Capitolo 22.

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La porta d'ingresso sbatte improvvisamente, facendomi sobbalzare sul divano. Ma non hanno la partita contro la South?
Damian entra incazzato nero in salotto, sgrano gli occhi quando vedo il suo occhio nero, rosso sullo zigomo e con un labbro spaccato.
-Che diavolo è successo?- strillo agitata, alzandomi per raggiungerlo.
-Non mi rompere i coglioni, Thompson- ringhia di rimando, cercando del ghiaccio dal freezer. Deglutisco, in panico.
-Devi disinfettare le ferite, Damian!- sbotto, stracciandogli il ghiaccio dalle mani. Mi incenerisce con lo sguardo.
-Sono abbastanza incazzato, Charlene. Non rompermi i coglioni!- sbotta furioso, cerca di rimprendermi il ghiaccio ma lo metto dietro la schiena, guardandolo male e cercando di ignorre le emozioni che il mio nome detto da lui ha suscitato in me.
-Cos'è successo?- chiedo irritata, decisa ad avere risposte.
-Jacob ha iniziato una rissa e ho dovuto risolvere io le cose- risponde arrabbiato -Contenta!? Ora dammi quel fottuto ghiaccio-
-Jake sta bene?-
-Jake non ha un graffio, visto che ti preoccupi tanto- dice gelido -Ora dammi il ghiaccio- mi mordo le labbra, nervosa.
-Devi disinfettare le ferite- insisto, guardandolo -Si infetteranno-
-Dio, quanto sei irritante- commenta con disprezzo, fa per uscire ma lo blocco per il polso.
-Per favore, dopo sarai libero di ignorarmi e io non ti disturberò- cerco di portarmelo dalla mia parte in questo modo.
Lui mi guarda per un attimo, sicuramente starà calcolando i vantaggi di vedermi zitta per tutto il pomeriggio.
-Poi sparisci dalla mia vista- annuisco, lasciandogli libera la mano. Vado a prendere il disinfettante e il cotone in bagno, metto anche acqua calda in una ciotola, poi torno in cucina, dove lo vedo seduto in uno sgabello, con la testa fra le mani.
Hanno fatto a botte con la North. Significa partita annullata. Una delle partite più importanti di tutto il campionato, il che fa partire molto svantaggiate entrambe le scuole.
Damian sente il mio arrivo e appoggia il mento sulle mani, osservandomi con fare stanco. Mi avvicino a lui piano, titubante. Si allontana leggermente dal tavolo, sospirando, e io ne approfitto per desermici sopra, per essere comoda. Quando alza il viso su di me trattengo il respiro, visto quant'è ridotto male: ha l'occhio nero ed è violaceo anche sullo zigomo e ha un taglio sul sopracciglio, in più ha il labbro rotto e gonfio. Deglutico, posando la mano sul suo viso, lui immediatamente fa una smorfia di dolore ma non apre bocca; sposto i suoi capelli per evitare che stiano in mezzo, lui si avvicina con lo sgabello, posando le mani sui miei fianchi. Ignoro i brividi che mi provoca, continuando a sfiorare il suo viso, poi sospiro e decido di iniziare. Bagno il cotone nell'acqua calda, per togliere il sangue secco, e inizio con delicatezza a tamponare la ferita sul sopracciglio.
-Che succederà ora?- chiedo piano, sotto il suo sguardo attento.
-Dipende dal tuo preside- risponde lui dopo un po' -La colpa è nostra, la North ha solo provocato e Jake ci è cascato-
-Lo hai fatto anche tu visto il tuo viso- ribatto con rimprovero, dura, lui abozza un sorrisetto.
-È mio fratello- spiega semplicemente, muovendo lentamente le dita sulla mia pelle. Stringo le labbra in una linea sottile e passo alla ferita sul labbro.
Stiamo in silenzio, ognuno nei propri pensieri.
Metto il disinfettante nel batuffolo di cotone e lo premo leggermente sulle ferite, Damian increspa le labbra, facendo un'altra smorfia di dolore.
-Mi dispiace- mormoro piano, disinfettando le ferite.
Finisco dopo pochi minuti e aspetto che si tolga per farmi scendere, ma non lo fa, continua a guardarmi.
