- 5 - Il modo migliore per uscire di scena

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Per quanto tempo avevo dormito? Mi sentivo così rilassata e forte

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Per quanto tempo avevo dormito? Mi sentivo così rilassata e forte... Saltai dal letto di soprassalto.

Dove sono?

Mi guardai i vestiti. Non erano miei. Una maglia fin troppo larga arrivava a coprirmi quasi fino alle ginocchia e, da sotto, dei larghi pantaloni da tuta grigi sbucavano ingombranti, ricadendo abbondanti sulle caviglie.

- Sei sveglia finalmente!

La porta era aperta e Michele, poggiato allo stipite, teneva in mano una tazzina e mi sorrideva gentile.

- Oh giusto... fili legati e tutto il resto - dissi, sventolandomi una mano davanti al viso. 

Afferrai la maglia e la tirai lateralmente, costatandone la taglia fin troppo grande per il mio fisico.

-Prima che tu pensi chissà cosa, quelli te li sei messi addosso da sola questa notte, quando ti sono tornate un po' le forze - precisò indicando i miei vestiti. Mi sentii subito sollevata. Il mio cervello ancora intontito stava per andare di matto. Non che fossi certa della sua giustificazione, non ricordavo chiaramente ogni cosa, ero come stordita. Ogni tanto qualche frammento di ricordo tornava nitido, ma per la maggior parte era tutto un indefinito macello.

Lasciai vagare lo sguardo sul muro vicino a Michele, notando un restringimento della stanza nell'angolo. Un bel pezzo di spazio era stato sottratto alla camera da letto per creare quella che pareva proprio una gigantesca cabina armadio, alla quale si poteva accedere attraverso una porticina più piccola delle altre e beige come il muro.

-Tu vivi qui, giusto?

Tra tutte le informazioni che potevo cercare di estorcere a un presunto maniaco, quella era la più irrilevante. In fondo l'ipotesi che potesse davvero essere pericoloso non era stata del tutto accantonata, era sempre la possibilità più ovvia.

-Non proprio.- replicò lui, vago. Sapevo già che avrebbe eluso alcune mie domande. Possibile che i pezzi di ricordi che mi ritornavano in mente erano falsi? Mi pareva di ricordare un uomo dagli occhi scuri, quello era l'unico particolare che mi veniva in mente. Ma possibile che in realtà fosse lui o un suo complice? Magari ero stata sotto l'effetto di qualche potente droga. Lui rise di gusto. Dal nulla, come se qualcuno avesse fatto una battuta.

-Questa casa non è mia. Io non ne ho bisogno.

Cosa diavolo aveva da ridere?

-E' per te, Bianca. E no, il diavolo non c'entra, sei tu ad essere divertente.

-Cosa?

Lanciai un urlo stridulo, acuto, ma lui non sembrò preoccuparsi che qualcuno potesse sentirci e questo atteggiamento segnò un punto a suo favore. Un maniaco avrebbe avuto paura che i vicini avessero potuto sentire qualcosa o, magari, era solo più furbo, più attrezzato.

-L'idea che io possa aver detto la verità non ti sfiora proprio, vero? È troppo surreale per te?

Giusto. Rideva perché percepiva i miei pensieri. La sua capacità era un altro punto a suo favore. Non ero sicura di molte cose: Le pietre mobili, gli alieni... che il semaforo verde durasse più di venti secondi... ma di una cosa ero sempre stata certa, anche senza reali motivi per esserlo, non esistevano uomini con poteri paranormali. Lui non era una persona comune. Non era un essere umano.

Dark plumeWhere stories live. Discover now