Capitolo 13.

24.8K 575 3
                                    

Dio santo, ora gli lancio la gelatiera in faccia.
Jacob non la finisce di lamentarsi, è da un'ora che mi sta fracassando le oviaie: hanno rimandato, stranamente, la partita contro la North, per cui lui, con l'aggiunta del fratello, ha deciso di venire in casa mia a lagnarsi, poi ha deciso di fermarsi qui per pranzo perchè sto preparando il gelato e, a detta sua, è un suo sacrosanto diritto assaggiarlo.
Io, ovviamente, lo sto ignorando.
La porta principale si apre, segno che Rosa e Mojito sono rientrati. Mi pulisco velocemente le mani e corro ad aiutare Rosa a portare la spesa in cucina.
-Ciao tesoro- mi lascia un bacio sulla guancia, Mojito scodinzola un po' ai miei piedi e sale di sopra, andiamo in cucina, lei si blocca improvvisamente quando vede i due ragazzi seduti in cucina -Oh, non mi avevi detto che avevamo ospiti- i due si girano di scatto, io alzo gli occhi al cielo e poso le due buste piene di cibo nel tavolo della cucina.
-Perchè sono ospiti non graditi- rispondo tranquillamente, Rosa mi guarda malissimo e Jacob mi fa il verso -Sono i figli di Cristine, Rosa- spiego annoiata, togliendo gli alimenti dalle buste senza alzare lo sguardo.
-È un piacere conoscervi, signorini- dice Rosa dolcemente, posando la busta nel tavolo accanto alle mie -Vi preparo qualcosa per pr-
-No- la interrompo guardandola male -Per pranzo ci arrangiamo, tu vai da tua figlia-
-Ma..-
-Niente ma- rispondo decisa -Vai, sistemo tutto io- le do un bacio sulla guancia e la spingo via, lei saluta cortesemente i ragazzi, si raccomanda di non bruciare la casa e va a casa dalla figlia.
-È la governante?- chiede Jacob con un cipiglio in fronte, interrompendo per un attimo le sue assidue lamentele.
-Sì- rispondo accendendo la gelatiera, inizio a sistemare i prodotti comprati da Rosa.
-Wow- mormora stupito -Sembrate avere un bel rapporto- dice piano, osservandomi.
-Ha cresciuto me e Chris fin da piccoli- rispondo indifferente -Fa parte della famiglia- mi mordicchio le labbra e apro il frigo, inserendoci i prodotti che vanno dentro.
Mojito entra in cucina tutto scodinzolante, trotterella ai miei piedi e mi supera, ringhia un po' a Jacob, il quale borbotta qualcosa tipo "Cane idiota", poi va verso Damian e gli mette due zampe sulle sue gambe, segno che vuole essere preso in braccio. Damian mi guarda con un sopracciglio alzato, per un attimo attorno a me si ferma tutto e torno con la mente a quando siamo andati via dalla festa.
Non ci siamo parlati, non abbiamo fatto niente di niente, eppure...
Mojito piagnucola, distraendomi.
-Vuole essere preso in braccio- spiego piano, osservando il mio cagnolino.
-Non ci credo!- urla offeso Jacob -Sono io il più simpatico! E questo cane mi odia!- lancia un'occhiataccia a Damian, che stranamente ha davvero preso in braccio Mojito -TU ODI I CANI!- strilla scandalizzato.
-Mi sta simpatico solo per il nome- borbotta Damian, accarezzando Mojito, che sembra in preda a un attacco di felicità tanto sta scodinzolando.
Jacob sbuffa, si imbroncia e si alza dallo sgabello su cui era seduto, mi da un colpo per farmi spostare e apre il frigo, sempre con un broncio perfettamente visibile in faccia, prende con forza la bottiglia di succo di frutta e se ne versa un bicchiere, poi si gira verso di me, mi guarda malissimo, accentuando il broncio in modo incredibile.
-Non è colpa mia se stai antipatico al mio cane- dico annoiata.
-Io sto simpatico a tutti- e sbatte il piede sul pavimento. Alzo un sopracciglio, guardandolo come se fosse effettivamente stupido.
