- 53 - Flebili lamenti

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-Oh, ma che bel discorsetto, Michele, se solo fosse vero!

Astarte si parava di fronte a noi, sbarrandoci la strada con la sua figura sinuosa. La stoffa leggera del suo vestito fluttuava sul terreno candido, senza sfiorarlo e un'odore agrumato, misto a miele e lavanda, ci raggiunse trasportato dal vento, assieme alle dolci e delicate note olfattive dell'ambrosia. I capelli le ricadevano morbidi da un lato sul pallido collo, con una cascata di riccioli color corallo, che si intrecciavano fra loro fino a formare una larga treccia.

Mi fissava con così tanto risentimento da indurre chiunque l'avesse vista a credere che io le avessi fatto un torto e di fatto era così, non per le motivazioni che pensava lei, ma io colpevole mi ci sentivo ugualmente. Non replicai e lei sembrò innervosirsi. Tese i muscoli del collo mentre serrava la mascella e stringeva i pugni lungo i fianchi esili e longilinei.

  -Perché non dici piuttosto che mia sorella era diventata una persona scomoda, era di troppo nel vostro grande disegno. Non l'hai mai considerata una vera compagna e non hai fatto niente per aiutarla. - accusò.   

Lei era morta e io avrei dovuto fare di più. Avrei dovuto capire che avrebbe preferito morire piuttosto che impazzire. Dovevo proteggerla, ma la verità era che non ne ero stato capace, e se in quel momento Astarte mi detestava a tal punto da desiderare di uccidermi, io non potevo certo dire che non ne avesse motivo.

- Non dire idiozie - dissi infine. Potevo sopportare che accusasse me, ma non il regno. - Lui non avrebbe mai danneggiato in alcun modo una delle sue creature ed io non ho avuto il tempo per trovare una soluzione!

Sentii Bianca stringere la mia mano.

- Solo chi cerca, trova, oh mio caro serafino! 

Astarte si lisciò il vestito come se volesse eliminare delle fastidiose pieghe sulla stoffa.

-Bianca, vieni via con me. Michele non è altro che lo schiavo del suo Dio e non ci penserà due volte a buttarti via. Sai bene che è Ezechiele ciò che vogliono e tu... bé tu non gli servi a nulla. Sei solo il bozzolo della comunicante, un pratico modo per portarla a spasso.

La giovane dea spostò lo sguardo da lei a me, mentre intrecciava con le dita due riccioli sfuggiti all'acconciatura, in un gesto nervoso e frenetico. Furiosa come era, non riusciva a scorgere nulla oltre all'accecante rabbia.

-Lo so e non mi importa!

Stavo per ribattere, ma Bianca stupì entrambi.

-Quello che voglio ora è solo aiutare il Creato.

La dea lasciò ricadere involontariamente la mascella per lo stupore. Era raro trovare un essere così coraggioso, soprattutto fra gli umani.

- Cosa ci guadagnerei a venire con te all'inferno? La vita eterna? E cosa me ne farei? Non voglio essere una dannata e se anche mi costerà la vita, non me ne importa. Farò in modo che le persone a cui voglio bene possano ancora godersi questo mondo!

Era coraggiosa, ogni volta si dimostrava esserlo più di quanto mi aspettassi, così tanto da rasentare la pazzia. La fragile e testarda umana che sembrava aver attecchito nella parte più irrazionale di me stesso, dovevo ammetterlo, era più forte di quanto immaginassi.

-Davvero? E cosa diresti se un tuo caro venisse ucciso per una guerra che non è la sua?

Cercò di farla vacillare.

-I miei genitori sono morti per una guerra che non era la loro eppure sono qui.

Fu in quel momento che capii da cosa ero attratto, non poteva essere altrimenti, avendo una personalità come la sua al mio fianco. 

Dark plumeWhere stories live. Discover now