Capitolo 46.

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I giorni passano come niente, e mi sembra di star vivendo... beh, non una favola, io e Damian abbiamo un rapporto troppo complicato per vivere in una favola, e poi andiamo, entrambi non potremmo mai creare, insieme, qualcosa di così noioso; di certo mi sembra di star vivendo uno dei periodi più intensi della mia vita, e sto vivendo qualcosa di bello, questo sì. 
Damian è una delle cose più belle, intense e profonde che mi siano mai capitate. 
Si chiama Cwtch. Una parola gallese ed è intraducibile in altre lingue. Significa l'abbraccio in cui ci sentiamo protetti, il posto sicuro che ci dà la persona che ci ama. E' un posto in cui niente ti turba, niente ti ferisce, niente può colpirti. E' u posto speciale, un posto unico che puoi trovare solo tra quelle braccia. Le braccia della persona che ami. 
Io l'ho guardato dormire, mentre mi stringeva fra le sue braccia come se temesse di perdermi da un momento all'altro, e mi è venuta in mente quella parola. E' stata una sensazione che si è insediata dentro in un attimo e si è protratta in tutta me stessa lentamente. E' stata una doccia calda, un bagno di consapevolezza. 
E... ho, diciamo, dovuto "anestetizzare" le paure che sono nate in me, ho dovuto "anestetizzare" il panico che tutte le cose non dette hanno creato nel mio cuore. Sono consapevole di star rimandando ciò che dovrà per forza accadere: mettere tutto sul tavolo, essere completamente, totalmente chiari, cristallini. 
Il fatto è che voglio essere egoista per un attimo e fregarmene di tutto. 
Io voglio lui oggi, domani e domani ancora, finché anche lui vorrà me. 
-Quindi...- Jake sbadiglia profondamente, senza mettere la mano sulla bocca -Che stai facendo?- continua annoiato, ignorando tranquillamente Caroline, che gli ha detto "non ci interessa vedere le tue tonsille, idiota". 
-Sta facendo le prove per la torta del compleanno di Scarlett- interviene Tyler, lanciandogli un'occhiataccia. 
-Non parlarmi con quel tono, ragazzino- Jake ricambia l'occhiataccia. 
-Io parlo come mi pare a chi si mangia le mie noccioline!- urla Tyler, furibondo, puntandogli il dito contro -Sei un ladro- strilla, dando inizio a una litigata in pieno stile "bimbi capricciosi"
-Perchè dobbiamo tenerceli noi, oggi?- si lamenta Caroline verso di me, sbucando da dietro il quadro che sta facendo: delle montagne e degli alberi visti da lontano, avvolti nella nebbia. 
-Cristine aveva bisogno che qualcuno badasse a Tyler- rispondo sospirando, mentre mescolo la crema di limone sul fornello. 
-Ma non credo che Jacob abbia bisogno di qualcuno che badi a lui. Quindi perchè è qui a creare scompiglio?- 
A dire il vero, guardando Jake che trattiene Tyler per la testa, scompigliandoli i capelli con il pugno, dopo che quest'ultimo ha cercato di dargli un calcio volante, credo proprio che anche Jacob abbia bisogno di essere controllato, quando è insieme a Ty.
-Non puoi farli smettere?- chiede mia sorella, sbuffando, a Damian, che alza svogliatamente gli occhi dagli schemi di football. 
-Non sono io il loro babysitter- risponde tranquillamente, portando lo sguardo sui fratelli, che continuano a lottare e strillare -Beh, non sanguinano ancora, no?- osserva, guardando con curiosità Tyler che cerca di morsicare le dita di Jake. 
-I miei timpani, invece, sanguinano eccome- 
-Va bene, va bene, bestiolina- acconsente annoiato Damian, visto che le litigate di Jake e Tyler non sono affatto una novità.
Caroline sorride sentendo il nomignolo e torna al suo quadro. Dopo alcuni minuti in cui la mia adorabile sorellina ha fatto un monologo pieno di minacce verso Damian, lei si è dimostrata assai contenta di Damian, e quest'ultimo altrettanto, visto che mi ripete in continuazione che Caroline è la mia mini fotocopia. Mia sorella è... beh, non so esattamente quale sia il termine adatto: non parla con Damian nello stesso modo in cui parla con Jake. E non è questione di tempo, confidenza o carattere; credo sia il modo in cui lei vede l'uno e l'altro. 