-A me di certo non stai simpatico- lui spalanca la bocca, mi guarda come se facessi schifo ed esce a passo di marcia dalla cucina, si butta sul divano come se fosse a casa sua e accende la tv. Faccio un grosso sospiro, lancio un'occhiata a Damian, che sta coccolando Mojito senza dire nulla, poi torno a sistemare gli alimenti, non prima di essermi tolta il grembiule con cui proteggevo i miei abiti, visto che non mi sono ancor cambiata da quando sono rientrata a casa.
Ho dovuto incontrarmi con la stylist che cura la copertina perchè mi ha chiesto alcune opinioni riguardanti, appunto, la copertina; siamo andate nel in un bar, tanto per non restare chiuse nel suo ufficio, e mi ha mostrato alcune bozze dal suo tablet. Viste le altissime temperature di oggi ho optato per dei pantaloncini neri e una maglietta scollata ma assolutamente non volgare se associata al tipo di reggiseno che sto usando.
-Quanti anni ha?- chiede Damian alle mie spalle, facendomi immobilizzare un attimo.
-Pochi mesi- rispondo dopo un po', versandomi un bicchiere di acqua gelata.
-Pochi mesi?- chiede scettico, io mi giro verso di lui, lo guardo per un attimo e punto lo sguardo su Mojito, che mi osserva tutto scodinzolante con la lingua fuori.
-L'ho preso un mesetto dopo la morte di Christopher- specifico gelida, bevendo poi un sorso di acqua; Mojito abbaia e fissa il mio bicchiere, io alzo gli occhi al cielo, guardo la ciotola dell'acqua, trovandola piena.
Certo, lui la vuole fresca.
Cane viziato.
Gliela cambio, mettendola fresca, lui si divincola dalle braccia di Damian, il quale lo lascia scendere in terra, e va, appunto, a bere l'acqua.
Il mio cellulare inizia e, con mia grande sorpresa, è mio zio a chiamare.
-Zio?-
-AMORE DI ZIO!- oh mamma mia, mi ha ucciso un timpano -Come stai, tesoro?-
-Bene?- mi esce a mo' di domanda mentre mi giro verso il ragazzo seduto davanti al tavolo -Come mai mi stai chiamando?- chiedo poi, osservando Damian che si alza e viene verso la cucina, apre il frigorifero e prende una bottiglia d'acqua -Che fai?- sussurro coprendo il microfono, lui mi guarda con sufficienza.
-Bevo acqua, forse?- risponde come se fossi stupida, lo guardo malissimo e bevo un altro sorso d'acqua mentre mi concentro su mio zio che sta blaterando qualcosa.
-... quindi ho deciso di venire a trovarvi- mi strozzo con l'acqua e incomincio a tossire come una scema, infatti Damian mi osserva stranito.
-Tu cosa!?- strillo posando il bicchiere. Jacob entra in cucina e cerca qualcosa da mangiare, poi si siede sul tavolo e mi osserva.
-Sto venendo a trovarvi!- da dove ne esce tutto questo entusiasmo?
-Ma tu non hai la squadra da allenare?- chiedo corrugando le sopracciglia. E cosí fa anche Jacob, che sembra fin troppo interessato alla mia conversazione, così come il fratello. Oh mio Dio, quando sapranno che mio zio è Tony Jenkins, uno dei più bravi e famosi allenatori del mondo, non so come reagiranno.
-Suvvia, per la famiglia c'è sempre tempo- borbotta allegro -Non vedo l'ora di arrivare!-
-Aspetta, aspetta!- lo interrompo, passandomi una mano fra i capelli -Stai venendo qui?-
--
-Quando?-
-Oggi!- mi spiaccico la mano in faccia. Perchè nella mia famiglia hanno tutti idee così stupide?
-Papà lo sa?- chiedo dubbiosa.
-Ovvio che non lo sa- ma ovvio, chissà perchè ho fatto una domanda così idiota. Prendo un grosso respiro e mi siedo in una sedia.
-Fammi sapere quando arrivi zio- ci salutiamo e quando chiudo la chiamata vorrei solo sbattere la testa al muro.
-Che succede?- chiede Jacob, anche se non sembra essere tanto interessato. Più che altro è interessato al cibo.
-Mio zio sta arrivando in città- rispondo con un sospiro.
-Fa l'allenatore?- chiede Damian stupito, io annuisco senza dire nulla -Che sport?- chiede di nuovo.
