- 32 - La Scozia

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Entrai nella chiesa di Raffaele e come immaginavo trovai i due serafini; erano lì, intenti a studiare delle vecchie mappe

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Entrai nella chiesa di Raffaele e come immaginavo trovai i due serafini; erano lì, intenti a studiare delle vecchie mappe. Entrambi si voltarono e rivolsero il loro sguardo verso di me, sembravano stupiti di vedermi.

-Sono pronta. Andiamo? -Dissi con disinvoltura. 

Mi ero vestita a strati, non sapevo che clima avrei trovato nelle Highlands, quindi avevo messo un gilet nero imbottito con sotto un maglioncino in lana grigio e, in ultimo, una camicetta di cotone bianca. Sapevo che a volte in montagna si sentiva più caldo che in pianura e quindi mi ero preparata ad ogni evenienza. Sembrava una missione abbastanza semplice ed ero convinta che sarebbe durata poco più di due giorni al massimo. Dovevamo solo trovare la tessitrice e poi quanto potevano essere grandi delle isole Scozzesi? Non le avevo nemmeno mai sentite nominare, quindi dovevano essere minuscole, forse quasi inesistenti!

Raffaele si aprì in un sorriso radioso vedendomi, mentre Michele continuava a guardarmi accigliato.

-Come mai tutta questa fretta questa volta? - disse puntandomi con lo sguardo. 

Non lo ricambiai, ma lo percepivo addosso, come se mi sfiorasse la pelle.

-Il mondo ha bisogno di noi e io non voglio diventare un anemone. Non sono motivi sufficienti per avere fretta?

La mia voce era ferma e non avevo detto nulla che lasciasse trapelare i sentimenti che riguardavano Michele. Ma soprattutto ero riuscita a non guardarlo mai.

-Ci muoveremo in volo, lo sai vero? -incalzò lui. 

Odiavo il modo in cui cercava di mettermi alla prova, come se sperasse di farmi vacillare. Per un attimo mi ero irrigidita, volare... Dovevo farcela.

-Lo so, ho letto che il miglior modo per superare le proprie fobie è combatterle e io non ho assolutamente intenzione di fuggire! -replicai sicura di me. 

Era la verità, volevo fortificarmi, dopo quello che avevo passato, non avevo più nulla da temere. Una delle mie peggiori paure si era materializzata davanti agli occhi e aveva il nome di un demone, Belial. Aveva sterminato la mia famiglia rendendomi orfana, non c'era niente di peggio di tutto questo per me.

-Ci sono paure contro le quali non si può vincere. Sei sicura di quello che stai facendo? - chiese tagliente. 

Cosa gli prendeva? Non aveva più intenzione di salvarmi? Sembrava volesse convincermi a non partire.

-Bene, Michele, hai sentito la ragazza? Ha detto che è pronta, quindi ora smettila di esitare, non vogliamo mica che cambi idea, giusto?

Raffaele lo guardò bieco e lui staccò gli occhi da me per riconcentrarsi sulle mappe.

-Bene dunque. -sospirò ripiegando quei vecchi fogli per poi infilarli in uno zaino di cuoio scuro. 

Si sfilò la maglia velocemente e guardò in alto, come se qualcosa avesse attirato la sua attenzione. Un'intensa luce schiarì le pietre dell'antica chiesa e mi costrinse a chiudere gli occhi. Quando li riaprii, Michele sfoggiava un bel paio di ali bianche, altissime e splendenti, proprio come la sera prima. Mi costrinsi a non guardarlo per non farmi sfuggire neanche un lamento per la bellissima visione che avevo davanti.

Dark plumeWhere stories live. Discover now