Capitolo 49.

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 "Il piccolo Starbucks, la libreria. Tu mi hai portato nei tuoi posti felici. Ora io devo portarti nel mio"
Mi sono svegliata con questa frase, questa mattina, ed è stato il miglior "buongiorno" che io potessi avere. 
Nel suo posto felice.
Con indosso un vestito in raso celeste-grigio, abbinato a una cinta nera e degli scarponcini eleganti, i capelli lasciati cadere in dei boccoli naturali, mi affretto a raggiungerlo in macchina.
Ha portato la macchina fotografica, posata nei sedili posteriori, e lo osservo mentre guida, ma non sembra nervoso. Non sembra nervoso di mostrare a me una cosa così importante. 
Quando finalmente arriviamo, capisco che siamo in un piccolo paesino dall'aria antica, costruito praticamente sulla costa.
-Quando siamo arrivati in città la prima volta, dopo l'incarcerazione di mio padre...- mi racconta piano, prendendomi la mano per incamminarci lungo le piccole vie -Sono scappato di casa per una settimana- ammette con una smorfia, prendendomi del tutto di sorpresa. 
-Sei scappato di casa?- chiedo a mezza voce, scioccata. Lui annuisce, conducendomi in un'altra via. 
-Non ne vado fiero. Non ho mai visto mia madre così disperata e fuori di se'. Mi ricordo ancora lo schiaffo che mi ha dato, ed è stato l'unico che mi abbia mai dato- ribatte, facendo un mezzo sorriso -Però ho scoperto questo posto- continua -Da allora vengo qui ogni anno. Non ho mai portato nessuno con me, per cui, bellissima, ritieniti onorata- sorride contento e mette un braccio attorno al mio collo, afferrando la mia mano con la sua.
 -Onoratissima- rispondo divertita, appoggiando la fronte alla sua spalla, mentre mi lascio condurre. 
Tutto qui è costruito in pietra, in cui si arrampica la vegetazione, riprendendosi tanto poco rispetto a quello che l'uomo gli ha rubato.  
Si sentono i bambini cantare le canzoni popolari, vediamo vecchie signore che parlano fra di loro, le donne che ridono mentre stendono il bucato, balconi da cui pendono i fiori, bancarelle, piccoli negozietti locali. 
-Ok, ora devo farti conoscere una persona- mormora, giocherellando con le mie dita con le sue. Gli lancio un'occhiata dubbiosa, ma lui ne approfitta soltanto per rubarmi un bacio, sorridendo.
-Non mi piacciono tantissimo le sorprese- lo informo, nervosa. 
-Perchè sei una piccola maniaca del controllo, ne sono consapevole- cantilena divertito, alzando gli occhi al cielo -Ma io amo rompere e stravolgere le tue regole, Darling. E amo quando tu rompi e stravolgi il mio caos
Lui lo ama. 
Come si chiama quell'emozione di quando tremi e non hai freddo?
Mi porta in un vicolo in discesa, che, guardando meglio, scopro con meraviglia finisce letteralmente sul mare: in un punto c'è il pavimento in pietra, e subito dopo, alla stessa altezza, c'è l'acqua. Seduta su una panchina c'è un'anziana signora che si gode la brezza marina, con gli occhi chiusi, e Damian mi trascina proprio lì, sorprendentemente. 
-Emelda- dice il mio ragazzo ad alta voce, facendo girare la donna, che apre gli occhi, e quel che vedo mi spezza il cuore, lasciandomi ammutolita: è cieca. Ma questo passa in secondo piano quando vedo il sorriso che le illumina il viso. 
-Damian?- domanda, senza purtroppo guardare nulla in particolare. 
Damian si abbassa sulle ginocchia davanti a lei, sorridendo di rimando. 
-Sono io- risponde, portando le mani di Emelda sul suo viso. La signora trattiene il respiro con fare scioccato, studiando i lineamenti di Damian tramite il tatto. 
-Oh, figliolo, tu sei cresciuto dall'ultima volta che hai fatto visita al mio anziano cuore- sospira, scuotendo il viso. 
