- 15 - Tutta colpa dell'età

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Il lavoro quel giorno era frenetico, non avevamo avuto un attimo di respiro e avevo la gola così secca da sentirla bruciare

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Il lavoro quel giorno era frenetico, non avevamo avuto un attimo di respiro e avevo la gola così secca da sentirla bruciare.

Riempii un bicchiere d'acqua e mi nascosi nelle cucine del locale, dove il forno delle pizze continuava a far girare quegli impasti industriali, che da freddi erano più simili alla plastica che a focacce. Bevvi d'un sorso e con tale velocità da far uscire un po' d'acqua dagli angoli della bocca.

-Che giornataccia! - sbottò Carmen, venendo fuori dalla cella frigo con una cassa di arance in braccio. La lasciò cadere rumorosamente sul bancone dove preparavamo le insalate. 

-Hai ragione, ma almeno le ore passano più velocemente così.

E non ho il tempo di pensare a tutto il resto, gli angeli, gli anemoni, il filo del destino e tutto quanto. Michele partirà oggi per le Cicladi...

Mi asciugai la bocca con il dorso della mano e poi ricambiai lo sguardo di Carmen che sembrava volermi dire qualcosa. La ragazza mi fissava imbarazzata con i suoi occhi scuri sotto le ciglia lunghe e nere.

-Senti, Bia, ma tu credi che Susi e Carlo abbiano una storia?

Mi chiese all'improvviso. Si grattò una guancia e spostò la frangia di lato, legando poi i corti capelli bruni dietro le orecchie. I ciuffi scalati sfuggirono alla coda e le ricaddero sulle guance. Le sorrisi. Era così riservata e impacciata e quella domanda indiscreta non era da lei. L'aveva detto d'un fiato come se volesse chiedermelo da tempo.

-Ti piace forse Carlo? - le chiesi a bruciapelo. 

Lei avvampò in pochi secondi e si strofinò le mani sul viso. Non era un'idea così strana. In fondo Carlo era una brava persona e nonostante i lineamenti duri e il naso pronunciato, era un ragazzo carino, sempre pronto a dare una mano al prossimo.

-No, ma che dici! Era per chiedere! E poi ho visto che sono molto affiatati e ho pensato che ci potesse essere qualcosa fra loro. - biascicò.

-Sicura?- chiesi ancora, assottigliando gli occhi. 

Lei fece un cenno con la testa e abbassò lo sguardo.

-E da quando sei una donna così impicciona?

E io da quando lo ero? Era ovvio che fosse cotta di lui, lo pedinava con lo sguardo e pendeva dalle sue labbra anche quando le spiegava come sistemare le bustine di zucchero nel loro contenitore.

Strofinò la punta del piede sul pavimento come se volesse scrostare qualcosa che ci fosse rimasto attaccato.

-E' così evidente?

Si asciugò le mani sul grembiule, molto probabilmente dal sudore dell'ansia che le avevo fatto salire con la mia domanda. 

-No, ma dovresti renderlo evidente, se vuoi che ti noti.

Le sorrisi e le cinsi la spalla con un braccio.

-Sei così carina, perché non dovrebbe essere interessato? Provaci, chi non risica non rosica!

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