Capitolo 18.

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Cerco di farmi uno chignon decente davanti allo specchio del bagno della scuola, ripassando mentalmente l'argomento di letterattura in previsione del compito che ho fra due ore. Non sono minimamente preoccupata: devo analizzare il romanzo "Piccole Donne" di Louise May Alcott, sia dal punto di vista letterario che da quello morale; ho letto quel libro davvero tantissime volte, è uno dei miei classici preferiti, per cui sarà davvero facile, ma non bisogna comunque adagiarsi.
Mi sistemo anche i vestiti sgualciti: oggi indosso dei pantaloni ampi, leggeri, con delle foglie verdi su uno sfondo bianco con righe nere, poi una maglietta nera con lo scollo leggermente a cuore, le spalline ricadono sulle braccia e lascia un piccolo lembo di pelle scoperta.
-Hai sentito cosa deve fare Robinson ai fratelli Scott, all'intervallo?- ridacchia davvero eccitata qualcuno dietro la porta, fuori dal bagno. Corrugo le sopracciglia e, per quanto non si faccia, presto attenzione alla conversazione.
-Che deve succedere con quei due?- chiede un'altra ragazza.
-A quanto pare si sono messi davvero nei casini, gli Scott- risponde tutta allegra, ma con un tono altezzoso che non mi piace -Hanno fatto uno sgarro pazzesco e ovviamente il nostro capitano non gliela farà passare liscia- continua -In ogni caso non si deve dire in giro, so che c'è qualcuno di vicino a loro nella scuola. Chissa chi è il pazzo di mente a frequentare quella gentaglia- che ragazza priva di morale. Dio, che infantile.
-Non ti conviene parlare di lei in questo modo- strilla l'amica, ancora dietro la porta -È la ragazza piú influente qui dentro, non farti sentire a dire queste sciocchezze, non si fa scrupoli a far capire chi in realtà comanda- e la porta si apre. Quando chi mi ha appena descritto mi vede, diventa bianca come un lenzuolo. L'altra, invece, mi squadra dalla testa ai piedi e incrocia le braccia, osservandomi.
Ma tu guarda questa bambinetta, sarà del secondo anno e ha già quest'aria da superiore.
-Ehi- balbetta quella ragazza, sconvolta -Ciao Charlene- strilla quasi terrorizzata, passandosi nervosamente le mani fra i capelli.
-Tu saresti!?- chiede acida l'altra, ma la ragazza al suo fianco le pesta così forte il piede che sgrana gli occhi, strozzando un urlo -Ma sei scema!?- strilla contro l'amica.
-Stai zitta- ringhia con un sorriso nervoso -Melody è appena arrivata a scuola, non sa niente di come funziona qui- spiega immediatamente, come se fosse preoccupata.
Beh, mi ha appena dato della pazza e sopratutto ha etichettato "gentaglia" quelli che agli occhi di tutti sono semplici amici, e già basta questo per evitare commenti taglienti su di loro quando sono in mia presenza, ma immagginate cosa succederebbe se sapessero che sono i miei fratellastri.
In ogni caso, il commento di questa ragazzina non mi tocca per nulla. Però capisco l'atteggiamento dell'amica: mi comporto da vera stronza superiore qui dentro.
-Meglio che lo impari presto- dico semplicemente, completamente fredda. Prendo la borsa e me le lascio alle spalle, non prima però di sentire la ragazza che sbraita contro Melody, se ricordo bene il nome.
Hanno fatto uno sgarro pazzesco e ovviamente il nostro capitano non gliela farà passare liscia.
Che diamine hanno combinato?
Dannazione!
Incomincio a camminare velocemente, mi trovo dall'altra parte dell'istituto rispetto al cortile in comune con la South. Provo a chiamare Jake, mentre sbatto con una marea di persone, delle quali ignoro le lamentele. Cinque, sei, sette squilli. Non risponde.
Ha sempre quel cellulare in mano per fare stupidaggini e adesso che è urgente quello stupido non risponde.
Riprovo a chiamarlo ma nuovamente ottengo lo stesso risultato.
Merda, merda, merda!
Chiamo Damian?
Cioè, io davvero non vorrei proprio più averci a che fare, ma davvero più niente di niente.
Però se non gli avviso potrebbe succedere qualcosa che potrebbe avere conseguenze anche sul football.
Potrei vivere con questo rimorso tutta la vita? Ovvio, diventano ogni giorno più stupidi a causa del football.
Ok, chiamo Damian. Così non possono incolparmi delle loro disgrazie.
Avvio la chiamata, camminando ancora per arrivare al cortile comune. Risponde praticamente subito.
