- 60 - Scomode verità

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Il retro del locale era deserto, c'eravamo solo io e l'uomo di fronte a me. Negli angoli sacchi di spazzatura emanavano il loro lezzo rancido e potevo sentire i topi raschiare le buste e i cartoni lì accatastati nei bidoni; tutti oscurati dall'abbraccio delle tenebre fatte di assenza, che ricopriva ogni cosa col suo manto freddo e umido, rendendoci ciechi, appena un'ora dopo il tramonto. La notte, complice e occultatrice, nascondeva ogni peccato e ogni difetto, sfrattando il fratello luminoso, e rilegandolo sotto la linea dell'orizzonte. Lì la classe e la raffinatezza che ostentava quel luogo, al suo interno, non esisteva più.

 Anche la musica all'interno del pub sembrava ovattata, sentivo solo la sua perfida voce riempire l'aria, insudiciandola. Non riuscivo a crederci, non poteva essere reale, eppure Lucifero era lì di fronte a me, percepivo la sua anima malvagia attraversare la pelle chiara di Luca e diffondersi nell'ambiante circostante. Era una sensazione strana, ma io la percepivo.

-Non è possibile, perché non sono riuscita a...

-Come? È bastato nascondere l'odore di cenere e fumo dietro ad uno stupido vizio e coprire il profumo di arancio amaro con una colonia dalle note simili, et voilà!

Sogghignò lui con occhi illuminati da uno sguardo perverso. Luca non assomigliava minimamente a Lucifero, però aveva i suoi colori e c'era il buio intorno a noi a camuffarne i contorni del viso, e poi il suo sguardo, quello sguardo che avevo sempre visto negli inferi durante i miei sogni d'ombra...

-Ovviamente non ce l'avrei fatta senza l'aiuto di un'amica.

Disse, puntando gli occhi nell'angolo scuro del vicolo in cui eravamo.

-Di chi stai parlando?

Lui fece un cenno alla sua destra allontanandosi un po' da me e lì, nascosta nella penombra, una piccola donna si nascondeva con volto colpevole e gli occhi chiari imperlati di lacrime.

-No, non è possibile...

Indietreggiai e mi portai le mani allo stomaco, stringendomi e piegandomi su me stessa. Chiusi forte gli occhi, sperando di spazzare via l'immagine di poco prima. Mi strofinai le mani sul volto in fiamme e poi la guardai di nuovo. Non era un incubo, non era un inganno, era proprio lei, in carne ed ossa.

-Su' Susi, dille che non è vero! Menti come solo un anemone può fare!

Questa non parlò, rimase immobile nella stessa posizione con lo sguardo basso, chiusa nelle spalle strette.

-Oh, ma quanto sei noiosa! L'hai portata nel covo dei demoni, l'hai spinta tra le braccia di Lucifero, l'hai vestita come piace a me ed ora fai la timida? Core, Core, dopo tutti questi secoli ancora ti fai condizionare dal senso di colpa!

Oscillò la testa piano, trattenendo a stento un sorriso compiaciuto.

-Core?

Chiesi sperando di aver sentito male. Susi, la mia amica era Core, la compagna di Raffaele e aiutava Lucifero?

-Mi dispiace...

Sussurrò questa.

-Dai Core, non fare quella faccia! Sembrerà quasi che tu non avrai il tuo tornaconto da tutto questo!

Sputò maligno il primo anemone, allargando le braccia con i palmi rivolti verso il cielo.

-Di cosa sta parlando?

Mi rivolsi a lei incredula. I serafini mi avevano raccontato di lei e cosa era successo, ma avevano detto che era sua prigioniera, non una sua alleata. Non ci potevo credere, Raffaele ne sarebbe rimasto distrutto; il solo pensiero mi faceva stare male, lui non lo meritava, non meritava un simile colpo.

Dark plumeWhere stories live. Discover now