-Ci sono state davvero tante cose che mi hanno tenuto impegnato. Perdonami- Damian sorride divertito, guardando la signora con un affetto che mi sconvolge del tutto -Ti ho portato una persona, Emelda, davvero tanto importante per me. Ha completamente travolto la mia vita. Vorrei che tu la conoscessi- 
"Ha completamente travolto la mia vita"
-Salve- dico piano, nervosa, sedendomi nella panchina accanto a lei, mentre invece Damian si siede su una sedia all'incontrario, appoggiando le braccia sulla spalliera mentre ci osserva.
-Salve a te, signorina- volta il viso verso di me, sorridendomi dolcemente.
-Lei è Charlene, Emelda, la mia fidanzata- mi presenta Damian -Charlene, Emelda è la donna che si è presa cura di me quella settimana in cui sono scappato di casa- 
-E' un immenso piacere conoscerti, Charlene- mi prende le mani, stringendole, poi le sposta sulle mie braccia, e sul viso. E' questo l'unico modo che ha per vedermi.  
-Il piacere è mio- rispondo piano, senza sottrarmi. 
-Come stai, Emelda?- domanda Damian, con un sorriso dolce sul viso, e io sono sconvolta.
Decisamente sconvolta. 
Questa donna è tanto, tanto importante per lui, è così chiaro. E mi ha intenzionalmente portato qui per farmela conoscere. 
-La vecchiaia sta avendo le sue conseguenze, lo sai bene- sospira Emelda, sorridendo -Ma parlami di te, figliolo. Questa vecchia ha bisogno di sentire cose belle- 
-Sto provando a sistemare il rapporto con mia madre- la informa. 
-Ed era anche ora- ribatte decisa lei, e credo che se potesse avrebbe scoccato un'occhiata malevola a Damian -Tua madre ha penato tanto, ragazzino, anche senza che tu le mettessi altre preoccupazioni sulle spalle- il mio ragazzo sorride divertito -Spero che tu stia mettendo la testa a posto, figliolo- continua con severità. 
-Certo che lo sto facendo, altrimenti la signorina qui presente mi bacchetta senza pensarci due volte- 
-Benissimo- esclama risoluta, annuendo nella mia direzione -Non avere scrupoli nell'avere un tono deciso quando questo signorotto si scorda le buone maniere. E non fatti mettere mai i piedi in testa, da nessuno.- 
Damian sbuffa sarcastico. 
-Charlene è l'ultima persona al mondo a cui puoi mettere i piedi in testa, Emelda- la informa, inclinando la testa per osservarmi.
-Così deve essere. Le femministe non hanno lottato anni e anni per vedere ragazze sottomesse, come non vorrebbero mai vedere un uomo sottomesso. Il femminismo si batte per la parità, per l'uguaglianza, per un mondo in cui nessuno sia inferiore a nessuno, per mondo di libertà dai pregiudizi, radicati nel patriarcato maschilista che è sovrano dalla creazione del mondo. Non si dice forse che Eva sia stata creata dalla costola di Adamo?- sbuffa indignata, scuotendo la testa -Anni che combatto per uccidere gli stereotipi. Nelle strade a protestare ero in prima fila, io, combattendo per "uguali diritti", combattendo contro il volere di mia madre stessa- dice piena d'orgoglio -Mi ricordo ancora lo striscione che io e la mia più cara amica avevamo preparato: "Non siamo macchine per la riproduzione, ma donne in lotta per la rivoluzione"-
E mi vengono i brividi, davvero, perchè la voce le trema per l'emozione, nonostante siano passati anni. Perchè lottare per ciò che è giusto è meraviglioso, intenso, indelebile. 
-Sai, io inizialmente ho fatto lo stronzo con Charlene- dice Damian, abbozzando un sorrisetto divertito -Lei però è stata stronza il doppio-
-Raccontatemi, figlioli: come vi siete conosciuti?- domanda Emelda, sorridendo.
-Charlene è la figlia del compagno di mia madre, Emelda- spiega Damian, tranquillo -La sorella di Christopher Thompson- 
-Oh- mormora Emelda -Sono addolorata per la tua perdita, figliola- mi stringe le mani fra le sua, il viso che esprime tutta la tristezza che i suoi occhi vacui non possono mostrarmi -Ho pregato qualunque dio potesse accogliere la sua anima e farla riposare in pace- 
-La ringrazio- ribatto, facendo un lieve sorriso che lei non può vedere. 