-Sono incazzata con te- preciso subito, lui alza le sopracciglia e alza un angolo della bocca. Stringe la presa sui miei fianchi e si avvicina col busto. Deglutisco, immergendo i miei occhi nei suoi.
-Sei incazzata con me- ripete lui divertito, io annuisco lentamente e lui sospira, alzandosi in piedi.
-Sono tanto incazzata con te- mi correggo immediatamente, guardandolo dal basso. Lui sorride e mi posa una mano sul viso: chiudo gli occhi, godendomi il suo tocco sulla mia pelle.
-Sicura?- mormora lentamente, passando il pollice sulle mie labbra. Apro gli occhi, deglutendo.
-Sicurissima- ma neppure tanto -Sono incazz...- mi zittisce facendo una cosa che mai mi sarei aspettata da Damian. Mi da un bacio a stampo.
Sono scandalizzata. A dir poco scandalizzata.
Un bacio a stampo.
Cioè, un bacio con la lingua è un conto, ma un bacio a stampo... Un bacio a stampo è diverso. Lo sento diverso.
È diverso. Almeno per me.
Lui continua a sorridere, accarezzandomi il viso. E ora so che cerca di fare.
-Guarda che non riusc..- mi bacia nuovamente, zittendomi di nuovo, e io mi costringo a non sorridere -Sei un lur..- eccone un'altro.
-Non mi piace proprio quando mi insulti- mormora sorridendo, faccio una smorfia divertita, sorrido anche io.
-Ti insulto dal giorno zero- osservo, Damian mi da un altro bacio a stampo, come se non potesse resistere -Questo non mi piace- lui alza le sopracciglia, con un sorrisetto divertito.
-Ah no?- chiede ridendo, faccio segno di no con la testa, mordicchiandomi le labbra.
Lui sorride ancora e giuro di non averlo mai visto così bello.
-No eh?- mormora, avvicinando il suo viso al mio. Mi guarda negli occhi, passando nuovamente il pollice sulle mie labbra, schiudendole.
-Per niente- sussurro, guardandolo dal basso senza riuscire a distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
-Va bene- e mi bacia ancora, così questa volta rido io.
-Ho detto che non mi piace!- strillo divertita, lui corruga le sopracciglia, sempre con un sorrisetto divertito sul volto.
-E io ho detto che va bene- protesta lui, dandomi l'ennesimo bacio. Sorrido sotto le sue labbra e lui porta le mie braccia attorno al suo collo, poi continua a baciarmi lentamente.
Si prende il suo tempo, scende sulla mascella e lascia anche lì baci caldi e umidi, poi sul collo; inclino la testa, lasciandogli più accesso, e chiudo gli occhi, infilando le dita fra i suoi capelli.
Perchè può essere stronzo quanto vuole, ma le sensazioni che mi fa provare sono forti, e sono intense, così tanto da rischiare di perdere la testa.
Ed è diverso. Con lui è diverso.
-Dobbiamo...- mormora sulla mia pelle -Dobbiamo cucinare- continua, poi mi stringe il mento e mi bacia di nuovo, ancora e ancora -Mi devi accompagnare- e mi da un altro bacio.
-Devi smetterla- rido sotto le sue labbra e lui mi bacia di nuovo -Ma che hai!?- strillo ridendo, Damian sorride e mi strizza le guance, dandomi poi un altro bacio, poi un'altro ancora.
-Su, ora dobbiamo cucinare il pranzo- mi prende per i fianchi, facendomi scendere dal tavolo -Hai fatto la spesa?- chiede stupito, voltandosi verso di me, dopo aver aperto il frigo. Annuisco, giocherellando con la targhetta di Chris -E perchè?- chiede leggermente infastidito.
Corrugo le sopracciglia.
-Non posso stare qui a vostre spese, Damian, non ti alterare- ribatto subito, calma. Lui mi osserva per un attimo, poi si volta e cerca qualcosa da cucinare. Mi mordicchio le labbra, valutando il suo comportamento: è già un paio di volte che se la prende se faccio loro favori.
Non mi serve la tua caritá.
Non ricordo quando me lo ha detto, ma lo ha detto.
Sospiro rassegnata e faccio un passo avanti, mettendomi accanto a lui per aiutarlo a cucinare. O a tagliare quel che serve, dipende dai punti di vista.
