Capitolo 45

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Apro la porta con delicatezza. La calma con cui compio i miei movimenti non è altro che apparente: dentro di me una enorme agitazione domina sovrana. "Ciao" mi saluta sorridendo e noto che ha lo zaino con sé . "Ciao" le rispondo io con il mio miglior sorriso  "vieni  pure" continuo spalancando la porta e facendogli cenno di entrare. "Permesso" dice mentre si fa strada nell'ingresso, sbirciando qua e là cercando mia madre. "Ciao Eren" esclama la mamma abbracciandolo decisamente troppo affettuosamente "era un sacco che non ti vedevo! Fatti vedere". Inizia così un lungo momento imbarazzante, dove mia madre fa continui complimenti ad Eren, arricchendo il tutto con tipiche espressioni come "come sei cresciuto!" "mi ricordo quando eri alto tanto così" "crescete tutti così in fretta". Eren continua a sorridere e ad annuire per un po', ringraziando mia madre come un disco rotto. Dopo dieci minuti buoni,capisco che è ora di salvarlo da quel circolo infinito. "Beh mamma" mi intrometto all'improvviso tra lei ed  Eren "credo che ora lo porterò su da Taki". Detto questo inizio ad avviarmi su per le scale e,dopo un attimo di esitazione, sento i passi di Eren dietro di me. Appena siamo in camera, accosto leggermente la porta, per impedire che la mamma senta. "Scusala" gli dico "le avevo chiesto di evitare di torturati in quel modo,ma non è riuscita a trattenersi..."" Stai tranquilla" mi rassicura "non è fastidiosa come credi, non scusarti". C'è un attimo di silenzio,che io riempio subito per evitare che si crei dell'imbarazzo. O meglio: più imbarazzo di quanto già non ce ne sia. "Taki dovrebbe essere qui da qualche parte" dico scrutando la camera "ho notato che adora nascondersi, forse non sarà così facile trovarlo...""Eccolo!" esclama, indicando un punto tra l'armadio ed il muro. 'Che tempismo' ridacchia la vocina, divertita dalla mia prima bella figura. Appena riesco a distrarmi dalle risate soffocate che ecceggiano nella mia testa, vedo che Eren ha preso in braccio Taki: questo sembra sentirsi molto a suo agio e non oppone resistenza alle coccole di Eren. Credo che sia la prima volta in vita mia che desidero essere un gatto.
"È proprio adorabile" conclude dopo venti minuti passati a vederlo giocare con un gomitolo "sei stata fortunata a trovarlo" "Mi piace pensare che sia stato lui a trovare me" gli rivelo, mostrando un lato più poetico della mia personalità. Aspetto che si metta a ridere o cose del genere, invece resta serio ed annuisce : mi punta qualche secondo gli occhi verdi addosso,per poi tornare a concentrarsi sulla zampetta di Taki. "Quindi tu credi nel destino?" mi chiede, senza smettere di giocare con il gattino. "Penso di sì. Certo, non per tutto, ma per molte cose sì. Ad esempio...". Mi interrompo: vorrei dire che ho iniziato a credere nel destino dopo aver incontrato lui. Ma non posso dirlo, suonerebbe davvero troppo strano. "Ad esempio aver incontrato te ed Armin" conclude la frase lui, lasciandomi un attimo di stucco. "Sai" continua "non penso di avertelo mai detto, ma quel giorno non dovremmo nemmeno dovuti essere in quel parco: mia madre stava portando me ed Armin al cinema, quando si ricordò che avremmo avuto  ospiti a cena. Così ci scaricò nel parco e andò a fare la spesa" "Quindi" azzardo "noi ci siamo conosciuti grazie alla scarsa memoria di tua madre?". Ride un pochino e non sembra fingere: è davvero divertito. "In pratica si. Ma diciamo che fa molto più figo dire che è stato grazie al destino" " Che in questo caso è interpretato dall'alzaimer prematuro di tua madre" specifico io, con tono sarcasticamente affettuoso - sempre che esista un tono di voce del genere. "Eh dai piantala" mi dice ridendo, per poi colpirmi con il gomitolo. "Ehi" dico e gli ritiro la matassa di lana per ripicca. Non so quanto siamo andati avanti a fare questo gioco così stupidamente infantile, ma anche così divertente. So solo che a un tratto mi sono ritrovata aggrovigliata in un intreccio di filo rosso,con lo sguardo confuso di Taki puntato addosso.
"Aspetta ne hai un attorcigliato al piede" gli dico, liberando la scarpa destra dall'ultimo filo di lana. "Okay, forse non è stata una grande idea" ridacchia porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi. Accetto volentieri quel gesto dall'aria cavalleresca, approfittando di quei pochi istanti in cui le nostre mani si stringono. "Ho una cosa per te" se ne esce lui all'improvviso e il mio cuore si ferma per qualche istante: lui ha qualcosa per me? Rovista un po' nello zaino, per poi tirare fuori un pacchetto regalo: è a forma rettangolare e non è molto spesso. "Grazie" dico incapace di blaterare qualsiasi altra cosa, ma lui mi blocca subito: "Non devi ringraziarmi, anzi. È un pensiero che ti ho preso per tutto l'aiuto che mi hai dato, con la scuola intendo". Mentre parla ha un tono affettuoso e leggermente imbarazzato. "Su dai aprilo!" mi incoraggia quando vede che non ho ancora incominciato a scartare, limitandomi a fissare incantata il pacchetto. Inizio quindi a strappare la carta regalo e mi trovo davanti una scatola bianca, che non lascia intuire il contenuto. Apro lentamente la scatola, quasi come se dentro ci fosse una bomba e non un regalo. Appena vedo cosa c'è all'interno mi sento sul punto di piangere dalla gioia: è una sciarpa. Una sciarpa rossa.

Ciao a tutti🙆🏻‍♀️💗ecco il nuovo capitolo: mi ci è voluto un po' a scriverlo ma devo dire che sono piuttosto contenta del risultato 😁 spero davvero che vi piaccia e vi invito a scrivere le vostre opinioni nei commenti. Byeee💞💞

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