- 12 - Un risveglio dolce-amaro

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Mia madre!

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Mia madre!

Fu la prima cosa a cui pensai, quando spalancai gli occhi.

Una grande pezza di stoffa bianca come il latte formava un grosso ombrello quadrato sopra la mia testa. Era sostenuto da quattro aste di legno scuro dalle quali pendevano morbidi scampoli di tulle dello stesso colore. Le stoffe arrotolate al legno sembravano grosse trecce bianche e castane. Strizzai gli occhi, assonnata e confusa dal ritrovarmi circondata da così tanta stoffa. Un momento dopo ricordai tutto. Non mi ero ancora abituata alla nuova abitazione e a tutti i suoi inutili fronzoli.

Cercai di sollevarmi dal letto, ma qualcosa si oppose al mio tentativo, facendomi ricascare indietro sul materasso. Guardai in basso e ne compresi l'imbarazzante motivo.

Il braccio di Michele era sotto il mio collo e mi abbracciava la spalla come un morbido cuscino, mentre la sua gamba sovrastava i miei arti inferiori, stringendomi in una morsa senza via di fuga. 

Avvampai all'istante. Avevamo dormito insieme. Io non lo avevo mai fatto con un uomo, l'unica persona con cui avevo diviso il letto era stata Roberta. Lo striminzito pantaloncino del pigiama si era arrotolato su se stesso, prendendo la scomoda e indecente sembianza di un mutandone e io volevo morire.

Provai a liberarmi sgusciando via silenziosamente, ma non si mosse.

Con la luce del sole quella situazione era diventata spinosa; non avevo più bisogno di qualcuno che scacciasse via gli incubi e allontanasse le ombre.

Provai a scivolare via da quell'ammasso si muscoli tonici, ma quanto più provavo a sfuggire, più mi ritrovavo aggrovigliata fra le sue braccia. Lui mugugno' qualcosa e rotolo' sul fianco, cingendomi la vita con l'arto libero.

Come una terribile allucinazione mi si paleso' di fronte l'immagine di noi due la sera prima. Le parole che ci eravamo detti e i silenzi da cui ci eravamo lasciati cullare... il modo disperato con cui mi ero aggrappata a lui e lo avevo implorato di restare...

Mi sentii andare a fuoco dalla vergogna.

Come ho potuto farlo?

Avevo pregato uno sconosciuto di dormire nel mio letto e in quel momento di lucidità volevo solo sprofondare nel nulla e non dover sopportare il suo sguardo addosso appena si fosse svegliato.

Spinsi con più forza il pesante braccio stretto sul mio busto, provando ad usare una delicatezza di cui non ero dotata per non rischiare
di svegliarlo ma niente. Lasciai esausta che la testa sprofondasse nel cuscino, arresa, in attesa di un'idea che mi avrebbe tirato fuori da quel casino.

- Se me lo chiedi per favore, posso pensare di lasciarti libera. -disse l'angelo ancora con gli occhi chiusi.

Sgranai le palpebre incredula e infastidita. Voleva mettermi volutamente in imbarazzo.

Quindi sei sveglio. Ti diverte vedermi strisciare disperata fra le coperte?

- Lasciami andare! Mia madre avrà chiamato la polizia! È da due giorni che non la sento! -sbraitai agitandomi fra le lenzuola spiegazzate.

Dark plumeWhere stories live. Discover now