Capitolo 19.

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-Merda, merda, merda!- strillo battendo i pugni sulla porta di casa, Mojito abbaia contento, scodinzolando. Scivolo lentamente sulla porta, osservandolo mentre fa le feste senza un motivo preciso. Mi passo le mani fra i capelli, incredula.
Come ho fatto a scordarmi le chiavi di casa dentro? Dannazione!
Sono uscita per far fare una passeggiata a Mojito però mi sono scordata le chiavi dentro; Rosa è partita dalla figlia, mio padre è fuori città con Cristine e Tyler. Morale della favola: sono chiusa fuori casa e ormai è tardissimo
Vaffanculo.
-Cazzo- mormoro con le mani fra i capelli. Devo pensare a una soluzione.
Mio padre avrà lasciato chiavi a casa di Cristine?
Incomincio a pregare mentre chiamo papà, però non risponde. Non risponde neppure Cristine. Provo di nuovo, chiamo entrambi. Mi trattengo dall'urlare quando risponde per l'ennesima volta la segreteria.
Jake! Jake avrà di certo le chiavi di casa di Cristine, posso andare un attimo e cercarle, poi se proprio non le trovo cercherò una soluzione.
Chiamo lui, e fortunatament risponde.
-Jake, dimmi che hai le chiavi di casa di tua madre- piagnucolo disperata, senza nemmeno dargli il tempo di salutare.
-Ciao anche a te, mia amata principessa, io sto benissimo, grazie di averlo chiesto- risponde ironico, io alzo gli occhi al cielo, facendo una smorfia.
-Ciao Jake, come stai? Tutto bene? Ottimo. Ora mi puoi dire se hai le chiavi di casa di tua madre?-
-Sono fuori città, principessa, le ho con me- risponde -Come mai le vuoi?-
-Come mai sei fuori città?- chiedo stranita corrugando le sopracciglia -Non hai scuola?- chiedo duramente, lo sento sbuffare.
-Non fare la mammina, principessa. Piccola pausa relax, torno per la partita- ribatte -Quindi come mai vuoi le chiavi?-
-Nulla, lascia perdere- sospiro, passandomi le mani fra i capelli. Adesso che cazzo faccio? Fisso Mojito come se lui potesse darmi la soluzione a questo problema.
-Prova ad andare a casa, c'è Damian. Lui di certo ha le sue, principessa- mi informa Jake -Ora devo andare, scrivimi se c'è qualche problema, va bene?- sorrido lievemente. Si sta preoccupando.
-Grazie Jaky-
-Sì, ti voglio bene anche io, principessa, lo sai- ribatte lui, in un tono davvero dolce -Ci sentiamo dopo, cercate di non uccidervi, ci tengo ancora ad avere i miei fratelli  quando torno- e con questo chiude la chiamata. Sorrido, mordendomi le labbra.
I miei fratelli. Quindi mi considera parte della famiglia?
Dovrebbe darmi fastidio: mi ha appena definita una sorella. Dovrebbe semplicemente darmi fastidio, dovrei considerarlo un'offesa, come se lui stesse cercando di prendere il suo posto. Però no, non mi da fastidio, forse sono egoista, o una cattiva sorella, e forse è un insulto a Christopher, ma non mi da fastidio. Ho imparato a conoscere Jake e gli voglio un bene dell'anima. Non mi da fastidio.
Mi prendo la testa fra le mani: devo chiedere le chiavi a Damian?
Il cellulare inizia a squillare, non guardo nemmeno chi sia e accetto la chiamata. Dio deve proprio avercela con me per qualcosa, forse per la prima bestemmia che ho detto a dodici anni, non l'ho mai confessata, quindi deve non avermi perdonato.
-Sto passando a prenderti a casa tua, fatti trovare fuori- Damian mi chiude il cellulare in faccia. Ma stiamo scherzando?

Da: Jaky♡
Andiamo, sappiamo tutti e due che non lo avresti chiamato. Ci ho pensato io.
Ringraziami, anche da lontano sono indispensabile.

A: Jaky♡
Fottiti.