-Dov'è Jake?- chiedo dopo un po', Damian mi lancia una strana occhiata, poi prende quel che ho tagliato nel tagliere e lo mette nella padella.
-Jake sta da Ethan- risponde piano, neutro -Abbiamo litigato, fa sempre così. Oppure sta da nostra madre- spiega senza nessun sentimento nella voce. Mi mordo la lingua, evitando di ribattere in modo tagliente.
-E tu come lo sai?- chiedo ancora -Lo hai sentito?-
-Ho sentito Ethan- ribatte -Posso essere incazzato quanto vuoi, Darling, ma resta mio fratello minore. So dove sta e mi assicuro che stia bene- continua duro, come se lo avessi accusato di starsene fregando del fratello. Lascio cadere qui il discorso, perchè mi si è chiusa la gola.
Lui c'é sempre per Jake, anche se è arrabbiato. Si occupa di lui, nonostante tutto.
Come facevamo io e Chris.
Nonostante tutto.
Nonostante tutti i nonostante.
Finisce di cucinare in silenzio, nessuno lo rompe ed è meglio così. Apparecchio velocemente la tavola per noi due, poi cambio l'acqua a Mojito, che è ovviamente addormentato.
-Ti devo una lezione di matematica- borbotta mentre mangiamo.
-Non serve-
-Si che serve. Non mi piace avere debiti con le persone e di certo tu non sei diventata la migliore studentessa del mondo in matematica-
Alzo gli occhi al cielo.
Il mio cellulare improvvisamente squilla ed essendo sul tavolo anche Damian vede il nome di chi mi sta chiamando.
Luke.
Forse è semplicemente questo periodo. Il periodo. Fatto sta che lo sto ignorando, e sono arrabbiata con lui, o per lo meno sono amareggiata.
Rifiuto la chiamata. Damian mi osserva.
-Credi davvero che lui sia andato avanti?- chiede poi.
Rimango per un attimo ghiacciata sul posto, immobile.
-Scusami?- biascico, sconvolta. Lui fa una smorfia irritata.
-Andiamo Darling, credi davvero che sia andato avanti dalla morte di tuo fratello?- chiede nuovamente -Io credo di no. Ha mentito lui, come hai mentito tu, per cui non stare troppo arrabiata con lui- dice duramente -Sai qual'è la differenza fra voi due? Jhonson è scappato via, dal dolore, tu invece ci rimani ancorata, ti aggrappi a quel sentimento come se fosse la tua unica via di salvezza- è come ricevere uno schiaffo a palmo aperto -O la tua unica via per morire. Devo ancora capirlo. Se fosse la seconda, ci stai riuscendo benissimo, tranquilla-
Ci stai riuscendo benissimo.
La tua unica via per morire.
-Tu non sai nulla- sputo fuori, acida.
La tua unica via per morire.
-Tu credi?!- ribatte lui, gelido e calmo -Andiamo, con me non funziona, Darling. Sei sbiancata. Hai superato la morte di tuo fratello? Hai superato la morte di Christopher?-
Sono incatenata al terreno, non riesco a muovere un muscolo. Vorrei solo piangere. Scoppiare in lacrime.
Liberarmi dalle catene.
-Io non penso- continua -E nemmeno lui l'ha superata, perchè ora sarebbe qui con te, ma non riesce a tornare, vero? Non ci riesce-
Deve stare zitto. Voglio che stia zitto.
-La conversazione finisce qui- lo avverto perdendo tutto il sentimento della voce, Damian mi guarda attentamente, poi scrolla le spalle.
-Come vuoi, ti sto solo dicendo le cose come stanno- ribatte lui. Finiamo di mangiare in silenzio, lui troppo preso a studiarmi, io troppo presa a non crollare.
Jhonson è scappato via, dal dolore, tu invece ci rimani ancorata, ti aggrappi a quel sentimento come se fosse la tua unica via di salvezza.
O la tua unica via per morire.
Mi alzo dalla sedia, mettendo le cose che ho usato nella lavastoviglie, poi decido di tornare nella camera degli ospiti senza dire una sola parola. Accendo il computer, optando per scrivere qualcosa. Ultimamente mi riesce molto piú facile scrivere i capitoli, non come prima, però sto migliorando, fortunatamente.
