- 37 - Un tuffo nel passato

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Cercai di sollevarmi sulle braccia, ma non ci riuscii.

-Sei coraggiosa e devi avere una buona causa, se pensi di potertene vantare davanti a Dio. Ma questo non ti basterà. Ho bisogno di leggere la tua anima e solo allora sapremo se vivrai o no.

La voce era atona, non sembrava né buona né pareva avere quel tipico accento perfido di chi ha un'indole malvagia.

-Accetti la mia proposta o preferisci morire? Hai il coraggio di scoprire te stessa e lasciarti vedere per quello che realmente sei?

Guardai nella direzione della voce e non vidi nessuno.

-Sì!

Urlai con l'ultimo fiato che avevo in corpo, sperando che mi avesse sentita.

-Bene allora. - Disse lei senza entusiasmo. 

Sentii il tintinnio d'acqua della fontana diventare più forte, trasformandosi in uno scroscio meno pigro; vidi il limpido liquido cristallino uscire sempre più copioso dall'apice della fonte e proprio da lì, nella vasca di quella polla, apparì lei.

Una donna dalla pelle così candida da sembrare trasparente e con capelli tanto chiari da apparire bianchi.

-Puoi alzarti ora. - Mi disse e io lo feci. Ero di nuovo in forze come se nulla fosse accaduto, come se la sensazione di poco prima fosse stata solo un'impressione. 

-Avvicinati. Ordinò.

 Cominciai a camminare verso di lei e man mano che mi avvicinavo potevo notare sempre più particolari. Era immersa nella fontana fino alla vita e non sembrava intenzionata ad uscirne. Una ghirlanda di coralli arancio le circondava la testa, fermandole i capelli sulla fronte e l'unico indumento che aveva per coprirsi era formato da due grosse conchiglie sul seno dello stesso colore delle pesche mature. Mi avvicinai al bordo di quella vasca di pietra e quando fui a solo pochi centimetri da lei, questa mi posò le mani ai lati del viso, incastrando i nostri sguardi e facendomi perdere nelle sue iridi sbiadite, che normalmente mi avrebbero spaventata, ma non quella volta, non quel giorno in cui la posta in gioco era la mia vita. Quelle iridi erano di un azzurro pallido, così chiaro e slavato da confondersi quasi con la sclera degli occhi.

-Se sei un'anima pura, non hai nulla da temere, giovane umana.

Rilassai i muscoli e mi lasciai andare a quell'essere. Non avevo nulla da nascondere e se lei diceva il vero, nulla da temere.

La sentii ispirare profondamente e capii che qualunque cosa volesse farmi, stava per avere inizio. Vidi la mia vita correre velocemente. Le immagini di quando ero bambina, spensierata e felice, erano così nitide e reali da farmi provare le stesse emozioni di quei momenti; erano così consistenti da riuscire a sentire anche gli odori che riempivano l'aria in quegli istanti.

Chiusi gli occhi d'istinto e mi sentii risucchiata da qualcosa, come se venissi trasportata via. La testa cominciò a girare e mi sentii leggera, tanto leggera da non percepire più la gravosa consistenza del mio corpo.

Aprii gli occhi. Una anziana signora mi dava le spalle, affaccendata di fronte a un forno, intenta a cucinare chissà cosa. I suoi morbidi capelli bianchi erano acconciati in un ordinato chignon di trecce e due grossi orecchini d'oro pendevano dalle sue orecchie lunghe.

-N-nonna. - Pronunciai quelle nostalgiche parole col fiato strozzato. 

Lei si voltò, un gentile e allegro sorriso illuminava il suo volto rigato dal tempo, facendo innalzare le gote piene.

-Bianca, ti sei sporcata di farina! Se ti vedrà la mamma, sgriderà entrambe! Vieni qui tesoro, dobbiamo pulirci prima che arrivi.

Non ricordavo nemmeno più il suono della sua voce. Non la vedevo da così tanto tempo... Cominciai a piangere senza nemmeno accorgermene. 

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