-Secondo te?- chiedo sarcastica, bevendo un altro sorso di acqua dal mio bicchiere.
-Football?- chiede Jacob stranito -Di che squadra?- ecco.
-Ha importanza?- chiedo nervosa, portando la mano alla catenella di Chris.
-Solo se non vuoi dirlo- Jacob fa spallucce -Su principessa, di che squadra?- fisso prima lui, poi il fratello maggiore.
-Oakland Riders- si immobilizzano tutti e due.
-Tu stai scherzando- dice Damian socchiudendo gli occhi e osservandomi, è maledettamente serio.
-Perchè dovrei?- sbotto irritata, lanciandogli un'occhiataccia.
-Perchè quel superficiale di tuo fratello si sarebbe vantato e stra-vantato di avere Tony Jenkins come zio?- chiede ironico Jacob. Divento di ghiaccio.
-Abbiamo già chiarito il fatto che mio fratello non sputtanava i fatti propri in giro- ringhio rabbiosa, qualcosa nello sguardo di Jacob cambia e diventa mortificato.
-Però a noi lo dici!- ringhia di rimando Damian, io sobbalzo come se mi avessero dato uno schiaffo.
Perchè a loro lo dico?
Perchè mi stanno portando a fidarmi di loro?
Perchè sto iniziando a tenerli in considerazione come qualcuno di famiglia?
-Siete i figli della compagna di mio padre, credi che prima o poi non sareste venuti a scoprirlo?- chiedo ridendo in modo tagliente -Mio padre vuole presentarlo a vostra madre, forse voi non sareste venuti alla cena perchè non ve ne frega un cazzo di nessuno, Tyler però sarebbe venuto e state sicuri che lui lo avrebbe riconosciuto. Ma forse non lo sapete proprio com'è fatto quel bambino e cosa sa del football, visto il rapporto di merda che avete anche con lui- visto? Sono brava a fare la stronza cattiva che non ha sentimenti. Schifosamente brava.
Vado via in preda al nervoso, salgo le scale con rabbia e sbatto la porta della mia camera.
Quel superficiale di tuo fratello.
Vaffanculo, siamo tutti bravi a giudicare.
Mi siedo sul letto e mi prendo la testa fra le mani, facendo un grosso respiro.
Vaffanculo.
Mi mordicchio le labbra, porto la mano sulla targhetta di Chris, chiudo gli occhi e mi concentro sul metallo freddo, cercando di uscire un attimo dalla realtà. Cercando di non cadere nell'ennesimo attacco di panico.
Sono tutti bravi a giudicare, Chris, e come faccio a difenderti? Come faccio a difenderti se sono debole?
Come faccio, fratellone?
Come faccio se ora mi sento dannatamente in colpa?
Come faccio?
Sento graffiare con delle unghiette la porta della mia camera e piagnucolare, così mi alzo con un grosso respiro e apro la porta, trovandoci davanti Mojito. Mi abbasso per prenderlo in braccio, lui, sempre piagnucolando, incomincia a leccarmi tutta la faccia, strappandomi un sorriso triste. Dal piano di sotto non proviene nessun suono.
Se ne sono andati.
Se ne vanno via tutti.
Con l'umore sotto zero scendo lentamente le scale, cercando di schivare la lingua viscida di Mojito, ma alla fine decido di metterlo in terra.
Sono stata una fottuta stronza.
Cazzo, non avrei dovuto toccare quel tasto. Non sono fatti miei. Il rapporto che hanno con il fratellino minore non è assolutamente affar mio.
Ma, al contrario di quel che pensavo, uno dei fratelli Scott è rimasto, e sembra voglia uccidermi appena entro in cucina. Mi blocco, deglutisco visibilmente e osservo in silenzio Damian, che mi guarda con uno sguardo a dir poco glaciale, mettendomi letteralmente i brividi.
<•>
-Sapete che si dice dei fratelli Scott?- chiede Luke con la bocca piena, buttato sul letto di Luke a mangiare una pizza come se fosse coricato in spiaggia. Io alzo gli occhi dal computer su cui sto abozzando la trama del mio primo libro e alzo un sopracciglio, aspettando che parli; mio fratello, invece, sembra a dir poco annoiato dall'argomento.