Non so spiegarlo bene, però devo ammettere che mi fa davvero piacere che entrambi vadano d'accordo l'uno con l'altra. 
Ad ogni modo, per tornare al presente, Damian si alza e afferra tranquillamente Tyler, sollevandolo da terra, che continua a scalciare. 
-Te ne pentirai!- strilla furibondo, verso Jake -Ti pentirai di avermi mangiato le noccioline! Me ne assicurerò personalmente!- si dibatte fra le braccia di Damian, cercando di liberarsi. 
-E come, nano da giardino, saltellandomi intorno?- ribatte Jake, facendogli smorfie e pernacchie. Tyler urla ancora e Damian lo porta in salotto, scoccando a Jake un'occhiata di rimprovero. Quest'ultimo mette il broncio e incrocia le braccia. 
Riprendo a cucinare le varie cose che devo fare per la torta di Scarlett e poco dopo i due fratelli tornano in cucina. 
-Damian mi porta allo zoo! E a te no! Ah! Mi porta allo zoo!- cantilena lentamente Tyler per far rosicare Jacob, saltellando verso il suo posto. Quest'ultimo, dimostrando di essere molto maturo, quando il piccolino è girato gli fa silenziosamente il verso, facendogli poi anche un gestaccio con il dito. 
Sia io che Caroline e Damian gli lanciamo occhiatacce, che lui ignora senza problemi. 
-Perchè vuoi fare la torta al limone?- mi chiede Caroline, osservando però Tyler, che si arrampica nel frigo per prendere la brioche piena di panna e fragole che gli ho preparato per colazione questa mattina. 
-Il limone sarà il sapore dominante, ma saranno presenti anche la vaniglia e la cannella- rispondo alla domanda di mia sorella, misurando la temperatura all'interno della pentola -Poi lei adora il gusto del limone, per cui è la scelta più logica- faccio spallucce, tornando a mescolare. 
-Che mangiamo per pranzo?- chiede Jacob -Io sto per morire di fame- si lamenta a gran voce, facendo alzare gli occhi al cielo a Caroline. 
-Ma tu non stai mai zitto?- gli chiede infatti, prima di tornare al suo dipinto. 
-E poi mancano ore all'orario per il pranzo- s'intromette Tyler con un'occhiataccia verso il fratello, mentre mangia la brioche e si sporca le labbra  di panna. 
-Io ho fame- ripete lui, come se questo chiarisse tutta la questione -Che dobbiamo mangiare?- questa volta lo chiede direttamente a me, guardandomi come se il fatto che lui abbia uno stomaco senza fondo sia tutta colpa mia. 
-Perchè lo stai chiedendo a me, precisamente?- 
-Perchè questa è casa tua?- domanda, retorico, scoccandomi l'ennesima occhiataccia -Noi siamo i tuoi ospiti!- indica se stesso, Damian e nuovamente se stesso.
-Ospiti che si sono auto-invitati- ribatto -Tra l'altro, non credo che gli ospiti siano così fastidiosi, Jake, per cui possiamo decisamente passare oltre queste formalità- 
-No che non possiamo!- esclama sconvolto -Altrimenti dovrei fare qualcosa io! E tu credi che abbia voglia di fare qualcosa, oggi? No! Sono venuto qui apposta!-   
Rosa, che stava per entrare in cucina, sente la mia risposta non propriamente carina e mi da un piccolo colpo sul braccio. 
-Ti ho insegnato questo linguaggio, signorina?! Non mi pare!- mi sgrida -Scusi il linguaggio, signorino Jacob, ogni tanto Charlene si scorda le buone maniere- 
-A Jacob non gliene frega nulla delle mie buone maniere!- strillo offesa -Lui è uno scaricatore di porto quando parla!- lo accuso, guadagnandomi un'altra occhiata di fuoco da Rosa. 
-E' un ospite, Charlene!- 
-Un ospite che nessuno ha invitato!- ribatto -E ormai è ridicolo definirlo ospite, per l'amor del cielo! E' mesi che mi rompe i cogl...- 
-Signorina, modera il linguaggio!- mi sgrida di nuovo, mettendosi le mani sui fianchi.
Caroline scoppia a ridere, ma si strozza con l'acqua che stava bevendo e incomincia a tossire, sotto lo sguardo accigliato di Tyler, tutto sporco di panna. 
