Capitolo 14.

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Entro in classe come se fossi una depressa, ed effettivamente un po' lo sono: ho litigato con Jacob un paio di giorni fa', d'allora non si fa sentire ne vedere, e insieme a lui lo fa anche Damian. Scarlett e Amalia non fanno che rassicurarmi e a dire il vero sono anche davvero contente di come sta reagendo Jacob, perchè, a detta loro, significa che Jacob mi vuole bene.
E, francamente, non me ne importa più di tanto, visto che sta continuando a ignorarmi.
Mi siedo sul primo banco e prendo il cellulare, fissando nuovamente la chat fra me e Jacob.
Fanculo.
-Oggi vorrei iniziare con un discorso un po' diverso dal solito- introduce la professoressa, appoggiandosi alla cattedra mentre ci osserva con serietà -Ho avuto una piccola discussione con una ragazzina del primo anno: io ho dovuto interrogarla, dopo svariate volte che ho rimandato la sua interrogazione perchè è venuta a scuola impreparata, e non ha accettato la valutazione insufficiente per la sua pessima esposizione dell'argomento- spiega lentamente -Ad ogni modo, io cerco di spiagarle perchè il mio giudizio fosse stato quello, in toni molto calmi, e l'alunna incomincia a spendere opinioni decisamente non positive sulla mia materia, dicendo che la storia, e analogamente la cultura, nella vita non servono a nulla- scrive le parole "storia" e "cultura" nella lavagna -Vorrei dire un paio di cose, ragazzi, sopratutto a voi, a voi che siete la generazione di domani, a voi che siete gli scrittori del futuro di tutta l'umanità: i governi corrotti, i potenti, chi comanda, ragazzi, loro vi vogliono ignoranti perchè proprio la cultura che tanto disprezzate e minimizzate, è proprio la cultura che rende critici, e la critica ci rende liberi. Liberi, ragazzi miei- la sua voce trema dall'emozione e io pendo completamente dalle sue labbra -Libertà, ragazzi, sapete cosa sia? Libertà è una respiro a pieni polmoni, è il vento che vi scompiglia i capelli, libertà è l'essere senza fiato dopo una corsa in mezzo ad un campo. Libertà è dire il prioprio pensiero con orgoglio e averne uno solido e proprio- fa una pausa, osservandoci -L'alunna in questione ha detto che la storia non serve al presente, che non viviamo nel passato ma vivremo nel futuro. La storia, a suo parere, non serve a nulla, perchè imparare la vita e il pensiero di persone vissute millenni fa' non serve a nulla- passeggia lentamente dentro l'aula -Non vi mette i brividi quest'affermazione?- chiede piano, come se avesse paura di porre questa domanda -Perchè a me terrorizza, mi terrorizza completamente che voi giovani pensiate una cosa del genere. Siete tutti bravi a dire che il giorno della memoria serve a ricordare e a non rifare i nostri errori, davvero tutti bravi a dire questa frase fatta. Ma ricordare cosa, ragazzi, ricordare cosa?- chiede -La storia! La storia state ricordando! La storia malata, oscura, fredda e terribile che è stata quella della shoah- spiega seriamente -La storia ci insegna, ragazzi, ci insegna come comportarci. Ci insiema come e perchè siamo arrivati a questo punto. La storia ci insegna e ci aiuta. La storia sono stati i nonni dei nostri bisnonni, la storia saremo noi e saranno i nostri nipoti. E se la storia non vale a niente, allora non valgono a niente tutti i morti e il sangue versato, non valgono a niente le lotte, le lacrime di madri, non valgono a niente le rivoluzioni, non vale a nulla niente. Fra trecento anni si parlerà di voi ragazzi, fra trecento anni nei testi scolastici ci saranno i vostri nomi, e se la storia non vale a nulla, neppure ciò per cui lottate oggi varrà qualcosa-
Il discorso finisce così e la professoressa ci lascia l'ora libera per pensare alle parole appena dette, che personalmente mi hanno toccato nel profondo.
E se la storia non vale a nulla, neppure ciò per cui lottate oggi varrà qualcosa.
Chiedo di poter uscire dall'aula e la professoressa mi concede il permesso, così racatto velocemente le mie cose e mi affretto ad allontanarmi da quella stanza.
Io non lo so, giuro che non lo so, ma questo discorso mi ha quasi ucciso.
E ora sento nuovamente il senso di colpa bruciarmi dentro il corpo.
E se la storia non vale a nulla, neppure ciò per cui lottate oggi varrà qualcosa.
Entro nel bagno delle ragazze e mi appoggio con le braccia al lavandino, guardandomi allo specchio, poi chiudo forte gli occhi.
Mi sento a dir poco sconvolta.
Fanculo.

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now