-35 - Lapsus

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La osservavo dormire beatamente fra le mie braccia, si stringeva al mio petto aggrappandosi con una mano alla mia maglia chiara, proprio nel punto in cui il veleno di Belial continuava a pungere i miei muscoli, inquinandomi sempre di più

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La osservavo dormire beatamente fra le mie braccia, si stringeva al mio petto aggrappandosi con una mano alla mia maglia chiara, proprio nel punto in cui il veleno di Belial continuava a pungere i miei muscoli, inquinandomi sempre di più. Raggomitolata fra le mie gambe come una bambina, dormiva beatamente con le labbra schiuse, sollevando ritmicamente il petto ad ogni respiro. Le accarezzai i capelli delicatamente per non rischiare di svegliarla dal sonno della polvere magica. Quella piccola donna stava rendendo la mia vita un vero inferno o almeno era così che immaginavo il regno di mio fratello: Una continua tortura. Era una tentazione costante davanti ai miei occhi, qualcosa che potevo dolorosamente toccare a mio rischio e pericolo. Una giovane creatura dalla bellezza disarmante con la straordinaria capacità di cacciarsi nei guai senza muovere un muscolo. Tutto questo mi rendeva terribilmente ansioso. Le sfiorai una guancia con le dita e avvertii l'irrefrenabile voglia di baciarla. Mi avvicinai alla sua guancia fino a sfiorarla con le labbra, delicatamente, non volevo rischiare di ridestarla dal suo sonno. Se fosse stata cosciente avrei dovuto allontanarmi, schermandomi con la solita maschera dell'indifferenza, necessaria per non cedere alla tentazione, all'incessante bisogno di toccarla, di sentire la sua morbida pelle sotto le mie mani, di avvertire il calore del suo corpo... Se quegli occhi color nocciola si fossero aperti in quell'istante mi avrebbero inghiottito nella loro profondità, sarei sprofondato nella dolcezza di quel cioccolato fuso e non sarei riuscito a trattenermi proprio come la mattina di ieri. Pensare a lei e Luce insieme mi aveva fatto perdere il controllo, mi aveva fatto dimenticare chi ero e perché ero lì.

Mi staccai da lei, quel contatto pericoloso mi faceva sentire debole. Quel sentimento tentava la mia forza di volontà e acuiva l'attrazione che sentivo nei suoi confronti. Quella molesta sensazione non mi faceva essere rilassato in sua presenza e mi rendeva irritabile se lei non era con me, non riuscivo a pensare ad altro. 

Che bruci l'inferno! , quella ragazza, Bianca, mi stava facendo perdere di vista l'obiettivo principale di tutto; il mio compito sembrava passare in secondo piano quando io e lei eravamo da soli e la cosa che più mi spaventava era il fatto che non aspettavo altro momento della giornata, se non quello in cui sarei rimasto da solo con lei. Non era mai successo quando era solo Ezechiele, quando la comunicante era cosciente. In un'altra sua vita l'avrei semplicemente risvegliata, ma ora... Dopo l'ultima volta non potevo farlo, non potevo evocarla. Dovevo solo resistere al richiamo di Bianca.

-Michele? - mugugnò la piccola donna mora sotto di me. 

La guardai di nuovo in viso e mi accorsi che mi puntava dritto negli occhi con i suoi abissi scuri che mi ricordavano le profondità della terra, la quiete immobile di cui si poteva godere solo in quel luogo e la beatitudine data dal materno calore avvolgente che lì vi si provava. Mi persi per un momento in quella dolcezza.

-Stai bene? - le chiesi cercando di distrarmi, guardando dritto di fronte a me.

-Sì, grazie. Io ti devo di nuovo la vita, guerriero di Dio!

Dark plumeWhere stories live. Discover now