- 44 - Di nuovo in viaggio

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Mangiavo avidamente la seconda dozzina di bacche dolci che i folletti avevano raccolto per me, non preoccupandomi troppo di masticare per bene ogni boccone.
Michele era intento a costruire un rifugio per la notte, mentre Zack si godeva un rilassante bagno nelle acque del lago. Solo Sam era rimasto lì accanto a me, per tenermi d'occhio.

-Cosa ti è passato per la testa, umana? Quasi finivi per annegare!

Mi rimproverò il folletto ostile. Stranamente però il suo tono mi era parso meno sprezzante del solito.

-Non è stata una distrazione fatale, Sam.

Mi lasciai sfuggire. Il volto di Lucifero e le sue parole mi vorticavano ancora nella testa. Quello che avevo scoperto non cambiava nulla, erano solo informazioni personali su Michele, ma non sapevo per quale motivo, mi rendevano ansiosa. E poi c'erano quelle parole che aveva pronunciato al suo posto, se le avessi sentite uscire di nuovo da quella bocca, mi avrebbero distrutta.

-So già che sei stupida, ma neanche gli idioti affogano volontariamente! Si dice che l'istinto di sopravvivenza non lo permetta...

Quasi sputai il boccone che stavo masticando, interrompendo le sue denigrazioni.

-Disgustoso. Siamo fortunati a non averti come principessa!

Mi insultò col labbro arricciato dallo sdegno.

-Dai Sam, spiegami perché mi odi tanto! Non credo di averti fatto nulla di male, insomma siete stati voi a rapirmi.    

Ero davvero curiosa. Da quando ero a conoscenza di questa parte del mondo, il sovrannaturale, non riuscivo a non pormi delle domande e poi, sapevo di non avere un buon carattere, ma con lui ero stata sempre cortese, per quanto avessimo avuto modo di parlarci.

-Non odio te. Detesto tutti gli esseri umani.

Rispose con il volto pieno di rabbia. Qualcosa nella sua memoria sembrava ricordargli di non socializzare con noi.

-Perché?

Oramai non potevo fare a meno di chiederlo, a rischio di essere insultata ancora.

-Non sono affari tuoi, umana!

Si alzò e si avvicinò alle sponde del fiume, dove Zack si scrollava l'acqua in eccesso di dosso.

Mi lasciai ricadere sul morbido muschio, beandomi della consistenza spugnosa di quel letto naturale. Solo il vento riusciva a disturbare il mio riposo. La bella stagione era lontana e l'autunno rischiava sempre di essere fin troppo rigido nelle vergini selve del nord.
Una morbida tela dal tessuto artificiale rovinò l'armonia naturale che avevo intorno, dandomi però sollievo con il suo tepore.

-Copriti o prenderai freddo.

La piccola coperta di pile avvolgeva il mio corpo e senza fare troppe storie mi ci raggomitolai all'interno.

-Grazie. - dissi, soffermandomi solo pochi attimi sullo sguardo contrariato di Michele.

-Cosa ho fatto questa volta? - sbuffai. Sapevo che la paternale era vicina, tanto valeva  sentirla il prima possibile.

-Mentire per esempio?

Ci conoscevamo da poco eppure riusciva a capire quando mi comportavo in modo strano. Sembrava comprendermi meglio di chiunque altro, così come io percepivo dal modo in cui respirava che era infastidito.

Incrociò le braccia al petto quando per l'ennesima volta evitai la sua domanda e, senza neanche accorgermene, alzai il volto verso il suo. I suoi occhi erano come un magnete; avevo imparato a leggervi ogni singola emozione, proprio come lui leggeva i miei pensieri se ci indugiavo tanto a lungo da permetterglielo. 

Dark plumeWhere stories live. Discover now