-E che si dice di quei due bastardi?- chiede Chris con fare, appunto, annoiato.
-Che si proteggono a qualunque costo- risponde con nonchalance, ingozzandosi poi con altro cibo -Se qualcuno fa del male a uno dei due, l'altro gli fa passare le pene dell'inferno. Stanno fianco a fianco nel bene e nel male, sono una fottuta squadra in ogni secondo e a nessuno conviene sfidarli- continua osservandoci -Sotto questo aspetto vi assomigliate molto, anche voi siete così-
<•>
-Ti piace proprio fare la lurida bastarda, eh!?- ringhia incazzato nero, venendomi incontro rabbioso, io non ci penso due volte a indietreggiare fino a toccare completamente la parete con la schiena; credo che neppure lui ci pensi due volte prima di imprigionarmi con il suo corpo.
E il mio, di corpo, viene scosso dai brividi.
E il suo, di corpo, è troppo vicino.
Il suo calore e il suo profumo mi destabilizzano. E forse i suoi occhi mi stanno lacerando dentro, mi stanno togliendo il respiro.
Ha gli occhi verde ghiaccio quasi trasparenti, eppure io riesco a scorgere solo buio, rabbia e oscurità.
Che nascondi, Damian? Cosa nascondi dietro tutto questa rabbia?
-A me non frega proprio un cazzo di quel che dici o pensi tu, Thompson, ma a mio fratello sì. E non ti devi minimamente azzardare a farlo soffrire. Tu non ti devi fottutamente impicciare negli affari della mia famiglia- ringhia, avvicinandosi al mio viso.
-Spostati immediatamente- e se lui è fuoco, io sono il gelo.
Mi costringo a non guardare le sue labbra, mi costringo a sembrare del tutto indifferente.
Damian ghigna malefico e si avvicina molto di più, i nostri petti sono del tutto appicciacati e io posso sentire benissimo il suo torace scolpito.
-Credi davvero che io...- sussurra suadente sulle mie labbra, sfiorandole, ma sempre senza spostare gli occhi dai miei -Possa prendere ordini da una ragazzina?- deglutisco e chiudo gli occhi, il mio cuore sta andando troppo veloce, sono sicura che lui possa sentirlo, il mio corpo sta reagendo alla sua vicinanza, al suo tocco, in modo che non mi piace. La tensione è palpabile.
-Spostati- la mia voce non esce tanto sicura, ma porto comunque le mani sul suo petto per fargli capire che deve allonatanarsi ora.
-E perchè mai?- il suo respiro caldo si infrange sulle mie labbra. La sua mano, posata accanto al mio viso sul muro, scende lentamente, mi sfiora il collo con le nocche, provocandomi dei brividi in tutto il corpo. Il mio respira notevolmente e io combatto contro me stessa per non rilasciare alcun tipo di suono.
Non riesco a muovermi.
Proprio non ci riesco.
Lui scende ancora più giù, mi sta semplicemente sfiorando il petto ma io sento il corpo andare a fuoco, mi sta facendo impazzire e non sono decisamente lucida, mi maledico per aver indossato una maglietta con questa scollatura, questa mattina, che mi lascia tutta la pelle scoperta.
-Smettila- soffio in un tono così poco imperativo che avrei fatto meglio a stare zitta.
Il suo ghigno malefico aumenta, non risponde, scende di poco, toccando con le nocche la pelle in mezzo ai miei seni, la sua mano sembra ustionarmi, i suoi occhi mi vogliono inghiottire ed è una cosa talmente intensa che rilascio un sospiro, maledicendomi subito dopo.
Forse è l'astinenza.
Sì, è decisamente l'astinenza.
La sua vicinanza, il suo tocco e il suo calore mi stanno mandando fuori di testa.
Poi di scatto si allontana, ma la sua mano resta vicina a me e racchiude fra le dita la medaglietta di Chris, la scruta attentamente, serio in viso.
-Stai lontano dagli affari miei e di mio fratello, o ti giuro che dovrai davvero combattere per qualcosa- mi guarda un ultima volta e va via, chiudendosi la porta d'ingresso alle spalle.
Scivolo lentamente per terra, fissando la parete davanti a me, o più che altro fisso il vuoto, solo il vuoto.
Cosa mi sta succedendo?

Un Porto Sicuro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora