- 24 - La dolcezza, una seducente sconosciuta...

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Spalancai la porta del mio piccolo appartamento e subito un'odore acre aggredì le mie narici, costringendomi ad arricciare il naso e a coprirlo con la mano

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Spalancai la porta del mio piccolo appartamento e subito un'odore acre aggredì le mie narici, costringendomi ad arricciare il naso e a coprirlo con la mano. Erano passate cinque settimane da quando avevo varcavo quella soglia l'ultima volta e la mia assenza non era stata premeditata. L'ultimo ad entrare lì dentro era stato Raffaele, era venuto per recuperare qualche mio vestito pulito, mentre io ero a lavoro.

 Il cibo che mi era avanzato il giorno in cui avevo incontrato Michele, era pieno di muffa ed emanava un odore nauseabondo. Piccoli vermi bianchi scivolavano sulla superficie del pollo oramai marcio, godendosi quella che sarebbe dovuta essere la mia cena.

Lasciai cadere la borsa sul polveroso pavimento in ceramica scadente, rigato dagli anni e sporco per l'incuria. I piatti nel lavello erano incrostati e pieni di mosche, ma il peggio mi aspettava nella camera da letto. Tutta la mia roba era sparsa per la stanza, i miei cassetti erano stati svuotati ed i miei vestiti ricoprivano per intero il pavimento.

Mi accasciai sul letto e scoppiai in un disperato pianto. Non mi ero mai sentita così vulnerabile e sola, non mi restava più niente.

Ci mancavano solo i ladri!

Presi il cellulare dalla borsa e composi l'unico numero che mi venne in mente in quel momento. Se avessi dovuto spiegare perché lui, non avrei saputo farlo. Era semplicemente la prima persona che mi era venuta in mente dopo Susi. Avevo provato a contattarla mentre tornavo al mio appartamento, ma non aveva risposto e non aveva richiamato. Non era da lei non sentire il telefono e non era da me assillare qualcuno che, per un motivo o per un altro, non aveva tempo da dedicarmi.

Il cellulare squillò diverse volte, ma poi la voce bassa e roca rispose.

-M-mi dispiace...- farfugliai.

 Ora che sentivo la sua voce ero insicura. Perché lo avevo chiamato?

-Bianca?- chiese con tono incerto.

-Sì, Luca, scusami, non sapevo chi chiamare... e tu mi avevi detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa...

Non mi lasciò finire la frase.

-Dove sei? - sembrava preoccupato.

-A casa...

-Mandami la tua posizione. Arrivo subito.

Mi sollevai dal letto per andare in bagno, avevo bisogno di lavarmi il viso e di una doccia, una urgente doccia. Non mi lavavo da più di due settimane e purtroppo il gesso era un grosso intralcio, non riuscivo neanche a svestirmi. Non avrei dovuto chiamare Luca. Lui sapeva dei miei genitori? Gli angeli avevano detto a tutti che anche io ero coinvolta in quell'aggressione? Come avrei dovuto spiegarglielo altrimenti? Una caduta accidentale dalle scale?

Entrai in bagno e quello che vidi una volta davanti al mio riflesso mi fece sussultare. Ero completamente tumefatta. Uno zigomo era tinto di nero e intorno al collo diverse macchie scure formavano una collana di lividi. Il labbro rotto era gonfio, incandescente e mi faceva davvero male. L'effetto dell'antidolorifico stava svanendo e io ero troppo impegnata a dare la colpa a qualcuno per ricordarmi di prendere il flacone del medicinale. 

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