- 11 - E mi ritrovai nella selva oscura

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Un'ombra sovrastava il mio corpo, correvo nel tentativo di sfuggirle

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Un'ombra sovrastava il mio corpo, correvo nel tentativo di sfuggirle. Cercavo di nascondermi fra i fitti rami della foresta, pensando di celare la mia presenza tra le larghe foglie dei cespugli selvatici.

I rami spinosi mi bucavano la pelle ad ogni movimento, penetrando più in profondità ogni volta che cercavo di liberarmi dall'aculeo.
Mi aveva superata. L'ombra non mi aveva vista. Ero salva. Sarei riuscita a fuggire.
Poi però la stretta dell'arbusto selvatico diventò sempre più pressante, come se avesse vita propria e mi stesse stritolando... volontariamente.

- Non riuscirai mai a fuggire! - una voce si nascondeva nell'oscurità. 

Appartiene a qualcuno o è solo nella mia testa? 

-Chi sei? - Urlai fino a farmi bruciare le corde vocali.

Nessuna risposta.

Il buio era intorno a me e io non riuscivo a distinguere più un ramo da una corda, solo l'assenza di luce, l'assenza di ogni cosa, non c'era più nulla a cui aggrapparmi, tranne il dolore, quello non sarebbe mai andato via. La paura era l'unico sentimento che provavo ed era tanto forte da immobilizzare ogni mio muscolo e la mia volontà. 

Non avevo mai provato un sentimento così forte e invalidante, tanto da non farti pensare lucidamente o reagire.

-Tu credi di poterti ancora salvare, credi di dover fuggire... Mi dispiace deluderti, Ezechiele, tu fai già parte di queste ombre. Tu sei già tenebre, Tu non hai più niente, perché sei assenza, niente di più di quello che è questa nebbia fitta, che copre ogni cosa - per un attimo il silenzio e poi una risata sottile e maligna tagliò l'aria -È solo questione di tempo, dopo che il filo è stato spezzato... Poi anche tu sarai come noi, una dannata bisognosa di vendetta e luce, disposta a tutto per non perdere la via e confondersi in questa infinità oscura. 

Mi svegliai urlando, ero bagnata. I capelli incollati al viso ancora imperlato di sudore pizzicavano sulle guance e i miei occhi vitrei fissavano il soffitto. Lì potevo vedere ancora l'ombra persecutoria.  Schiacciavo i miei arti contro il materasso candido, sperando che mi inghiottisse, che mi nascondesse... tutto purché potessi sfuggire a quell'inseguimento.

-Bianca, sei qui! Grazie Padre! 

Michele mi abbracciò sollevato ed io mi aggrappai al suo petto, stringendogli la  schiena con le dita. Affondai le unghia nella pelle olivastra senza preoccuparmi di fargli male. Non si ritrasse, un uomo comune si sarebbe lamentato per il dolore, ma lui non sembrava nemmeno sentire un leggero fastidio. Mi strinse anche lui più forte, consolandomi con la sua sola presenza. Non ero sicura nemmeno di quanto tempo avessimo passato stretti l'uno all'altro senza dire una parola, ma gliene fui grata. 

- Cosa succede? Parlami!- mi esortò ancora confuso quando allentai la presa contro la sua schiena. 

- È lì! - urlai ad occhi spalancati, indicando un punto alle sue spalle sul soffitto.

Lui si girò fulmineo, pensando di dover iniziare un combattimento, ma si rilassò all'istante, vedendo solo gli scampoli di tulle fluttuare appena all'angolo del baldacchino e sopra di questi solo il soffitto beige.

- Ehi piccola, tranquilla...-   Mi prese i polsi stringendoli fra le dita delicatamente e li fece scivolare fra noi due, sulle mie gambe. Li lasciò andare solo per portare i palmi sulle mie guance ossute e costringermi a guardarlo negli occhi - non c'è nessuno lì. 

 Mi sussurrò. Gli occhi ambrati scuri come bronzo mi fissavano carezzevoli. La luce della luna gli oscurava la fronte e le guance, lasciando brillare sotto i suoi raggi solo la punta del naso, dritta e lievemente pronunciata, e le labbra rosee. Il buio non rendeva giustizia alle curve morbide del suo volto, donandogli un aspetto duro, contrastato solo dalle note basse e vibranti della sua voce. Non avevo mai udito un timbro tanto armonioso, era una dolce sinfonia, ogni lettera una soave, morbida carezza. Non mi aveva mai parlato in quel modo, non fino a quel momento. La sua voce era sempre stata modulata, ma macchiata dalle note acide del suo caratteraccio. 

Ma non oggi, non ora. Ora dalle sue labbra sembra uscire solo dolce miele.

Sarebbe così inopportuno accarezzarle?

Le sue dita scivolarono sui miei zigomi, delicati come piume. Si fecero largo sulle guance, dove disegnarono una lunga spirale, esitanti, forse indecisi su se proseguire o lasciarmi andare. Il suo sguardo era così intenso e calamitante da catturare interamente la mia attenzione. Schiusi le labbra per prendere fiato quando vidi le sue fare lo stesso.

Se le toccassi sentirei la melassa sulle dita?   

Le sue mani ripresero a muoversi, scavando una mappa sulla mia pelle, roventi come gocce d'acqua bollente, ma morbide. Si insinuarono fra i miei capelli scuri, intrecciandosi a loro, costringendomi a sollevare la testa. Gli presi i polsi fra le mani e lui si bloccò all'istante.

-Non ti succederà niente, Bianca...- mi strinse a sé con un gesto fluido, uno scatto che non mi aspettavo dopo tanta delicatezza e io affondai il naso nel suo petto .

L'odore che emanava era così buono e rassicurante da calmarmi. Era come se lo conoscessi davvero da secoli, come se la sua sola presenza mi bastasse per allontanare ogni paura. Mi accarezzava i capelli con dolcezza, come un tenero amante, come forse aveva fatto molte volte nella mia vita precedente.

Sai di zucchero fuso e caramello...

- Devi essere molto stressata da tutto questo- interruppe il nostro carezzevole silenzio. Un muto patto fra noi due soltanto. - cerca di rilassarti e dormire. Non permetterò che qualcuno ti porti via ancora.

- Diventerò uno di loro, vero? - chiesi e una lacrima mi rigò il viso, chiusi gli occhi, speravo che questo gesto le avrebbe trattenute.

- Hai noi angeli e Dio è dalla nostra parte. Troveremo il modo affinché non accada... - Mi bisbigliava queste frasi rassicuranti fra i capelli. -Ti è già successo e ti ho salvata. Legherò di nuovo i nostri destini. Non diventerai un anemone.

Era già successo? Quanto turbolente erano state le mie vite passate?

- Non lasciarmi sola... Mi troveranno ancora, se tu non sarai qui. 

La mia voce era sottile e stanca, avevo lottato davvero in quel sogno. Era reale, era l'oscurità che si insinuava piano, silenziosa, ma non abbastanza da non far sentire la propria presenza, almeno a una comunicante.

Allacciai le mie braccia al tonico torace con ancora più forza.

- Non provare a lasciarmi sola questa notte. - Michele non rispose, ma sapevo che mi aveva sentita e che sarebbe rimasto al mio fianco, pronto a scacciare via anche le ombre che tormentavano i miei sogni, trasformandoli in incubi.- non provarci... lo sentirei.

 lo sentirei

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Dark plumeWhere stories live. Discover now