Ore dopo, una volta mangiato il pranzo, per la gioia di Jake cucinato da Rosa, Caroline va nella sua camera per finire delle bozze e Jacob, invece, dopo le mie minacce, si dilegua a casa sua per finire i compiti. 
Ora Tyler, dopo aver studiato, sta guardando la televisione, io e Damian siamo al piano superiore, nella mia cabina armadio, e lui gironzola fra i miei vestiti, facendo commenti non richiesti che mi premuro di ignorare, mentre io mi stiro i capelli con la piastra seduta sul pavimento, di fronte allo specchio. 
Lo vedo fare un sorrisetto quando vede la sua maglia appesa, ma questa volta non commenta. 
-Non aprire quei cassetti- gli lancio un'occhiataccia attraverso lo specchio, finendo di stirare le ultime ciocche. 
-Perchè?- chiede ghignando, girandosi verso di me. 
-Perchè se lo fai ti spedisco fuori da questa stanza a calci- ribatto sorridendo a mia volta, spegnendo finalmente la piastra -DAMIAN!- urlo, schizzando verso di lui per chiudere il cassetto dell'intimo, che ha aperto ignorandomi completamente -VAI- gli straccio dalle mani il reggiseno -FUORI- chiudo con forza il cassetto -DI- lo spingo verso la porta, mentre lui ride -QUI!- gli sbatto la porta in faccia, lasciandolo a ridere fuori dalla stanza. 
-Dai, Darling, fammi entrare- si lamenta, fra una risata e l'altra, bussando. 
-Scordatelo!- dico da dietro la porta, sentendo il viso accaldarsi leggermente
Mi metto velocemente i jeans chiari, leggermente strappati, al posto del pigiama, indosso una maglia in raso nera, col pizzo nella scollatura, incastrandola nei jeans in modo che cada morbida. Prendo velocemente anche un cardigan in lana grigio chiaro, visto il vento che c'è, e la borsetta nera, metto gli scarponcini neri ai piedi e, dopo essermi fatta uno chignon veloce, esco finalmente dalla stanza. Lancio un'occhiataccia a Damian, tranquillamente seduto sul letto, poi scendo giù in salotto, dove Tyler guarda un film per ragazzi. 
-Sei pronto, piccoletto?- gli chiedo, sorridendogli.
-Siamo pronti?- domanda, mettendo in pausa il film. 
-Sì- risponde Damian dietro di me -Forza mocciosetto, andiamo allo zoo- gli scompiglia i capelli, poi gli sorride, guardandolo. 
E' la prima volta che lo vedo guardare Tyler in questo modo: come se fosse qualcosa di puro, speciale, inestimabile, da proteggere. 
Se dovessi mai spiegare l'amore, probabilmente parlerei di come lo guarda, del calore intenso dei suoi occhi. 
Una volta ho detto che Damian sta cercando la storia che ha dentro: probabilmente non l'ha trovata, ma ne sta scrivendo una nuova. 
Nella sua macchina fa intrecciare le nostre dita, posando le nostre mani sulla mia coscia: noto immediatamente il piccolo elastico nero al suo polso, quello che gli ho dato io. 
Bisogna far attenzione ai dettagli: sono quelli che ti tradiscono... o ti fanno innamorare. 
-Sembra felice- dico sorridendo, mentre seguiamo Tyler che corre da una parte all'altra per vedere gli animali. Damian non fa nemmeno a tempo a rispondere che il piccolino ci trascina entrambi a vedere i gorilla. 
Scoppio a ridere quando Tyler dice che uno di essi assomiglia a Damian, lui mi scocca un'occhiataccia e prende sulle spalle il fratellino, poi afferra la mia mano e insieme camminiamo nello zoo, in mezzo agli animali, accompagnati dai grandi sorrisi di Tyler. 
Guardiamo i leoni, le giraffe, gli elefanti, le zebre, poi ancora i canguri, i koala, i panda, i fenicotteri, infine andiamo nel tunnel sottomarino a vedere i pinguini, i vari pesci, i coccodrilli.
Per cena ordiniamo alla McDonald's e ci sediamo in un tavolino. Io e Damian ascoltiamo divertiti Tyler, che si lascia andare in una lungo commento della serata, elencando tutte le caratteristiche più impressionanti dei vari animali che abbiamo visto, però poi diventa stranamente silenzioso, quando legge una frase scritta sulla parete, tratta dal cartone "Le avventure di Peter Pan": "Non smettere di sognare, solo chi sogna può volare".