-Non vedo nemmeno un motivo valido per il quale tu debba chiamarmi- esordisce duramente, senza neppure salutare. Sembra essere davvero troppo irritato per i miei gusti.
-Tranquillo, sei stato la mia seconda scelta- ringhio infastidita, dando per sbaglio un colpo ad una ragazza. Non mi giro, continuo a camminare veloce.
-Beh, allora muoviti, Darling, non sei così interessante da valere il mio tempo- borbotta annoiato, divento rossa di rabbia ma non gli darò mi la soddisfazione di infastidirmi.
-Senti, non ho idea del perchè, però Robinson vuole farvela pagare per qualcosa che avete fatto, durante l'intervallo. Voi non fate i coglioni, arrivo fra un attimo- gli chiudo il cellulare in faccia, giusto per togliergli la possibilità di fare lo stronzo nuovamente.
Mi mordicchio le labbra mentre schivo più persone possibili per andare più velocemente.
Sto per svenire. Non sono abituata a fare educazione fisica.
Quando arrivo all'uscita dell'istituto, che da appunto al cortile comune, la campanella è suonata da più di cinque minuti, e quando esco vedo  le due squadre di football e alcune cheerleader tutti riuniti.
Dannazione, dannazione, dannazione!
Damian guarda Robinson come si guarda la merda, Jake invece ha un sorriso da iena che non promette nulla di buono. Il capitano della squadra della North blatera gesticolando.
-Ciao- dico gelida, fissando Robinson e mettendomi al fianco di Jake.
-Ecco qui, Calum, te l'ho detto che le hanno fatto il lavaggio del cervello- commenta acida Brigitte, osservandomi con una finta espressione dispiaciuta, aggrappandosi al braccio di Robinson. Alzo le sopracciglia, guardandola impassibile.
-E questa da dove ti è uscita, si può sapere?- chiedo apatica, inclinando leggermente la testa.
-Oh tesoro- si mette una mano sul cuore, squotendo la testa con fare melodrammatico -Vedrai, tornerai in te e capirai con chi hai a che fare- lancia a Damian e Jacob uno sguardo colmo di sdegno, che loro ricambiano volentieri.
-Siete entrati in una proprietà privata. Ne pagherete le conseguenze- Robinson ghigna malefico, facendomi accigliare -Non avrò quei dannati schemi, ma fidatevi, so correre ad altri metodi per sbattervi fuori dal campionato-
-Non so se hai vuoti di memoria, Robinson- intervengo annoiata, prima che i ragazzi accanto a me facciano disastri -Ma erano con me. Sono entrati in una proprietà privata con me- cerco di essere chiara, fissandolo senza emozioni -E giusto per preisare, l'idea di prendere gli schemi ideati da mio fratello per per impedirti di vincere senza averne il merito, è stata completamente mia. Figurati se ti lasciavo lo "000", capitano- continuo gelida, posando poi lo sguardo su Brigitte, alla quale passa un lampo di paura negli occhi, però è solo un attimo prima che mi guardi altezzosa.
Credo che fra poco non si azzarderà minimamente a guardarmi così.
-Sinceramente pensavo fossi più furba- commenta Bigitte, acida, guardandomi con occhi infuocati, poi fa un sorriso cattivo -Dio santo, un paio di scopate e ti fai lavare il cervello, sei ridicola- ride, non scalfendomi per niente. Mamma mia, se io sono ridicola, lei è proprio imbarazzante.
-Credo di avertelo già detto- ribatto facendo una smorfia infastidita -Non sono come te, tesoro, le persone non mi stanno accanto per delle scopate- spiego annoiata, alzando gli occhi al cielo -Forse per il mio portafoglio, ma per delle scopate no, non cado così in basso- faccio spallucce, poi porto lo sguardo su Robinson, lo sposto velocemente su Brown e lo riporto sul suo capitano -Visto che la conversazione è diventata alquanto imbarazzante per voi, chiarito il fatto che l'idea di prendere quegli schemi è stata mia, ti auguro buona fortuna per la partita e puoi tornartene a fanculo- non sorrido, sono davvero apatica in questo momento.
-Il tuo cognome può essere potente quanto vuoi, Thompson, ma il Preside che farà quando tutta la squadra lo minaccerà di andarsene dalla scuola?-
-Probabilmente festeggerà, visto la squadra di merda che siete diventati grazie a te, Robinson- commenta Damian, con un tono con il quale non l'ho mai sentito. Fa venire i brividi.
-Sai che posso fare al posto tuo, Scott?- ringhia furente il capitano della squadra della North -Posso comprare qualche fallo che non segnarelanno- fa un passo in avanti, guardando male Damian, che non rimane per niente intimorito -Sputerete sangue, e non c'è nulla che la vostra puttanella possa fare- Jake scatta in avanti ma mi metto in mezzo.
