Capitolo 40.

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Seduta a gambe incrociate in mezzo al letto di Jake, correggo i suoi compiti, mentre lui dorme sfinito accanto a me: gli allenamenti senza Damian sono impegnativi e lui lo sta momentaneamente sostituendo in veste di capitano. Non che la cosa gli disturbi, anzi, sembra essere nato per essere un capitano di football, e la sua forza è motivante anche per tutta la squadra, che è di pessimo umore a causa del carattere di merda di Damian.
Però, beh, Jake è molto stressato, ed è molto... demotivato? Non è fastidioso come al solito, ecco; di certo questa situazione non gli fa bene.
Damian, invece, sembra essere diventato un fantasma. Non ci parla, non sta con noi, a malapena frequenta le lezioni.
Io sono preoccupata, oltre che ferita. Perchè vorrei così tanto aiutarlo, ma lui allontana tutti, ferisce senza rimorso, diventa tutt'uno con la rabbia e l'odio che lo divorano, e non posso permettermelo, io non posso annullarmi per lui.
Ma il cuore puoi bendarlo, farlo tacere, legarlo, ma quando trema c'è poco da fare. E il mio freme solo quando i miei occhi si posano su di lui, il mio corpo si anima di vita solo quando sono vicino a lui. Anche se fa male, anche se ti spezza, anche se non guarisce, io non posso far altro che provare, sentire.
Poso gli occhi su Jake, che riposa con la testa poggiata sul braccio, piegato sotto la sua guancia, e sorrido dolcemente, scostandogli i capelli dal viso, poi continuo a correggere i suoi compiti, fatti velocemente dopo un doppio allenamento molto intenso. Sta cercando di dare il massimo, ma si vede che è tanto stanco.
Dal salotto proviene improvvisamente il rumore della porta d'ingresso che si apre, nonostante quella della camera di Jake sia chiusa. E ovviamente Damian è in compagnia, figurarsi. Dio, mi fa' così incazzare che stia con loro due quando qui accanto a me c'è suo fratello che farebbe di tutto pur di aiutarlo.
E Jake soffre, per il suo comportamento di merda, cazzo.
-C'è qualcuno in casa, Damian- nota con fare annoiato il fratello, del quale mi sfugge il nome.
Com'era? Keidi? Kelvin?
-Come lo hai cap...- inizia a chiedere Damian, stranito, ma si blocca improvvisamente -Sono le borse di Jacob e Charlene- borbotta con un tono di voce strano.
-Sono qui?- chiede divertita quella stronza della sorella -E perchè sono qui, loro due?- chiede in tono schifosamente mellifluo.
Posso prenderla a schiaffi? Non la sopporto, mi sta proprio sul cazzo, a pelle. E' un'infida bastarda che non ci penserebbe due volte a far soffrire per il suo tornaconto personale, ne sono certa.
-Questa è casa mia tanto quanto lo è di Jacob, Katerina, può invitare chi vuole- ringhia Damian -E, sinceramente, non me ne può fregar di meno di cosa facciano mio fratello e Charlene Thompson quando sono da soli- continua aspro.
Non può aver inteso quello che ha inteso. Vi prego, ditemi che non intendeva dire una stronzata del genere.
Cristo Santo, come può dire una cosa del genere, quando mi fa male l'anima al pensiero di quanto dolore lui senta tutti i giorni? Come cazzo può dire una cosa del genere, quando non è passato un solo, fottuto giorno, senza che lo pensassi?
Lo detesto. Detesto che non abbia capito come lo guardo.
Poso i compiti di Jake e afferro il computer, mettendomi poi le cuffiette nelle orecchie, aumentando al massimo il volume: per non sentire quanto la sua lontananza mi faccia male.
Inizio a scrivere, e finalmente entro nel mio mondo, dove tutti i problemi sembrano lontani.
Se è vero che le cose belle sono destinate a nascere e vivere, io ti renderò immortale con inchiostro su una pagina bianca, e non ti potrai più sottrarre dalla verità, perchè la scrittura rende nudi.
Jacob si muove accanto a me, svegliandosi.
Fa una faccia indecifrabile quando è totalmente sveglio, rendendosi conto che non siamo soli, poi si butta nuovamente di faccia sul cuscino.
Sospiro, lasciando perdere la scrittura. Mi tolgo le cuffiette, sedendomi poi verso di lui, che non ne vuole sapere di scollarsi dal cuscino.
-Jaky?- lo chiamo piano, osservandolo rimanere immobile -Fingi di dormire, idiota?- sorrido, inclinando la testa.
Vedendo che Jacob ha deciso di immedesimarsi in una mummia, opto per un piano d'azione più efficace: mi butto letteralmente sulla sua schiena, sdraiandomi di pancia su di lui.