-Ad ogni modo, la vostra storia com'è cominciata?- domanda ancora, cercando di riportare la conversazione in temi più leggeri.
-Attrazione fisica- osservo -Forse anche un po' mentale, ma semplicemente perchè eri intrigante, non montarti la testa. Detto con tutto il rispetto: eri, mi perdoni il termine signora, un coglione- sorrido divertita verso Damian, che alza gli occhi al cielo e scuote la testa, ghignando.
-E ora?- domanda lui, ammiccando. 
-Probabilmente lo sei anche ora- rido, alzando le spalle -Però mi piaci un po' di più di allora- 
-Lo spero proprio- ribatte Damian -Il primo giorno di scuola avevi tutta l'aria di volermi sputare in faccia- 
-Se non fosse stato un gesto maleducato e di cattivo gusto, forse- ammetto, e lui mi manda un bacio volante, facendomi l'occhiolino. 
-Sei cambiato, figliolo- osserva piano Emelda -Non sento più la tristezza che sentivo un tempo nella tua voce. Il merito è della splendida ragazza che hai accanto?- 
Damian mi guarda e sorride, e gli brillano gli occhi, forse anche un po' il cuore. 
-Sì- 
-Il potere sta nella responsabilità. Nel momento in cui comprendiamo di essere gli unici responsabili della nostra vita acquisiamo il potere di cambiarla- intervengo, osservandolo con un sorriso -Quello che stai costruendo è merito tuo e tuo soltanto, di nessun altro, Damian- 
-Ogni cambiamento è preceduto dal caos, figlioli- sospira Emelda, facendo un vago e stanco sorriso -Una antica leggenda greca racconta che ciascuno di noi porta dentro di se un miracolo e la vita non è altro che una continua ricerca della persona a cui destinarlo. Non è incantevole, nel corso della nostra lunga esistenza, pensare di essere il piccolo grande miracolo di qualcuno?
E a me sicuramente brillano gli occhi, il cuore, e l'anima.
Salutiamo Emelda con un abbraccio, promettendole di ritornare presto a farle visita, poi Damian decide di portarmi in un altro posto, una piccola libreria: gli interni sono tutti neri, dal soffitto, agli scaffali fino al pavimento, ma stranamente non è una vista pesante, tutt'altro, da uno stile moderno molto carino. Al pavimento sono appesi dei libri, dettaglio alquanto strano a dire il vero, ma poi leggo un piccolo cartellino appeso alla parete, che recita:
"Avvisiamo i nostri fedeli clienti che nessun libro è stato maltrattato per creare le decorazioni sul soffitto, al contrario abbiamo salvato i nostri cari amici inanimati da chi ha reputato che la storia che raccontavano fosse indegna di presenziare nei loro scaffali."
Mi avvicino incuriosita a uno scaffale pieno di libri incartati con una carta color cartone e chiusi con dello spago del medesimo colore, a cui poi è appeso un sacchetto semitrasparente pieno di... mini cactus? Leggo anche il cartello posto sopra lo scaffale: 
"Libri al buio, accetti il rischio? Non farti ingannare dalla copertina, lasciati incuriosire da poche, brevi parole. In omaggio, per stare più in armonia con la natura, piccoli esemplari di cactus, ognuno dei loro piccoli vasetti, che ti terranno compagnia durante la lettura."
Faccio scorrere le dita lungo tutte le copertine, e mi soffermo sulle tre parole che mi colpiscono di più: "IntensoStruggente. Profondo."
Prendo in mano quel libro, sfiorando con le dita la carta che lo avvolge, ma vengo distratta da della musica di violino, proveniente da fuori la libreria. Alzo lo sguardo sull'ingresso: trovo un violinista che suona, due signori anziani che ballano, con dei sorrisi pieni di amore sulle labbra, e Damian.
Trovo Damian, che li fotografa, concentrato, come se volesse imprimere tutta la loro gioia nella foto. Come se al mondo non ci fosse nient'altro di più importante che rendere vera quell'immagine. 
Meraki: far qualcosa con passione, mettere amore e creatività in ciò che si compie; essenza di noi stessi. 
Il posto in cui mi porta dopo la libreria... beh, mi toglie il fiato. 