-Non fare il coglione, Jake- mormoro in modo che mi senta solo lui, e Damian, visto che ci è appicicato.
Devo pensare velocemente. Questo stupido mammut ci riuscirebbe davvero, a fare danni durante la partita. Danni grossi. So di cosa potrebbe esser capace, l'anno scorso proponeva a Chris certe cose...
Ad ogni modo, Chris voleva giocarsela equamente, in modo pulito. Ma lui no. Potrebbe fare cagate.
Agli occhi di tutti sono semplici amici, e già basta questo per evitare commenti taglienti su di loro quando sono in mia presenza, ma immagginate cosa succederebbe se sapessero che sono i miei fratellastri.
Potrebbe essere una scelta sbagliata. Starei mandando a fanculo tutto quel che io e Chris abbiamo fatto in questi anni: tenere la nostra vita privata segreta. Al sicuro.
Di sicuro è una scelta sbagliata, al 100%.
Starei facendo una minchiata.
-Non so quanto ti convenga, Robinson- dico lentamente, voltandomi verso di lui. Lui alza le sopracciglia, guardandomi con superiorità. Faccio un sorriso velenoso prima di continuare -Sono i miei fratellastri- cala il gelo, Calum sembra scioccato, così come Brigitte, che ridacchia istericamente, lancia un'occhiata nervosa a Jake e si passa una mano fra i capelli, portandoseli poi tutti in una spalla.
-Impossibile- starnazza con la sua voce fastidiosa, portandomi a fulminarla con lo sguardo.
-Tu devi solo tacere, Brigitte- ringhio, iniziando a sentire la rabbia -Ti avevo avvertita. Ti avevo detto fin dalla prima volta che sei entrata in casa mia di non azzardarti a parlare degli affari della mia famiglia. Ti avevo avvertita- lei fa un passo indietro, guardandomi con timore, e quasi si nasconde dietro al braccio di Robinson -Ho intenzione di ricambiare il favore- sibilo, guardandola con il fuoco negli occhi -Non vedo l'ora di vedere la tua esibizione, alla partita- sorrido cattiva, lei sobbalza e sbianca. Se ne va, corre via.
-Non so se hai capito, ad ogni modo, Robinson- riporto lo sguardo sul capitano della squadra dei North, diventando nuovamente fredda, di ghiaccio -Loro fanno parte della mia famiglia. Se crei problemi a loro, crei problemi alla mia famiglia. La tua stupida squadretta può minacciare di andarsene quanto vuoi, ma se mio padre interrompe i finanziamenti la scuola non perderà solo voi, ma tutti i fottuti studenti. E se questo non ti convince, io posso pagare dieci volte qualunque cifra tu mi metta davanti, ricordatelo- lui fa un passo indietro e io sorrido come una stronza -Consola la tua fidanzatina visto che sabato resterà sugli spalti a non fare nulla- lui mi guarda un'ultima volta, poi si gira e va via, dando una spallata a Dylan Brown.
La chiaccherata che ho fatto con l'allenatrice, stamattina, è stata molto persuasiva.
Si dileguano tutti abbastanza velocemente, io rimango per un attimo ferma, ad accusare il colpo che io stessa mi sono data.
Lo sapranno tutti nel giro di poco tempo. Chiunque. Un pezzo importante della mia vita privata.
Dannazione.
Per questi due idioti.
-Che credi di fare, eh?!- ringhia Damian, furente. Mi volto verso di lui, incazzata allo stesso modo e pronta allo scontro.
-Credi che a me abbia fatto piacere?!- sibilo infuriata, fulminandolo con lo sguardo -Credi che a me faccia piacere sbandierare a tutti la mia vita?! Eh, Damian!?- tuono stizzita -Dovresti ringraziarmi, perchè nessuno si mette contro i Thompson-
-Non me ne fotte nulla- ribatte lui con rabbia liquida, avvicinandosi in modo da essere a un palmo dal mio viso -Non voglio la tua pietá, stupida ragazzina viziata- gli do uno spintone, non vedendoci più dalla rabbia.
Stupido, stupido, stupido ingrato.
-Credi davvero che io l'abbia fatto per te!?- strillo fuori di me -L'ho fatto solo per tuo fratello, me ne frego di te, Scott- mi volto, decisa a tornarmene dentro l'istituto, ma la sua bocca, e cosa dice, mi fa rigirare.
-Ieri di certo non la pensavi così, o te ne sei scordata?!-
Scoppio a ridere, velenosa.
-Non ti degno nemmeno di una risposta- ribatto schifata -Buona vittoria sabato, è l'unica cosa che ti meriti- e vado via.

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now