- 25 - Non bisogna tirare troppo la corda

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Spalancai la porta e trovai senza troppa sorpresa le perle ambrate che mi avevano tormentata per giorni

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Spalancai la porta e trovai senza troppa sorpresa le perle ambrate che mi avevano tormentata per giorni. Più belle di come le ricordassi, anche se le avevo avute davanti agli occhi solo poche ore prima, mi erano mancate. Si sosteneva allo stipite della porta con un braccio e su di esso teneva poggiata la testa, come se fosse troppo pesante per mantenersi da sola.

-Cosa ci fai qui? - lo attaccai.

-Dove altro potrei essere? - replicò lui guardandomi.

Io stavo da schifo ma nemmeno lui sembrava messo bene e questo per un momento me lo fece odiare di meno.

- Ovunque in realtà. Sei un angelo, ogni singolo essere vivente ha bisogno di te, tutti, non io. - guardarlo abbassare gli occhi colpevole però non ebbe l'effetto liberatorio che mi aspettavo. Volevo ferirlo, eppure dopo averlo fatto mi sentivo persino peggio. Lo odiai ancora di più per questo.

- Hai ragione, ma io ho degli ordini... - fu in quel momento che il mio senso di colpa sparì all'istante.

- I tuoi stupidi ordini non mi interessano, Michele - stavo per chiudergli la porta in faccia quando mi fermò.

-Aspetta, ti prego, aspetta- staccò la mano dalla porta quando lo guardai truce.

- Ancora una volta ho detto la cosa sbagliata, Bianca, ma non era quello che intendevo. Mi succede spesso con te - sembrò pensieroso e... sincero.

Era la prima volta che lo ammetteva e forse fu per quel motivo che restai ad ascoltarlo.

- Io non sono qui perché è mio dovere, io sono qui perché lo voglio. Io non sopporto sapere di averti fatto del male. E credimi se ti dico che avrei fatto di tutto per salvare i tuoi genitori se solo avessi potuto, ma non ne ce l'ho fatta.

Lo disse tutto d'un fiato, non che avrei avuto il coraggio di interromperlo, non avrei sopportato di scoppiare a piangere d'avanti a lui.

-Non c'è altro posto dove vorrei essere se non qui a chiederti scusa, per quanto impossibile sia per te accettarle.

Non provò a toccarmi e gliene fui grata. Odiavo chi cercava di abbracciarti dopo averti chiesto scusa, sperando con quel gesto di irretirti.
Era innegabile che nessuno potesse fare nulla per i miei genitori, ma dare la colpa a qualcuno mi aveva fatta sentire meglio, per un po' almeno.
In quel momento però ero stanca di odiarlo, stanca di essere sola, stanca di sentirmi orfana.

-Okay - dissi soltanto.

-Okay? - il sorriso che mi rivolse era così incredulo che mi avrebbe fatto sorridere di rimando in un altro momento, ma allora non ci riuscii.

-Sì. Okay, accetto le tue scuse.

Fece un passo nella mia direzione ma io indietreggiai e così decise di fermarsi dove era.

- So' di averti incolpato della loro morte quando in realtà loro lo erano già, ma cerca di capirmi, ti ho visto trafiggerla. Per me è stato un duro colpo da digerire.

Dark plumeWhere stories live. Discover now