Passando da una porta in legno abbastanza antica, messa su una parete di pietra, scendiamo delle scale, che atterrano direttamente su una piccola spiaggia, a pochi passi dal mare; se guardi poco più avanti, la prima cosa che ti salta alla vista è un'altalena in mezzo all'acqua. 
Il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia si mischia a quello del vento, e al rumore che esso produce quando fruscia fra le foglie degli alberi, e si aggiunge inoltre a quello degli uccelli che cinguettano, e vi giuro, non so perchè, però mi batte forte il cuore. 
Mi abbraccio il busto, camminando nella sabbia, il vento fra i capelli.
Sapete quei luoghi che ti rapiscono, che ti entrano nel petto senza avvisa, quelli che restano, che resistono, che si impregnano di vita? Quei luoghi che sono più di un posto.
Il sole sta tramontando oltre l'acqua, io mi passo una mano fra i capelli, facendo una coda morbida, poi mi giro verso Damian, e proprio in quel momento... lui mi fa una foto. 
Lui sorride, abbassando la fotocamera, e inclina la testa, guardandomi dolcemente -Sei bellissima, Darling-
Ci sono ricordi che occupano spazio. Potrà accadere di tutto fra me e lui, la nostra storia potrà finire anche domani, anche nel peggiore dei modi, ma io l'ho visto poche volte, lui, come oggi. Oggi, ogni secondi di ogni minuto, di ogni attimo... il ricordo di oggi, nel mio cuore, nella mia memoria, occuperà spazio. 
-Vengo qui da anni, per sfuggire alle persone- dice dopo un po', rompendo il silenzio, quando siamo seduti sulla sabbia, l'uno di fronte all'altro -Sono venuto qui dopo l'incidente di tuo fratello e mia sorella. Sono venuto qui quando mi sono accorto di provare qualcosa per te. Quando mi hai detto quelle parole al parco...- fa una smorfia, guardando il mare -E sono qui ora. Con te- si volta verso di me, osservandomi attentamente -Venivo qui da solo, perchè non volevo dare in pasto i miei smarrimenti a nessuno- 
Ma ci sono io. Mi ha portato con lui. 
-E ora sei smarrito?- chiedo calma, osservandolo di rimando. Damian mi studia ancora per alcuni secondi, in silenzio, poi annuisce lentamente prima di alzare gli occhi il cielo, ormai color rosso intenso. 
-Sono smarrito perchè non so che strada scegliere- mormora -Egoisticamente, vorrei non dover mai scegliere, ma devo farlo, perchè è giusto, ed è l'unica via per andare avanti. Ma non ho idea di cosa mi aspetta alla fine del sentiero, e ne sono spaventato più di quanto io sia stato spaventato in tutta la mia vita- 
-Perchè?- chiedo, con la voce leggermente tremante. 
-Perchè dovrei fare i conti con me stesso- si passa le mani sul viso, frustrato -Qui nessuno può vedermi. E' semplice fare finta di nulla. E' facile ignorare. Ma non basta più. Non basta più, e non posso andare avanti
-Come mai sei così legato ad Emelda?- domando piano, cercando di capire.
-Mi ha accolto- sospira Damian, riportando il suo sguardo su di me -Quando ero un ragazzino pieno di odio e rabbia. Lei mi ha accolto nonostante avesse mille ragioni per non farlo. Ogni giorno in cui stavo con lei mi chiedeva: "Come stai?". Io, puntualmente, davo sempre la stessa risposta: "Bene". "No, non è vero. Non stai bene, ma passerà. Passerà tutto." mi rispondeva- fa un mezzo sorriso, privo di qualsiasi felicità -L'ultima volta che sono venuto le ho risposto che stavo male- sembra dirlo più a se stesso che a me -Stavo male, l'ho detto ad alta voce, e stavo comunque male. Poi sono tornato a casa
-E la libreria?- 
-Quei signori che hai visto ballare vanno lì ogni anno, perchè è lì che si sono conosciuti, e innamorati. Tornano lì ogni anno, per festeggiare il giorno in cui si sono visti per la prima volta, che è lo stesso in cui, un paio di anni dopo, hanno celebrato il loro matrimonio. Quando li ho visti ballare per la prima volta ho desiderato avere una macchina fotografica. E' grazie a loro se ora ho quella- indica la fotocamera, accuratamente posata su una roccia piatta a un metro da noi -La donna ha detto che lui non ha mai smesso di guardarla con lo stesso amore che aveva negli occhi mentre pronunciava il suo "sì". Ed è vero- sussurra, osservando le nostre dita incastrate per poi osservare me -In tutti questi anni lui la guarda, e io capisco quanto sia forte l'amore
Al rientro guido io, visto che lui ha guidato già per un bel po' all'andata, e nel mentre sfoglia il libro che ho comprato in libreria. 