-Vieni in camera mia- dice la voce di Damian da dietro di me, credo sia sull'uscio della porta. Non mi giro verso di lui.
-Scordatelo- lo sento sbuffare e avvicinarsi.
-Nonostante avere il tuo culo in bella vista non mi dispiaccia per niente, gradirei averlo sul mio letto. Ora muoviti- si mette al lato del letto, con le braccia incrociate, sul suo petto nudo. Alzo piano gli occhi sui suoi, non prima di avergli fatto la radiografia, cosa che lui sembra gradire.
-Non fare il dittatore con me, Scott- dico lentamente, fredda. Lui inclina la testa, abozzando un sorrisetto divertito.
-Come vuoi, Darling- sospira, prima di prendermi come un sacco di patate. Tiro un urlo più acuto di quello dell'uovo d'oro di Harry Potter.
-METTIMI GIÙ, COGLIONE- gli do pugni sulla schiena e lui in risposta mi da uno schiaffo sul culo. Spalanco la bocca, scioccata.
Però anche il suo culo è niente male eh.
Prende anche il computer e mi trasporta, come se pesassi come una piuma, in camera sua. Mi mette giù subito dopo aver chiuso la stanza a chiave, questo maledetto bastardo. Gli straccio via il mio computer, irritata dal fatto che abbia ancora una volta deciso per me.
-Non puoi fare così- strillo con voce acuta, Damian, in risposta, alza gli occhi al cielo.
-Se tu non avessi protestato saremmo andati d'amore e d'accordo- ribatte lui, buttandosi sul letto con il viso affondato sul cuscino, poi si volta, osservandomi -Vieni o no? Tanto non puoi uscire-
Stringo le labbra in una linea sottile, poi vado a sedermi sul suo letto, irritata. Lo vedo sorridere divertito.
-Togliti quel sorriso dalla faccia, Scott- gli lancio un'occhiataccia, parlando in tono acido. Il suo ghigno aumenta -Lo trovi tanto divertente!?-
-In effetti sì- ridacchia -Vieni qui- mi immobilizzo per un attimo, lui ne approfitta per tirarmi vicino a lui, porta la mia mano sulla sua bocca, lasciandoci un bacio.
Tremo, trattenendo il respiro.
Chiudo forte gli occhi dopo che posa un'altro bacio sul mio palmo.
Lo so che l'unica a uscirne ferita sarò io, dopo tutto questo. Sarò io a raccogliere per l'ennesiam volta i miei cocci, da sola.
Però il fatto è che distrutta già lo sono.
Sono già a pezzi.
Tanto vale farlo bene.
-I tuoi pensieri stanno facendo rumore, Darling- sbuffa lui, portandomi ad aprire nuovamente gli occhi.
Prendo un grande respiro, poi mi sdraio accanto a lui, titubante. Appoggio il viso sul cuscino, guardandolo negli occhi come se ne fossi incatenata. Damian appoggia la mia mano sul suo viso, senza mai distogliere lo sguardo dal mio; muovo piano le dita sul suo viso, lentamente mi lascia la mano, portandola sul mio fianco, poi dietro la schiena, attirandomi ancora più vicina a lui. Continuo a sfiorargli il viso, poi scendo lungo il collo, gli sfioro le spalle e per la prima volta mi prendo la calma che mi serve per scoprirlo, esplorarlo. Conoscerlo.
La mia mano passa sulla sua schiena lentamente, lo sento irrigidirsi notevolmente, però non mi ferma, per cui continuo, e poi capisco.
Cicatrici.
Sono dei cerchietti, e ne è pieno. Non le ho mai notate prima.
Mi domando come se le sia procurate. Ma non mi azzardo a chiederglielo.
Guardo i suoi occhi, Damian mi sta osservando attentamente, mi sta studiando, o almeno sta studiando la mia reazione. Riporto la mia mano sul suo viso, poi nei suoi capelli.
-Ti hanno fatto male?- mormoro piano, in un sussurro, avvicinando volontariamente il mio viso al suo. Damian corruga le sopracciglia ma poi rilassa il viso, incominciando ad accarezzarmi piano la schiena, come io ho fatto con lui. Ignoro i brividi che mi vengono lungo tutto il corpo e aspetto pazientemente la risposta, se mai me la darà.
