Capitolo 44.

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Pov's Damian

Giro la chiave e apro lentamente la porta, sentendo da subito le risate di Jake e mia madre, provenienti dalla cucina, per cui lascio cadere lo zaino sul divano del salotto e arrivo poco distante dalla porta: sono entrambi di spalle e stanno cucinando assieme. 
Mi viene quasi la nausea dai sensi di colpa.
-Jacob no!- ride mia madre -Non devi mettere questo ingrediente- scaccia via la mano di mio fratello -Sei un completo disastro, tesoro-
-Grazie mamma- ribatte divertito -E' rassicurante sapere che credi in me- 
-Io credo in te, figlio mio, ma sei un pessimo cuoco- mia madre gli sorride con affetto e si volta, notandomi improvvisamente. Il suo viso diventa di ghiaccio, ed è come se mi avesse dato uno schiaffo. Si gira anche Jake, il sorriso gli muore sulle labbra mentre mi viene quasi la nausea dal senso di colpa quando vedo il suo zigomo violaceo. 
-Che cazzo ci fai tu qui?- dice disgustato, mettendosi di fronte a mia madre -Non credi di aver causato abbastanza problemi? Sei venuto a buttarci la tua merda addosso, di nuovo?- 
Deglutisco, distogliendo lo sguardo da mio fratello. 
Non riesco nemmeno a guardarlo, dopo tutto quello che gli ho fatto. 
-Sono venuto a scusarmi- ammetto con la voce roca dal dolore -Per il mio comportamento. Per il dolore che vi ho causato. Nessuno di voi lo merita- 
Mio fratello esce di scatto dalla camera, come se non sopportasse nemmeno la mia vista. 
E' il dolore più acuto e profondo che io abbia mai provato. 
-Io sarò sempre tua madre, Damian, e ti amerò sempre più della mia vita- dice piano mia madre, osservandomi -Sarò sempre qui, quando vorrai perdonarmi, tesoro- la sua voce trema dalla sofferenza. 
Sofferenza che non riesco a sopportare, perchè mi fa sentire me ancora più male. 
Perchè non conosci il vero odio finché non odi te stesso. 
E io mi odierò sempre, perchè gli occhi di mia madre, quando si poseranno su di me, non vedranno mai suo figlio. Vedranno sempre qualcun altro. 
-Io...- ci provo, a spiegarlo, ma non riesco. Ne' con lei, ne' con Charlene, ne' con nessuno. Non riesco a parlarne ad alta voce perchè sarebbe come ammetterlo a me stesso, allora toccherei il fondo e non so se sarei capace di tornare su. 
-Jacob ha bisogno di te- dice dolcemente mia madre -Vai da lui e sistema le cose, ti prego. Siete fratelli- 
Siamo fratelli. 
Come Christopher e Charlene Thompson. Anche loro erano fratelli, erano l'uno la famiglia dell'altra. Charlene... spero solo che possa "guardare oltre" quello che abbiamo, che ho fatto. 
Dovrà andare bene. Devo trovare il modo per far andare bene tutto. 
Non voglio perdere Charlene, non quando lei è l'unica che mi è entrata dentro così intensamente da farmi mancare il fiato. Non quando tra la folla cerco solo i suoi occhi. Non quando dimenticarmi di lei equivarrebbe a dimenticarmi che sono stato vivo. Non quando mi mancherebbe anche se non ci fossimo mai incontrati. 
Mia madre mi si avvicina e sembra che mi voglia abbracciare, ma alla fine ci ripensa e mi da una carezza sul viso, con gli occhi lucidi. 
-Se potessi tornare indietro cambierei tutto, amore mio- 
-Nessuno di noi può- deglutisco nervoso -Non posso tornare indietro nemmeno io- 
-Allora tu vai avanti, Damian- 
Jacob è coricato sul suo vecchio letto e fissa il soffitto. Mi sente entrare, ma non mi guarda, e mi sembra di vivere i momenti del passato. 
<•>
Entro nella cameretta di Jake, trovandolo imbronciato che guarda il suo album di football. 
-Che fai?- chiedo piano, preoccupato che non mi voglia perdonare. Il mio fratellino mi lancia una brutta occhiataccia e non mi risponde, quindi mi avvicino al letto -Vieni a giocare con me?- domando speranzoso, guardandolo imbronciarsi ancora di più.
-Vai via- borbotta scorbutico, fissando deciso il suo album. 
-Sei ancora arrabbiato con me?- chiedo in un sussurro, tanto triste, sedendomi sul letto accanto a lui -Mi dispiace, fratellino- 
-Mi hai trattato male!- mi accusa, senza guardarmi -Non mi vuoi bene. Non vuoi mai giocare con me, solo con quei due!- 
-Io ti voglio tanto bene, invece!- protesto offeso, imbronciandomi pure io -Sei mio fratello e il mio migliore amico!- 
-Tu preferisci Kevin! Vuoi più bene a Kevin!- strilla lui, con gli occhi pieni di lacrime -Non mi vuoi per niente bene!-
-Non è vero!- urlo sconvolto -Ti ho dato la mia barretta di cioccolato! E non è vero che non voglio giocare con te!- 