-E' carino?- domando, attenta però a guardare la strada. 
-E' una raccolta di poesie che lo spirito di un uomo dedica alla moglie ancora in vita- mi spiega, sfogliando le pagine -C'è anche il Sonetto 116, di William Shakespeare: 
"Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento,
o tende a svanire quando l'altro s'allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella-guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza..."-
-"Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio.
Se questo è errore e mi sarà provato,
Io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato."- concludo, facendo un sorriso -Lo conosco. E' splendido-
-Lo conosci?- chiede stupito, voltandosi a guardarmi -Leggi Shakespeare?-
-Sai, i lettori possono non essere scrittori, ma gli scrittori non possono non essere lettori- spiego, mettendo la freccia per voltare a sinistra. 
-E' uno scioglilingua?- domanda, tornando a fissare il libro, ma viene poi distratto dalla notifica del mio cellulare. 
-Mi puoi dire chi è?- chiedo, pensando a mia sorellina, che oggi non dorme da me. Damian prende il cellulare e sblocca con la password, andando nei messaggi. 
-Mio fratello- parla Damian -Dice che ha comprato un puzzle da 1500 pezzi in cui è rappresentata la faccia di un lama. Ha detto di assemblarlo che lo vuole appendere in camera sua, in memoria del lama che tu non gli hai regalato- mi informa, e con la coda dell'occhio vedo che sghignazza divertito.
Mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo perchè sto guidando. 
-Ignoralo- gli dico tranquilla, mentre lui fa scorrere i messaggi fra me e il fratello. 
-La vostra chat contiene quasi soltanto i suoi messaggi dove sclera per tutto- osserva -Tu lo ignori e lui continua a scriverti imperterrito- 
-E' tuo fratello, mica il mio- commento sorridendo -Dovresti dirmi tu se è caduto dalle scale da piccolino- 
-Perchè stava guardando "Barbie la principessa e la povera"?- domanda curioso, vedendo una foto che il fratello mi ha mandato, in cui aveva una maschera sul viso, popcorn e il cartone alla televisione. 
La mia risposta viene interrotta dal vocale che fa partire, in cui Jake stava cantando la canzone delle due protagoniste quando si incontrano. Vocale che, tanto per dire, quell'idiota ha deciso di mettermi come suoneria della sveglia. 
Arriviamo a casa mia che ormai il cielo è buio. 
Mi scatta una foto anche mentre sono al pianoforte, e una anche mentre lo guardo, con i capelli tutti sul volto. 
-Chiudi gli occhi- mi dice. 
Lo guardo. Poi chiudo gli occhi.
Mi guida verso qualcosa, con le mani sopra il mio viso per essere sicuro che io non veda nulla, poi mi fa sedere, lo capisco subito, sul letto di camera mia. Lui è dietro di me, quando toglie le mani dai miei occhi. 
Sulle coperte c'è una scatolina nera.
Le mie mani quasi tremano quando apro la scatola. 
Sono innamorata? 
Guardo incredula quello che ho fra le mani: una rosa bianca stabilizzata. 
Una rosa bianca eterna
Mi volto verso di lui, e gli porto la sua mano sul mio cuore. 
Bum. Bum. Bum. 
Poi lui mi guarda, e mi spoglia, non solo dei vestiti, ma di tutte le insicurezze, dei silenzi, mi spoglia della pelle, del sangue, della carne, fino ad arrivare all'essenza di ogni cosa. I nostri corpi si uniscono e la mia anima... la mia anima riconosce la sua, inevitabilmente, profondamente, intensamente. 
Lo guardo sopra di me, gli sfioro il viso, i capelli, il corpo che brucia contro il mio. Gli occhi. E' possibile sfiorare gli occhi? Anche se, in realtà, i nostri sembrano volersi fondere l'un l'altro. 
Sì, sono innamorata. 

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now