-Perchè mi chiedi questo?- chiede dopo un po', giocando con i miei capelli.
-Mi risponderesti se chiedessi come tu te le sia fatte?- chiedo di rimando, avvicinandomi ancora un po', cosa che lui nota con soddisfazione, visto che alza un angolo della bocca, poi si sporge verso di me, lasciandomi un bacio a stampo. Sbuffo, trattenendo un sorriso.
-Finiscila- Damian finge di non capire e mi da un altro bacio.
-Di far che?- chiede divertito, posando ancora le sue labbra sulle mie. Alzo gli occhi al cielo, sorridendo, e lui mi bacia ancora, trascinando la mano fra i miei capelli.
-Questo- ribatto cercando di essere seria -É strano- tutto il nostro rapporto è strano.
Damian non risponde, continuando a toccare i miei capelli.
Stiamo in silenzio, e questa cosa mi sta più che bene. Chiudo gli occhi, lui mi attira ancora più vicino, posando il mento sopra la mia testa, mentre io ho il volto sulla sua spalla, pentre contro pelle.
Perchè davvero tutto il nostro rapporto è all'insegna della stranezza. Lo evito, poi mi ritrovo a esiderare il suo tocco sul mio corpo.
-Sì, hanno fatto male- mormora dopo un po', sfiorandomi nuovamente la schiena.
-Molto?- chiedo piano, alzando leggermente la testa per guardarlo. Sprofondo nell'abisso che sono i suoi occhi.
-Un po'- risponde in tono piatto, sfiorando con le dita la mia colonna vertebrale. Mi avvicino a lui, appoggiando la guancia nello spazio tra il suo collo e la sua spalla.
Sto bene, mi rendo conto che sto davvero bene. La cosa mi fa paura, mi mette terrore, perchè lui resta Damian, il solito ragazzo distruttivo di sempre.
-Raccontami un segreto-
Mi immobilizzo, lui continua tranquillamente a toccarmi la schiena, forse tranquillizzarmi e non mettermi fretta.
-Un segreto?- ripeto piano contro la sua pelle, lo sento annuire lentamente, sembra concentrato.
-Un segreto che non sa nessuno- risponde -Io te ne rivelo uno mio- si sistema meglio, finendo sopra di me. Si regge con i gomiti, cercando di non pesare completamente sul mio corpo. Sorrido leggermente, mettendo le mani dietro la sua nuca; Damian mi da un altro bacio sulle labbra, spostando poi i miei capelli dal mio volto, delicatamente.
Un segreto che non sa nessuno? Difficile. Chris sapeva tutto di me, e Luke quasi tutto.
Mi mordicchio le labbra, sfiorandogli il volto.
Poi mi viene in mente. Qualcosa che non ho mai detto a nessuno, che nessuno sa.
-Mi manca da morire suonare il piano- ammetto in un sussurro, deglutendo, nervosa.
Suonavo per Chris, solo per lui. Nessun, altro oltre lui e il mio professore di piano, mi ha mai visto o sentito suonare.
Damian non commenta, per la prima volta gli sono grata con tutto il cuore. Mi accarezza lentamente il viso, guardandomi negli occhi così intensamente che quasi mi manca il fiato.
-Mio padre- dice semplicemente, rivelandomi il suo, di segreto.
Sgrano gli occhi.
Suo padre. È stato suo padre.
Poi mi ricordo una delle conversazioni avute con Tyler, tanto tempo fa: mi aveva parlato del rapporto con Damian e Jake, dicendomi che dopo un fatto accaduto col padre è cabiato tutto. In quel momento, dopo aver nominato l'uomo che lo ha messo al mondo, mi era sembrato il bambino più triste che io avessi mai conosciuto. Tristezza liquida.
Non gli dico nulla. Non gli dico l'ennesimo "mi dispiace", perchè anche io ne ho ricevuti tanti, sicuramente troppi, insignificanti.
Gli accarezzo lentamente il viso, senza neppure una parola che gli sia di conforto.
Così stiamo semplicemente in silenzio.
Perchè a volte è meglio non parlare. A tutti. Di nulla.

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