- 7 - L'uomo alato

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Pensavo che avrei sentito molto più dolore, non che non sentissi niente, ma mi aspettavo una sensazione molto più lacerante, una sofferenza dilaniante, invece percepivo una forte sensazione di calore, la pressione sanguigna si stava sicuramente al...

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Pensavo che avrei sentito molto più dolore, non che non sentissi niente, ma mi aspettavo una sensazione molto più lacerante, una sofferenza dilaniante, invece percepivo una forte sensazione di calore, la pressione sanguigna si stava sicuramente alzando, facendo diventare i miei arti più forti e vitali. Sentivo i polmoni dilatarsi, permettendomi di inglobare molto più ossigeno del normale. La respirazione accelerava progressivamente ed un'insana sensazione di eccitamento sembrava dirmi -combatti o fuggi-. 

Non avevo dubbi, era il riflesso del mio corpo alla situazione di pericolo in cui ero. L'adrenalina invadeva il mio essere, facendomi sentire potente e coraggiosa.

Sentivo sei uncini perforare la carne sulle spalle e trascinarmi sempre più in alto. 

Feci la scelta più stupida, sconsiderata, come ero solita fare, e cominciai ad agitare le braccia verso le zampe della bestia nel disperato quanto sciocco tentativo di liberarmi. 

Fortunatamente senza successo o mi sarei schiantata al suolo. 

Quando realizzai di stare per andare incontro a morte certa, guardai in basso. Un sottile serpente grigio si diramava in ogni direzione e su di esso minuscoli cubetti colorati si muovevano ordinati. Quello era quello che sembravano le vie di Milano a quasi mille metri di altezza. 

Mi sentii cedere. Ero sospesa in aria, in volo. Tutto il coraggio di poco prima era stato risucchiato in un istante dalla mia innata fobia. Un conato di vomito si fece strada lungo la gola e minacciò di uscire, mentre tutto cominciava a perdere colore e a diventare nero. 

Alzai la testa in aria, non so se per pregare il mio confidente personale o solo per riflesso, ma fui accecata da un raggio di sole, che si faceva faticosamente spazio tra le nuvole nere che incupivano il cielo. L'ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi fu un vortice nel bel mezzo del cielo, un buco nero fatto di aria. Quei maledetti uccelli miravano dritti verso le nubi scure, verso la tempesta.


Ripresi i sensi. Non so quanto tempo dopo, ma accadde. Il mostro che mi trascinava come un pezzo di stoffa, si era fermato all'improvviso e gracchiava come se qualcuno lo stesse sgozzando. Sollevai il volto, cercando di ricordare cosa stesse succedendo e poi lo vidi, era venuto a salvarmi.

Si muoveva veloce e leggiadro, quasi non riuscivo a credere ai miei occhi. Ero così incantata da quell'essere da dimenticare di essere appesa a degli uncini affilati con le gambe penzolanti nel nulla. Mi aveva detto di non essere un Comunicante, ma non mi aspettavo di certo che lui potesse avere quell'aspetto. Due archi piumati erano connessi al suo corpo. Candide ali spuntavano maestose da sopra le sue spalle, tagliando l'aria densa di fronte a loro. Sfrecciava nell'aria e ad ogni suo movimento una intensa luce si propagava dal suo corpo, avvolgendolo. Non avevo mai visto nulla di simile, brillava volteggiando nel vuoto, annullando le nubi scure che avevano invaso il cielo poco prima, come se le assorbisse.

Ai demoniaci mostri non lasciò scampo, in pochi minuti era riuscito a mettere fuori combattimento le arpie e prima che me ne accorgessi, cadevo nel nulla sempre più velocemente.

Dark plumeWhere stories live. Discover now