-Charlene, togliti, pesi un quintale- si lamenta, biascicando contro il cuscino.
-Non mi ignorare- protesto, appoggiando la guancia in mezzo alla sua schiena -Ignora quella stronza, piuttosto-
Lo sento sbuffare divertito.
-Sapevo che non ci saresti mai andata d'accordo- borbotta -Evelyne, invece, ti sarebbe stata simpatica- mormora. Mi mordicchio le labbra, consapevole di starci inoltrando in un territorio da percorrere cautamente.
-Se ha avuto la forza di sopportare mio fratello, sono certa che l'avrei adorata- rispondo sincera.
Jake si irrigidisce notevolmente e non dice nulla per un bel po', così sto in silenzio, aspettando che sia lui a parlare. Quando lo fa', è stranamente... troppo nervoso.
-Era una persona dolcissima- sussurra -Solare, allegra, adorava il mare e l'estate. Rideva in continuazione e viveva la vita al massimo. Entrava nel cuore di tutti e si faceva in quattro per il bene di chi amava, anche a costo di sacrificarsi lei stessa. E ci voleva bene, a me e Damian, nonostante non fossimo dei fratelli presenti-
Posso immaginare questa ragazza accanto a mio fratello, e per un attimo scordo il rancore che provo per non aver saputo niente della loro relazione.
Evelyne mi sembra una ragazza che avrebbe potuto rendere mio fratello una persona migliore.
Appoggio la fronte nell'incavo del suo collo, in silenzio, chiudendo gli occhi.
-Perchè non eri un fratello presente?- chiedo dopo un po'
-Mio padre era appena appena entrato in prigione e Damian era in uno di quei periodi in cui dava il peggio di se'- mormora, con la voce che gli trema -Io...- deglutisce -Io sono entrato in una sorta di trance. Mio fratello mi stava abbandonando e io non volevo prendermi la responsabilità di dover sopportare anche il dolore e l'insicurezza di mia sorella-
Non so cosa dire, perchè io ho avuto la fortuna di non dovermi trovare in questa situazione: io e Chris ci siamo sempre, sempre coperti le spalle, e lui, fin da bambino, mi ha sempre protetto, ad ogni costo. Christopher mi ha messo sempre al primo posto, e io l'ho fatto con lui.
-Ti dovrò sembrare una merda, in questo momento...- dice, con un divertimento tagliente.
-Mi sembri un ragazzo che ha sofferto tanto, invece- dico sicura, senza ombra di dubbio -La vita a volte è una merda, Jacob, e tu e la tua famiglia ne avete mangiata tanta. Ed è impossibile, Jake, uscire da una situazione così grande senza avere cicatrici- gli do un bacio sulla guancia, mettendomi sul letto accanto a lui a pancia in su'.
Lui gira il volto verso di me e mi guarda per un attimo, prima di trascinarmi vicino a lui, abbracciandomi, dandomi poi un bacio sulla fronte.
-Ma chi ti merita, a te, eh?- mormora piano, stringendomi fra le braccia.
-Me lo compri il gelato, visto che sono così stupenda?-
Beh, visto che sta esprimendo tutto questo amore spiegatemi perchè non dovrei approfittarne.
Ad ogni modo, è stata una domanda inutile visto che lo costringo comunque a prepararsi per andare a per prendermi il gelato. Lui ad un certo punto cerca anche di svignarsela nascondendosi sotto il letto.
Pff, come se questo mi potesse fermare.
Alla fine fila in bagno imbronciato, mentre io mi faccio una coda alta, sistemandomi poi il top in pizzo bianco che ho messo, abbinato a una gonna in jeans con una cinturina nera lucida, mentre ai piedi delle semplici scarpe bianche.
Sto per morire disidratata e sono decisamente troppo orgogliosa per impedirmi di andare a prendere un bicchiere d'acqua solo perchè ci sono quei tre coglioni.
-E tu che ci fai qui?- chiede la stronza, fingendosi stupita, quando entro in cucina per bere un bicchiere d'acqua.
Le rivolgo un'occhiata disinteressata prima di aprire il frigo e prendere la bottiglia.
-Mi piaci di più quando mi insulti. Almeno non sei noiosamente falsa- rispondo tranquillamente, senza farmi alcun minimo problema.
-E' abitudine dei ricchi comportarsi in ogni posto come se fossero a casa propria?- chiede a sua volta il fratello. Ma come cazzo si chiama questo qui?
Mi giro verso di lui senza sfiorare con lo sguardo Damian, che è appoggiato al bancone con i gomiti e mi osserva insistentemente. Potrei sputagli in faccia per quello che ha detto prima, per cui guardo "cosoconilnomeanonimo" e gli rivolgo un sorriso falsissimo.