-Su piccolino, dobbiamo sopportare un coglione per un po'- borbotto con un sospiro, alzandomi. Percorro il vialetto del'immenso cortile, poi esco fuori definitivamente. In poco tempo arriva Damian con la sua macchina, non accenna nemmeno a un saluto, me ne frego totalmente e faccio il giro, entrando al posto del passeggero.
-Se il tuo cane fa qualcosa all mia macchina te ne pentirai- dice subito, partendo di nuovo. Alzo gli occhi al cielo e non rispodno, fisso fuori dal finestrino mentre accarezzo Mojito, seduto sulle mie -Non mi saluti, Darlig?- chiede ancora, e io ancora lo ignoro -Come mai devi salire a casa di mia madre?- chiede ancora -Se non rispondi ti mollo qui-
-Sono rimasta chiusa fuori casa- ringhio in risposta, fulminandolo con lo sguardo -Magari papá ha lasciato le chiavi a casa di tua madre-
-Credi davvero che tuo padre abbia lasciato le chiavi della vostra villona a casa di mia madre?- chiede scettico, lanciandomi un'occhiata. Faccio una smorfia: no, non credo.
Mi passo una mano fra i capelli, frustrata. Adesso che diamine faccio?
-Va bene- dico fra i denti -Portami in un dannato hotel- lui mi guarda per un secondo, poi fissa nuovamente la strada e continua a guidare in silenzio.
Irritante. Tutta questa situazione è solo irritante. Non ci voglio credere, perchè sono stata così stupida? Dannazione, dannazione, dannazione!
Corrugo le sopracciglia quando noto che siamo sotto il palazzo di casa sua.
-Che facciamo qui?- chiedo osservandolo mentre cerco di far stare calmo Mojito, che sembra stia andando in escandescenza tanto è contento.
-Stai a casa mia- risponde con nonchalance Damian, cercando parcheggio.
-Non se ne parla- trillo sgranando gli occhi -Non starò a casa tua- continuo acida -Voglio andare in un albergo- è proprio fuso questo cristiano. Io e lui soli in una casa, per una notte intera. Fuori di testa.
-No- si ferma, spegnendo la macchina -Se vuoi un albergo vai a piedi- scende come se nulla fosse, andando verso casa sua. Guardo sul cellulare l'albergo più vicino, ma a piedi dista quasi due ore. Non posso chiamare un taxi perchè ho solo contanti con me, visto che non ho preso neppure il portafoglio, e questi bastano solo per la camera, e anche di quest'ultimo punto non ne sono completamente certa.
Guardo fuori, al di la del vetro, e mi pongo la domanda fatidica:dormire sotto un ponte o dormire sotto lo stesso tetto di Damian Scott?
Il ponte, che domande.
Esco dalla macchina, sbatto la portiera con forza e raggiungo irritata Damian, con Mojito in braccio; lui mi stava aspettando a braccia conserte, con un ghigno in faccia che prenderei volentieri a schiaffi.
Idiota.
Lo sorpasso con rabbia e incomincio a salire le scale, ma lui è subito dopo di me e inoltre mi supera, tanto per evidenziare la mia agilità
Entriamo in casa dopo decenni e tante fatiche, io libero Mojito, che subito trotterella in giro e annusa in ogni angolo.
Ok, mi sento parecchio, parecchio a disagio. Entro in panico.
Damian lancia le chiavi su un mobiletto, poi lo vedo scomparire nella sua stanza. Incrocio le braccia, corrugando le sopracciglia: se vuole che io stia qui dovrà sopportare il mio carattere irritante. Percorro il corridoio a grandi falcate e non mi faccio problemi nell'entrare nella sua camera.
-Come faccio per domani a scuola?!- chiedo stizzita, guardandolo malissimo, Damian si appoggia alla scrivania e abozza un sorrisetto divertito.
-Ti porto io-
-Mojito dove resterà?!- ringhio ancor più infastidita.
-Qui, non c'è alcun problema-
-Non ho nulla da indossare-
-Ti presto qualcosa io-
-Mi devo lavare- sbotto di nuovo, Damian mi fulmina con lo sguardo e si alza dalla scrivania, venendomi incontro.
-Anche noi abbiamo la doccia, sai?- chiede irritato prima di superarmi e andare verso il suo armadio. Ne tira fuori una maglietta gigantesca e la lancia sul suo letto, poi prende da un cassettone un asciugamano e me lo porge. -Il bagno sai dov'è- esce dalla sua stanza. Chiudo per un attimo gli occhi, sentendo il mio cuore battere a mille.
Faccio un grandissimo respiro e decido di assecondarlo, dopotutto è abbastanza tardi e ho davvero bisogno di una doccia calda, per cui vado nel suo bagno.
Non ci impiego tanto, anche perchè mi sento totalmente a disagio e non voglio recare più disturbo di quel che già sto creando di certo a Damian. Mi lego i capelli umidi in una coda disordinata, metto l'asciugamano umido nel cesto dei panni sporchi, riordino quel che ho disordinato e mi vesto: la maglietta che mi ha dato è davvero enorme, mi sento dentro un sacco. Però è morbidissima, e sa di Damian.
Faccio una smorfia e mi decido a tornare in salotto, trovandolo a mettere l'acqua in una ciotolina per Mojito, il quale sta scodinzolando come non mai.
É a petto nudo, con dei pantaloni di una tuta. Io svengo.
Lo guardo per un po' mentre coccola il mio cagnolino, sorride leggermente e sembra totalmente un'altra persona.
Non quella che ho conosciuto io. Non quella che ha conosciuto Christopher.
Io conosco il Damian burbero, rabbioso, quello cattivo. Conosco il Damian calcolatore, il Damian che manovra le situazioni a suo piacere, il Damian che è un abile giocatore. Conosco il Damian che ferisce senza scrupolo, senza rimorso.
Conosco solo il Damian che odia.

Un Porto Sicuro.Where stories live. Discover now