, non ho nemmeno detto una parola. Come ho potuto? Che razza di sorella sono?
Mi manca. Così tanto che mi sento di morire.
Scivolo lentamente a terra, mentre le lacrime si mischiano all'acqua bollente.
Non doveva andare così. Niente doveva andare così, cazzo.
E' morto il giorno del mio compleanno. Lo stesso giorno, ha scoperto che la ragazza che amava lo ha preso in giro fin dall'inizio.
Dio, dovevo capirlo. Dovevo capirlo, cazzo. Non mi avrebbe mai lasciata sola il giorno del mio compleanno, e io ho pensato solo ad accusarlo e a sbronzarmi come una fottuta ragazzina.
E lui è morto. E' morto e non tornerà. Non lo vedrò più.
Per cui stringo forte la medaglietta finché quasi non sembra mi stia perforando la carne, mentre l'acqua scorre nel mio corpo, e le lacrime scendono dal mio viso.
Come posso fare? Come posso fare per non sentire? Per non soffrire?
Non so con quale forza mi trascino fuori dall'acqua.
Davvero, non so con quale forza.
"Non voglio ne' sentirvi ne' vedervi"
Ho mandato a entrambi questo messaggio, poi ho spento completamente il cellulare.
E' stata una delle frasi più difficili e importanti da scrivere di tutta la mia intera vita.
Sfoglio lentamente l'agenda che Chris mi ha regalato per il compleanno, trovando la lettera di una donna alla madre.
"Ciao mamma. Voglio parlarti, voglio pensare che mi ascolti.
Sai, oggi non viviamo un buon periodo, credo che sia uno dei periodi peggiori della vita di tutti, credo peggio delle guerre passate, della guerra che hai vissuto tu. Ricordo che dicevi che i tuoni ti ricordavano le bombe che cadevano ,ricordo che ne avevi paura. Vedi mamma oggi non sentiamo le sirene suonare per avvisare il popolo di correre al sicuro, oggi no, mamma. Oggi dobbiamo restare a casa da soli, oggi non possiamo vedere i nostri cari, non possiamo abbracciarli, dobbiamo stare lontano da loro perché un nemico invisibile può ucciderci .Oggi noi combattiamo una guerra silenziosa. Perché ci sta distruggendo moralmente, ci toglie il diritto di abbracciare i nostri figli, i nipoti e nonni, poi gli amici. Ci distrugge l'anima. Oggi, mamma, non possiamo onorare i caduti, non possiamo star loro vicino, non possiamo dargli un ultimo saluto. Vedi mamma oggi non sentiamo le sirene, non sentiamo gli aerei sfrecciare buttare giù bombe. Oggi mamma sentiamo il silenzio, un silenzio assordante, un silenzio che mette paura, che uccide senza che tu te ne accorga. Pensavo a quando ero bambina senza nessuna responsabilità, senza nessuna paura perchè c'eri tu. Oggi ho paura, fuori sono forte, ma dentro... dentro tu lo sai .
Voglio pensare che mi ascolti, mamma"
Mi passo le mani sul viso, lasciandomi cadere all'indietro nel materasso.
"Voglio pensare che mi ascolti"
Guardo fuori dalla finestra, dove ancora piove, il cielo nascosto da nuvole grigie.
Come faccio? Come faccio a non pensare? A non provare?
Poi trovo qualcosa che mi fa mozzare il fiato, qualcosa che non dovrebbe assolutamente stare nella mia stanza: la fotocamera di Damian.
Le mani quasi mi tremano mentre la prendo in mano.
E' una parte di lui. Questa fotocamera è una parte di lui, esattamente come le parole sono una parte di me. Ha lasciato in camera mia il suo cuore.
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-Sai, non la lascia da nessuna parte- borbotta Jake, mangiando una cucchiaiata di cereali, mentre osserva Damian che pulisce la lente della fotocamera seduto in salotto -A tratti è ossessivo, non vuole che nessuno la tocchi o altro. Per lui la fotografia è qualcosa di importantissimo, che condivide davvero con poche persone- spiega, mordicchiandosi le labbra -In certi periodi è stato malissimo, e l'unica cosa che lo ha fatto andare avanti è stata la fotografia. C'è stata una volta in cui si è isolato completamente: non parlava con nessuno, si vedeva a stento in giro e quando stava con noi era intrattabile o taciturno. Sai... il mare in tempesta. Vento, tuoni, lampi, rumore che sembra un grido lacerante. Ecco cos'era Damian. Poi nascondeva il viso dietro la fotocamera, e io tornavo ad avere mio fratello. Il mare si era calmato.-
<•>
La poso di scatto sul letto, allontanandomi come se fossi nauseata: è come se lui fosse qui. Questa stanza è impregnata di lui.