-Tutto ok, mocciosetto?- chiede Damian, preoccupato, osservando il fratellino. Lui sta zitto per alcuni secondi, fissando le sue patatine, poi fa un bel respiro, come se stesse cercando di accumulare il coraggio necessario per parlare. 
-Mi sono tornati l'incubi- dice pacato, alzando finalmente gli occhi su suo fratello. 
Per Damian è come ricevere una secchiata di acqua gelata. 
-Ti sono tornati l'incubi?- ripete con voce strozzata, come se non ci credesse davvero. Tyler annuisce lentamente, con una calma che non gli appartiene e che mai dovrebbe appartenere a un bambino.
Io, invece, sono decisamente in difficoltà: capisco che stanno parlando di qualcosa in particolare di cui io non sono a conoscenza, per cui non posso aiutare ne l'uno ne l'altro. 
-Non dirlo alla mamma, ti prego- mormora Ty, continuando a guardare Damian -Se sapesse che sogno nostro padre darebbe di matto- 
Credo che il mio cuore si sia fermato per un attimo. 
-Da quanto fai di nuovo incubi, Tyler?- domanda piano Damian, con evidenti sensi di colpa che gli incrinano la voce. 
Suo fratellino non risponde, invece abbassa gli occhi, e il ragazzo seduto accanto a me si gira di scatto nella mia direzione, guardandomi come se stesse per affogare, perchè come l'ho capito io, di certo l'ha capito lui: Tyler ha gli incubi da quando Damian ha sbottato quella volta a cena, contro sua madre. 
-Tesoro...- guardo Tyler, scegliendo attentamente con cura le parole da dire -Io non ho sofferto quello che hai sofferto tu, piccolino, e non mi permetterei mai di dirti come gestire il tuo dolore, ne ti posso dire che gli incubi passeranno, o che sono semplicemente sogni irreali, perchè sminuirei tutto quello che stai passando e non ne ho diritto- gli prendo la mano, e parlo in tono cauto, cercando in tutti i modi di dire le cose adatte e giuste alla situazione -Ti posso dire questo: la notte finisce, e con essa finisce il sonno, e quando ti sveglierai ci sarà sempre qualcuno accanto a te, qualcuno che varrà sempre più di tutta la paura che hai provato-
Il piccolino alza gli occhi, che sono lucidi, tira su col naso e annuisce, circondandomi poi il collo con le braccia. Da sopra la testa di Tyler, osservo Damian, e tutte le emozioni che leggo nei suoi occhi si possono racchiudere semplicemente nella parola che mima con le labbra: "Grazie."
-Sai, piccolino, esiste una leggenda, della cultura dei Cheyenne, nativi americani che popolano le Grandi Pianure: la leggenda dell'acchiappasogni.- dico sorridendogli dolcemente, accarezzandogli il viso -Si racconta che, molto tempo prima che arrivasse l'uomo bianco, in un villaggio Cheyenne viveva una bambina il cui nome era Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse alla madre, Ultimo Sospiro della Sera: "quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finché non arrivi tu, leggera come il vento e lo cacci via. Ma non capisco cosa sia tutto questo".
Con grande amore materno Ultimo Sospiro della Sera rassicurò la piccola dicendole: "le cose che vedi di notte si chiamano sogni e l'uccello nero che arriva è soltanto un'ombra che viene a salvarti".
Nuvola fresca rispose: "ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone".
Allora la saggia madre, sapeva che in cuor suo sarebbe stato ingiusto chiudere la porta alla paura della sua bimba, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte, poi diede all'oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bambina, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli.
Ultimo Sospiro della Sera costruì tanti acchiappasogni e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio Cheyenne. Man mano che i bambini crescevano abbellivano il loro acchiappasogni con oggetti a loro cari e il potere magico cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro.
Ogni Cheyenne conserva il suo acchiappasogni per tutta la vita, come oggetto sacro portatore di forza e saggezza.
Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli Indiani costruiscono un acchiappasogni e lo collocano sopra la sua culla. Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l'universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno.
Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà. Se si tratterà di sogni positivi, l'acchiappasogni li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare. Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli.-
Quando Damian lo porta dentro casa di Cristine, Tyler dorme profondamente fra le braccia di suo fratello maggiore. 
-Com'è andata?- chiede a bassa voce Cristine, abbracciandomi. 
