- 21 - Bastano i pensieri felici

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-Roberto, fai il bravo con tua sorella o non avrai il thè! - disse la bimba paffutella, prima di dare un buffetto al bambolotto seduto di fronte a lei.

Tre tazze di plastica sul piccolo tavolo rotondo imitavano pregiate porcellane giapponesi e i cucchiaini in argento, rubati al servizio della mamma, donavano quel tocco raffinato che la piccola voleva ricreare durante la sua recita, inscenata nel verde giardino fiorito di casa sua, tinto in quei mesi dai più svariati colori della primavera. La bimba dai lunghi capelli scuri allungò le piccole mani verso la teiera, era molto seria, mentre cercava di imitare la mamma con i suoi ospiti di plastica.

-Oh lo so Rebecca, questi maschi sono cattivi! Sì, non dovremmo giocare più con lui!

La piccola lanciò un'occhiataccia al povero Roberto, che ovviamente non replicò, ma come se avesse preso vita e le avesse parlato, la bimba continuò a dialogare con lui.

-Se chiedi scusa ti perdoneremo, vero Rebecca? E forse avrai il tuo thè!

-Bianca, cosa stai facendo qui da sola?- disse la donna amorevolmente, facendo sobbalzare la piccola.

-Ma mamma, non sono sola, ci sono i miei ospiti! - replicò la bambina offesa dalla poca delicatezza della madre.

-Scusami tesoro, hai ragione ci sono Roberto e Rebecca! - la bimba le sorrise soddisfatta. -Che ne dici se entriamo in casa ed offriamo un'enorme fetta di torta ai tuoi ospiti?

La bimbetta scattò in piedi ed afferrò per le braccia di gomma i suoi amici.

-Sì mamma, ma devono essere davvero grandi!

Avevo avuto una vita piena... Un susseguirsi di ricordi splendidi e colmi di amore... Poche persone possono dire di avere avuto così tanti pensieri felici.
Avevo considerato la sparizione di Roberta una tragica fatalità, ma ora avevo dei seri sospetti su chi fosse la causa della sua scomparsa. Mi ero convinta che quel marchio sul mio collo fosse dovuto ad una forte reazione allergica che mi aveva lasciato una cicatrice. E ora? Cosa avrebbe detto la mia ragione alla mia coscienza? Che non era colpa mia? Che l'anemone avrebbe comunque ucciso i miei genitori anche se non fossero stati miei parenti? Ero stata la causa di tutte le loro sofferenze. Tutte le persone che avevo conosciuto, avevano sofferto a causa mia. Cosa ero realmente? Avevo passato una vita dicendomi che bisognava sempre essere se stessi qualunque cosa accadesse e ora se avessi potuto essere solo una ragazza normale con una vita monotona, avrei dato qualsiasi cosa per diventarlo. 

Le lacrime rigarono il mio viso arrossato già prima di poter capire dove mi trovassi. Non avevo avuto il coraggio di aprire gli occhi al mio risveglio. Quale stanza da letto avrei visto? Le mie tende di cotone fiorate sarebbero state lì ad ornare le piccole finestre di periferia o avrei trovato delle fredde veneziane avorio a occupare il loro posto su larghi finestroni di un attico in pieno centro?
L'immagine della testa di mio padre non mi avrebbe mai abbandonata e il volto di mia madre, mentre veniva trafitta, mi avrebbe perseguitata per sempre. Era tutta colpa mia. Non avevo paura, ma solo un soffocante senso di colpa. Un lacerante senso di colpa.

Dark plumeWhere stories live. Discover now