Lui in tutta risposta incrocia le braccia, facendo il labbruccio, senza guardarmi. 
Mi sento tanto triste: non voglio litigare con Jake. Sento anche i miei occhi riempirsi di lacrime. 
-Non mi perdonerai mai?- piagnucolo, guardandolo pieno di paura -Non mi perdonerai proprio più?-  
Lui tira su col naso, asciugandosi le lacrime dal viso. 
-Mi farai vincere a football?- 
Annuisco deciso.
-E mi vuoi bene?- 
-Ti vorrò sempre bene, fratellino- dico -Croce sul cuore, parola d'onore- giuro solennemente. 
-Croce sul cuore, parola d'onore- risponde con fierezza, facendomi poi un sorriso gigantesco -Andiamo a giocare a football?- 
-Dobbiamo riprenderci la palla, però- ricordo improvvisamente -Mamma l'ha requisita perchè abbiamo colpito il gatto della signora Yamamoto, ricordi?- mi imbroncio, questa volta contro la mamma -Quello mi soffia sempre contro. E' un gatto stupido!- 
-Ma sai che mi ha preso i miei calzini preferiti, l'altro giorno?- esclama sconvolto Jake -Se l'è meritato, quel colpo! La mamma non doveva prenderci il pallone!- 
E' tremendamente ingiusto, tutto questo!
Ci dimentichiamo in un batter d'occhio della nostra lite e escogitiamo un piano super mega iper infallibile per riprenderci la palla.
<•>
Mi siedo nel letto, osservando preoccupato mio fratello, esattamente come quella volta. 
Ho paura che non mi perdoni. 
-Mi dispiace, Jake- dico in difficoltà, senza sapere come comportarmi. Lui sbuffa, abbozzando poi un sorriso che non ha nulla a che vedere con il divertimento. 
-Ti dispiace ogni volta- risponde lui, atono, senza guardarmi -E io devo ogni volta perdonarti, Damian? Devo perdonarti anche questa volta?- 
Mi fa male, ma non posso farci nulla. Mi merito la sua rabbia. 
-Sei la persona più importante della mia vita, Jacob- 
-Perchè questa volta dovrebbe essere diverso?- sbotta infuriato, scoccandomi un'occhiata di fuoco. Deglutisco, nervoso, passandomi una mano fra i capelli. 
-Perchè non posso vivere sapendo che mi odi- 
Non posso vivere senza mio fratello. Non posso perdere l'unica ragione per cui sono andato avanti, in tutti questi anni. 
-Odiarti?- chiede incazzato -Credi davvero che io ti possa odiare, razza di coglione?- mi da un pugno sulla spalla, fulminandomi con lo sguardo -Odiarti. Dio, quanto ti vorrei prendere a mazzate! ODIARTI!- si mette le mani in faccia, frustrato -Ti rendi conto che l'unico ad odiarti sei tu, Damian? Noi tutti ti vogliamo bene e siamo fottutamente preoccupati per te! Io sono preoccupato per te! Non ti odio, deficiente! Ho paura che un giorno ti guarderò senza più riconoscere mio fratello! Lo capisci che non sei l'unico ad essere terrorizzato all'idea di perdere qualcuno?!- scuote la testa, guardandomi con gli occhi lucidi -Devi mandare a fanculo quei due, cazzo. Perchè vai da loro quando stai male? Ci sono io che posso aiutarti, Damian, io! Puoi contare su di me, ogni secondo di ogni giorno. Sei mio fratello e io ti vorrò sempre bene, lo capisci? Ci sarò sempre per te! Non puoi distruggerti così, Damian! Fregatene del passato e pensa a te stesso, per una volta. Io sono qui. Siamo tutti qui pronti a tenderti una mano per uscirne. Quelli ti tendono una mano per farti scivolare giù nella merda con loro- 
-Mi dispiace- riesco solo a dire, travolto in pieno dalle sue parole. 
"Puoi contare su di me, ogni secondo di ogni giorno. Sei mio fratello e io ti vorrò sempre bene, lo capisci?"
-Ti dispiace!- sbotta -Ti dispiace! Cazzo, quanto mi fai incazzare, lo sai? Razza di deficiente- si passa di nuovo una mano in faccia, guardandomi male -Io sono qui, Damian. Basta scappare. Riprendi in mano la tua vita e sii felice, per una volta. Ti prego, fratellone. Io sono qui, va bene? Io sono qui. Sono qui e non ti lascio- 
"Riprendi in mano la tua vita e sii felice, per una volta"
Ci abbracciamo. Io e mio fratello ci abbracciamo. 
Mio fratello. Il mio migliore amico.
Non voglio perderlo. Non voglio perderli. 
Non posso cambiare il passato, ne tanto meno vivere attraverso il suo riflesso. 
Un lieve bussare ci distrae: Tyler è nello stipite della porta, che ci osserva. Poi, senza dire nulla, corre di scatto verso di me e mi abbraccia fortissimo. 
Il cuore mi batte più forte, ma va tutto bene. Qui accanto a me ho i miei fratelli, e va tutto bene. 
E oggi, oggi sono grato alla vita per quello che ho, e per quello che mi ha donato.

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now