-Certo che sì- rispondo con calma -Non hai sentito che chi ha i soldi ha il mondo?- chiedo divertita -Io di soldi ne possiedo molti, per cui...- faccio spallucce, lasciando in sospeso la frase -Ad ogni modo, forse Damian si è scordato di aggiornarvi sul nostro rapporto, visto che negli ultimi mesi ho quasi passato più tempo qui che a casa mia-
-E di certo non deve dare spiegazioni a voi due- interviene gelido Jake, entrando in cucina -Andiamo?-
-Dov'è che state andando?- chiede irritato Damian con una smorfia, facendo slittare lo sguardo da me al fratello. Scoppio in una risata sarcastica, trattenendo l'istinto di prenderlo a schiaffi davanti a tutti.
Ha anche il coraggio di parlare, dopo che ha inteso che io e suo fratello... Dio, non riesco nemmeno a pensarlo.
-Quando dovrò dare spiegazioni a un uomo ne varrà la pena, Damian- ribatto aspra, poggiando il bicchiere nel lavandino -Sì, sono pronta, andiamo-
-E tornate a cena, invece?- sibila furente Damian, fulminandomi con lo sguardo.
-Ora ti importa!?- strillo acida -Continua a ignorarci, fai più bella figura, Damian. Dopotutto, ti riesce bene: non hai fatto altro nell'ultimo periodo-
-Fammi capire: tu non devi dargli spiegazioni e lui sì?- s'intromette la stronza. La scocco un'occhiata di fuoco.
-Ma ancora parli, tu?- chiedo irritata -Ti ho già detto che per me sei un insignificante moscerino fastidioso, per cui stai zitta e non immischiarti nella mia vita-
-Sono così insignificante che ti do' fastidio, Thompson?- chiede ghignando, compiaciuta.
Faccio una smorfia schifata.
-Per l'amor di Dio, non montarti la testa. Parli a vanvera consapevole che le tue parole non mi toccano minimamente, ecco perchè sei fastidiosa, razza di stronza- spiego, irritata dal suo poco comprendonio -E "insignificante" perchè non vali abbastanza, nella mia vita, per farmi problemi per schiacciarti-
-E' una minaccia?- esala furente, facendo un passo avanti.
Oh, davvero tenera.
-Ti sembra una minaccia?- ridacchio, sorridendo malefica -Sai chi si sente minacciato? Chi capisce che c'è qualcuno che ha potere su di lui, chi capisce che c'è qualcuno che potrebbe essere talmente importante da essere una minaccia. Onorata di essere quella persona per te. Tu, di certo, non lo sei per me- ammicco compiaciuta, prima di trascinare Jake via.
Non avete idea di quando è soddisfacente zittire quella stronza del cazzo. Quando litigo con Brigitte è diverso, la cosa mi lascia indifferente, ma sfottere Katerina è proprio una goduria.
Io e Jake andiamo a mangiare il gelato assieme, parlando del più e del meno, poi quando lui si reca depresso a fare la visita oculistica che ha già rimandato più volte (beccandosi costantemente un mio rimprovero coi fiocchi) io mi avvio verso il molo, dove Caroline mi ha detto che sta disegnando.
Mi avvicino in silenzio, osservando dall'alto quello che sta disegnando: tre body diversi color rosa-carne e nero.
-Li indosserei anche io, lo sai?- dico improvvisamente, facendola sobbalzare dallo spavento.
-Ma sei impazzita?!- strilla, portandosi la mano sul cuore prima di scoccarmi un'occhiataccia -Non farlo mai più!-
-Come vuoi- rido io, sedendomi sul molo in legno, accanto a lei -Però è vero. Sono stupendi. Li indosserei anche io- Caroline arrossisce imbarazzata, abbassando gli occhi sul suo blocco da disegno -Sei pronta?- chiedo cauta, osservandola -Possiamo trovare un altro modo, se vuoi- propongo preoccupata -Non voglio costringerti a fare niente, Carol-
-No- dice lei, alzando gli occhi su di me -Io sono sicura, Charl...- si morde le labbra, nervosa -E' che non voglio essere un peso per te. Non è giusto che tu ti prenda questa resp...-
-Caroline, tu sei mia sorella- la interrompo, decisa a non voler sentire queste stupidaggini -I soldi non sono un problema, e nemmeno tu lo sei. Non sei un problema, non sei un peso. Sei la mia famiglia e io mi prenderò cura di te-
Lei si mordicchia le labbra, dubbiosa, poi guarda nuovamente il blocco da disegno. Io invece ripenso alla conversazione avuta due giorni fa' con mio padre.

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now