Capitolo 40

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"Mikasa si può sapere perchè stai urland-". La porta della camera si apre e io non faccio in tempo a nascondere il gatto. Rimango immobile, con il micio tra le braccia. Osservo la mamma con un'espressione incredula stampata sulla faccia e gli occhi sgranati fissi sull'animaletto. Nella stanza cala un silenzio di tomba e nell'aria rimbomba il ticchettio della sveglia: la calma prima della tempesta. "Miao" rompe il silenzio il gatto. "Oh, oh" penso lanciando un'occhiata al cucciolo "Siamo nei guai".
"Non puoi portare un animale in casa senza dirmi nulla! Non è un gattile casa nostra!" la sento gridare in cucina. "Cara stai calma, è solo un gatto..." tenta di tranquillizzarla il papà, usando un tono pacato. Non ha smesso di urlare da quando mi ha scoperta: adesso sono seduta sul divano in sala, con il gattino sulle gambe, mentre i miei discutono in cucina. Non mi ha fatto nemmeno parlare: spero che il papà riesca a farla ragionare. "Non dirmi di stare calma! Lo sa benissimo che non voglio animali domestici" "Ma perchè? Non c'è nulla di male nel avere un gat-" "NO". 'Si mette male per la palla di pelo' dice la vocina, fiutando la mia preoccupazione: ovvio che sappia cosa provo, considerato che è dentro di me. Per no dire che lei sia me. "Tranquillo" dico accarezzando il gatto, visto che si sta iniziando ad agitare "troverò il modo per convincerla a tenerti". Proprio mentre sto finendo la frase, la porta della cucina si spalanca: la mamma viene verso di me con passi decisi, mentre il papà resta immobile dietro di lei guardandomi con aria dispiaciuta. "Mi dispiace" mi dice con il labiale e io d'istinto stringo forte il micio al petto: non voglio che se ne vada. "Mamma ti prego" le dico prima che possa iniziare a parlare "ci penserò io a prendermene cura: gli darò da mangiare, lo pulirò, raccoglierò i suoi bisogni, lo farò giocare" "Mikasa ne ho già discusso con tuo padre, la risposta è no". Sento che gli occhi mi iniziano a bruciare e una lacrima fa capolino sulla guancia. "Ma perchè mamma non capisco!" le grido in tono disperato, con sempre più lacrime che mi rigano il viso "Dammi un buona ragione!". Vedo che è sul punto di dire qualcosa, ma si trattiene. Per un attimo mi appare distante, persa nei suoi pensieri: fissa il vuoto con gli occhi spenti, come se stesse ricordando qualcosa di spiacevole. "Non dobbiamo darti spiegazioni per le decisioni che prendiamo, Mikasa, siamo i tuoi genitori" mi risponde con un tono fin troppo calmo e questo mi irrita terribilmente. " Non parlare al plurale! Papà non ha nessun problema a farmi tenere il gatto... sei tu che non vuoi!" le rispondo con tono seccato ed arrabbiato : non solo si rifiuta di darmi delle motivazioni per la sua scelta, ma vuole anche mettere in mezzo persone che non c'entrano. "Mikasa non usare quel tono con me" mi sgrida con un tono ferito, puntandomi il dito contro "sono tua madre". Non intendo rimanere lì un secondo di più: so perfettamente che se restassi finirei per dire qualcosa di cattivo, che probabilmente non penso neppure. Così corro con passi pesanti in camera, non ascoltando i richiami di mia madre che mi grida di tornare indietro. Sbatto la porta dietro le mie spalle e la chiudo a chiave, per poi gettare quest' ultima sul pavimento. Poso a terra il gattino e mi sdraio a piangere sul letto, con la faccia incastonata tra le braccia ed il cuscino.Dopo un po' che sono lì sento qualcosa