E non lo sopporto. Dio, non riesco a sopportarlo.
La sua presenza mi sta soffocando.
Chiudo forte gli occhi, premendomi i palmi sul viso, la gola che brucia dalle lacrime che trattengo.
Non posso. Non riesco. Non ce la faccio.
Non se mi ricordo tutte le parole, tutti gli sguardi, i sorrisi, gli abbracci. Non se ricordo tutto l'amore di cui i miei occhi e il mio cuore erano colmi, e non se ricordo tutte le menzogne, le cose non dette.
"Amore" "Amore" "Amore"
Non posso reggere, e come potrei? Come cazzo faccio a sopportare tutto questo?
Vorrei stracciare via tutti i ricordi, tutto quello che sento, tutto quello che è impresso nella mia anima, anche se rimane sangue, vuoto e squarci.
Caos. Ho caos nella mia testa. E ciascuno è tenuto a organizzarlo, dentro di se', ma come posso farlo? Come posso reggerlo?
Combatti, Charlene. Combatti. E respira, ti prego. Combatti e respira, sempre.
Passo l'intero chiusa in camera, tra capitoli da revisionare, temi da scrivere, appunti da sistemare e interi capitoli da studiare.
Papà e Rosa, durante la cena, mi lanciano occhiate preoccupate, notando il mio strano atteggiamento.
-Tutto ok, tesoro mio?- domanda in tono agitato papà, osservandomi attentamente.
-Certo che sì- rispondo, forzando un sorriso e fingendomi davvero interessata nel tagliare alla perfezione un pezzo di carne -Ho il ciclo, papà, niente di cui preoccuparsi. Non farti paranoie inutili-
-Senti dolore?- domanda lui, sempre preoccupato -Hai bisogno di antidolorifici? Posso andarli a prendere ora- si agita sulla sedia, continuando a guardarmi.
-No, certo che no. Li ho in camera- gli sorrido dolcemente -Non preoccuparti, te l'ho detto, sto bene- cerco di rassicurarlo. Papà annuisce scettico, però la cena continua in tranquillità. Non mangio molto, ho lo stomaco chiuso, e Rosa sembra notarlo.
-Sicura di stare bene, Charlene?- domanda anche lei, allarmata -E' il tuo piatto preferito, tesoro-
E capisco subito cosa vedono i suoi occhi di madre, perchè è la stessa cosa che ho visto io questa mattina, guardandomi allo specchio: la me stessa di pochi mesi fa'; la me stessa prima di Damian e Jake, senza Chris.
-Sto bene- chiarisco decisa -Non c'è bisogno di preoccuparsi. Sto bene-
Non voglio che si preoccupino. Non devono assolutamente preoccuparsi per me.
Starò bene.
Fa male. Un male atroce. Ma mai mi annullerò per qualcuno. Mai distruggerò la mia vita per qualcuno.
Per cui starò bene. Devo stare bene.
Nankurunaisa.
E' una parola giapponese, che agisce come un mantra. Originariamente, il significato che esprimeva era questo: "Non dimenticare mai chi sei e vivi per l'oggi e per il domani, e non dimenti care mai di sorridere. Per quanto terribile sia stata la tua giornata, ricorda che domani il sole sorge."
Successivamente il significato fu sintetizzato: "Con il tempo tutto si aggiusta."
Gli antichi pronunciavano questa parola per evocare il bello della vita, ogni giorno, in ogni occasione, per ricordare che tutto muore, ma che tutto vive.
-Noi siamo una famiglia, Charlene- dice mio padre, guardandomi intensamente -Siamo una famiglia, e le battaglie le combattiamo tutti assieme. Uniti- Rosa annuisce, mia sorella mi stringe la mano -Qualunque cosa tu stia affrontando, noi siamo con te. Al tuo fianco. Perchè la famiglia resta nonostante tutto: nonostante gli errori, le cose non dette, le distanze e i silenzi. Noi combattiamo insieme, sempre, qualunque cosa accada-
"Panta Rhei"
"Tutto scorre"

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now