-Tutto ok. Si è divertito tantissimo- rispondo, mentre Damian porta Ty  nella sua cameretta -Perchè Jake è qui?- chiedo, guardando il mio fratellastro che dorme sul divano, con la bocca aperta, russando e sbavando. 
-Cerca di scappare da te, a quanto ho capito. Ha creato schemi e tattiche tutto il giorno e non ha mantenuto una promessa che ti ha fatto- spiega Cristine, divertita.
Questo idiota non ha fatto i compiti e non ha nemmeno studiato, fantastico. 
-Domani mattina digli che quando si ritroverà all'ultimo a dover fare tutto non dovrà pregarmi di aiutarlo, va bene?- 
-Proprio non gli piace la scuola, eh?- mormora, guardando Jake -Ha il football nel cuore, non c'è nulla da fare- 
-E ha talento e passione- dico, facendo un leggero sorriso -Lo diceva sempre Chris- ammetto, giocherellando con la catenella. Cristine sorride dolcemente, passandomi una mano sul braccio. 
-E' stato un giorno fortunato per i miei figli quando sei entrata nella loro vita, Charlene
-La fortuna è stata mia, Cristine- ammetto sincera -Damian e Jake sono davvero molto importanti per me-
Lei mi da una carezza al viso, poi torna in cucina, lasciandomi libera di raggiungere Damian: lo vedo seduto sul letto di Ty, e sta appendendo l'acchiappa sogni che gli abbiamo comprato alla testiera del letto. 
Damian è turbato da quando il fratellino ha parlato dei suoi incubi: si sente in colpa. 
Vorrei aiutarlo. Sto qui, e lo guardo darsi ancora la colpa di tutto dopo che ha sofferto per tutta la vita, lo vedo darsi ancora la cazzo di colpa di tutto dopo che l'ho visto cercare di distruggersi da solo per un dolore e per un odio troppo grande che nessuno sarebbe capace di gestire da solo
E mi fa così incazzare, perchè vorrei solo vederlo respirare, quando lui sta combattendo da sempre contro se stesso.
Una volta tornati a casa sua mi presta una felpa per dormire, visto che in questi giorni sta facendo più fresco del solito, e si siede sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera, poi passa le mani sul volto con fare frustrato. 
Ha la stanchezza di un uomo che porta sulle spalle tutto il peso dei suoi sbagli. 
-Ehi- dico piano, sedendomi vicino a lui -Damian?- 
-Mh?- alza gli occhi su di me, inespressivo. 
-Mh?- chiedo di rimando, abbozzando un sorrisetto -Andiamo, che razza di riposta è "mh"?- gli do un colpo sulla spalla, facendogli alzare gli occhi al cielo. Sbuffando, mi trascina a cavalcioni sulle sue gambe, mettendo le mani sui miei fianchi. 
-Ciao- sussurra, guardandomi con la testa inclinata.  
-Ciao- sorrido dolcemente, scostandogli i capelli dal viso. Lui posa la mano sulla mia, messa sulla sua guancia, e chiude gli occhi, sospirando -Non è colpa tua- mormoro, osservandolo preoccupata. Lui fa una smorfia, senza aprire gli occhi ne rispondere -Damian, credi che gli incubi non gli sarebbero tornati, una volta saputo che il padre è uscito dalla prigione? Tu hai di certo sbagliato il modo, questo è evidente, ma certi traumi del passato tornano anche con i sussurri
-Sono stati tutti male a causa mia- scuote la testa, con la voce che gli trema -Tu, Tyler, la mamma, Jake... siete stati tutti male a causa mia. Avete sofferto. Tu hai sofferto tanto a causa mia. E il senso di colpa, per quanto ci provi, mi sta soffocando- 
-Damian, io sono qui perchè ne vale la pena- dico decisa -Io sono qui, ti sto tenendo la mano e non me ne vado. Io sono qui perchè gli occhi che cerco nella folla sono i tuoi. Io sono qui perchè, nonostante tutto, quando si parla di te, il mio cuore fa rumore e la mia anima trema. Damian non puoi tornare indietro. Non puoi cambiare il passato. Ma andare avanti è possibile, rimediare agli errori è possibile e tu... Tu non vedi come guardi Tyler e Jake, non vedi come loro guardano te. Hai già posto rimedio, non lo capisci? Tu hai restituito loro il fratello che amano, e credimi, credimi Damian, non c'è azione più bella di questa- 

Outfit di Charlene:

Quadro di Caroline:

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Quadro di Caroline:

Quadro di Caroline:

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