di viscido sulla mia mano: alzo lo sguardo lentamente e vedo che il gatto mi sta leccando la mano. Un sorriso si fa largo sul mio volto ed inizio a coccolarlo con l'altra mano: non riesco davvero a capire cos'abbia contro questa adorabile animale la mamma. Mentre sono assorta nei pensieri, sento la porta aprirsi: mi viene voglia di gridare a chiunque stia entrando di andare via. Ma resto in silenzio, con la schiena rivolta verso la porta. "Mikasa" sussurra la mamma e sento i suoi passi avvicinarsi. Ho una voglia matta di andare via, come prima, ma ancora una volta tengo a freno il mio istinto. Nel frattempo la mamma si è seduta sul letto e rimango scioccata quando vedo che sta accarezzando il gatto. "Pensavo che lo odiassi..." sussurro, con lo sguardo fisso sulla sua mano che sta facendo grattini al cucciolo. "Oh no" mi risponde lei con tono lievemente divertito "Io amo i gatti". A questo punto mi tiro su e le rivolgo uno sguardo interrogativo: "Come sarebbe a dire che ami i gatti? Allora perchè...". Noto che sta fissando il cielo fuori dalla finestra: ha di nuovo quell'aria persa di prima, ma sta volta riesco a leggere chiaramente la sua tristezza. "Si chiamava Taki" inizia a raccontare "Avevo solo sette anni quando lo ritrovai in uno scatolone nel parco: aveva il pelo bianco, con un'unica macchia nera su l'occhio destro. Fu amore a prima vista. Lo portai a casa e stressai tua nonna a tal punto che si convinse a tenerlo. Adoravo giocare con lui, gli facevo di tutto. Passavo interi pomeriggi solo in sua compagnia e la notte lo portavo a letto con me, senza farlo sapere a mia madre ovviamente". Fa una piccola risatina, per poi ritornare all'espressione seria di prima: ho come l'impressione che non sia una storia a lieto fine. "Un giorno tornai a casa da scuola e lui non c'era più: era uscito in strada e una macchina, non vedendolo, lo aveva investito. Piansi un sacco, senza sosta: non riuscivo a crederci. La nonna mi disse che potevamo prenderne un altro, ma io non volevo. Non sarebbe mai stata la stessa cosa". Adesso mi sta guardando fissa negli occhi e una lacrima le attraversa la guancia. "Mi dispiace mamma" le dico con il cuore a pezzi nel vederla così "Scusa per come ti ho trattato... ora capisco": non vuole farmi provare quel dolore che ha sentito lei. "No, scusami tu Mikasa. Sono stata stupida: non posso impedirti di avere un animale domestico solo perchè io ho sofferto in passato" si scusa in tono colpevole "Puoi tenerlo". Sul suo volto compare un sorriso ed io la abbraccio fortissimo: "Grazie" le sussurro.
Quando esce dalla camera, prendo il telefono e scrivo ad Eren: "Scusa se ti ho piantata in asso di nuovo... ho avuto una 'breve' discussione con mia madre.Grazie per i complimenti!". La sua risposta non si fa attendere: "Fa nulla! Com'è finita la lite?". Gli faccio un riassunto della faccenda ed aspetto un suo messaggio. "Ahhh, capisco. Come lo hai chiamato il gatto?" mi chiede ed io rimango un attimo spiazzata: non ci avevo ancora pensato. Rifletto un secondo per poi digitare la mia risposta: "Taki".

Buongiorno🙆🏻‍♀️
Allooora, ecco il nuovo capitolo che mi è venuto lunghissimo: spero con tutto il cuore che vi piaccia💗Volevo ringraziarvi per le così tante letture e stelline e anche avvisarvi perchè sta sera farò uscire uno speciale per le 1,5 letture🙆🏻‍♀️💗💗💗 Sarà un video edit che posterò sul canale, spero siate curiosi 😊
Byeee

Tell Me You Love Me [Completa]Onde as histórias ganham vida. Descobre agora