- 41 - Confusione

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La parte di foresta in cui ci eravamo accampati era devastata

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La parte di foresta in cui ci eravamo accampati era devastata. Quando mi ero allontanata, inseguendo il fuoco fatuo, era piena di vegetazione rigogliosa, mentre ora, si poteva vedere solo un cumulo di legna morta accatastata a terra. Querce e pini secolari erano stati tranciati senza alcuna ragione, per dare sfogo a un'attacco d'ira.

-Michele, cosa diavolo stai facendo?

Le schegge di legno gli piovevano addosso come sottile pioggia. Non aveva lasciato in piedi nulla, solo briciole di rabbia ad avvolgerlo. Lui mi guardò, subito dopo aver spezzato a mani nude il tronco di un tasso, che sembrò sciogliersi fra le sue dita.

Indietreggiai involontariamente. Un'azione incontrollata che il mio istinto aveva ritenuto necessaria. Mi raggiunse e mi afferrò con forza il braccio. Fu solo un attimo, ma per quel singolo momento mi parve di non riconoscerlo. Mi tirò violentemente a sé e io gemetti dal dolore per la violenza con cui lo aveva fatto. Mi lasciò andare subito dopo, rendendosi conto di avermi stretta con troppa forza. 

-Dove sei stata? - ruggì.

Mi massaggiai il polso ancora stordita. Non lo avevo mai visto così furioso.

-Ero qui vicino - mentii, indietreggiando ancora di un passo.

Non si avvicinò. Sembrò quasi tenersi volutamente a distanza, come se temesse di non riuscire a controllarsi.

-Ho cercato ovunque, quindi non mentirmi. Dov'eri? - sibilò.

-Serafino, smettetela! - urlò Zack correndo verso di noi, visibilmente preoccupato per l'insolito comportamento di Michele. Persino io non lo riconoscevo, ne ero quasi spaventata. Mi tremavano le mani e non riuscivo a capire il perché. Non lo avevo mai visto così. Non temevo che mi facesse del male, lui non lo avrebbe fatto, però vederlo in quello stato mi faceva paura. Non era l'angelo che conoscevo.

Lui alzò una mano nella direzione del folletto, come se stesse accarezzando qualcuno e in quel preciso istante tutto si fermò. Zack era immobile nella posa di chi sta correndo, mentre Sam alle sue spalle era bloccato in una smorfia di preoccupazione. Mi guardai intorno e vidi nel cielo uccelli fermi in volo e un picchio, ancora intento a trivellare il fusto di un vecchio pino superstite, era statuario col becco a mezz'aria fra lui e la corteccia. Mentre una famiglia di scoiattoli ci osservava da lontano, come cere sembravano modellate per ricreare l'attimo della fuga.

-Cosa hai fatto?- dissi.

-Dove sei stata?- interrogò ancora lui furioso, ignorando la mia domanda.

-Che diavolo ti prende? -contrattaccai. 

Mi si avvicinò furente e mi strinse le guance fra le mani, accostando il suo viso al mio.

-Ti ho già detto di non nominarlo in mia presenza! - ordinò.

 Non sembrava neanche la stessa persona.

Dark plumeWhere stories live. Discover now