Dark plume

- 45 - Dubbi

Non so cosa mi infastidisse di più, se il fatto che lei lo avesse incontrato più di una volta o che mi nascondesse dei segreti.

Io di certo non potevo giudicarla, ero il primo a non essere stato totalmente sincero. Inoltre lei non era mia. Non poteva esserlo. Io ero legato ad Ezechiele.

I miei erano ordini, ma non riuscivo a sentirmi pulito, come se l'idea che fosse giusto, fosse solo una maschera dietro cui nascondere la mia codardia. Nessuno doveva sapere cosa era accaduto e noi dovevamo pensare al bene del creato.

Scacciai per la millesima volta l'idea di dirle tutto dalla mia mente. Non potevo. Non volevo. Se lo avessi fatto, l'avrei sicuramente persa.

Vacillavo di nuovo davanti alle mie scelte.

Cosa ero diventato?

Mai nei millenni ero stato così insicuro e mai avevo provato questa orribile sensazione; mi sentivo stritolare il petto, mi sentivo bruciare dentro al solo pensiero di lei sola con Luce, al solo pensiero che lui riuscisse a confonderla o che fosse stata in pericolo.

Era solo la mia missione a farmi essere così protettivo nei suoi confronti?

Era il legame che avevo avuto con Ezechiele per secoli, a farmi sentire attratto da lei come un insetto allettato dal più dolce dei nettari?

Avrei dovuto interrogarla, avrei dovuto farle sputare ogni singola parola che si erano detti, ogni informazione sarebbe stata utile alla nostra causa, ma avevo preferito non sapere.

Dove era finito il guerriero di Dio che era disposto a morire per un ordine del suo Signore?

Dove si era perso il principe dei cieli pronto a tutto pur di eliminare le bestie di Satana?

Dove si era nascosto lo spirito puro e immune alle lusinghe dei peccati terreni?

Dove era il serafino che non provava alcuna emozione?

Quella donna, quella stressante e irritante donna, aveva distrutto tutte le mie difese e superato la mia corazza; quell'essere riusciva a confondermi a tal punto da offuscarmi la mente. Le decisioni che dovevo prendere erano proprio lì, a un palmo dal mio naso, eppure fingevo di non vederle.

Sarebbe bastato allontanarla da me. Affidarla a un angelo protettore, magari a qualche cherubino, e tutto sarebbe stato più semplice. Avrei potuto chiedere agli angeli Troni di tenerla nei loro castelli, fino a quando non fossi riuscito a trovare le streghe e poi sarei andato a riprenderla; lì Luce e i suoi inganni non sarebbero riusciti a raggiungerla, ma non volevo. Non riuscivo a separarmene.

Tutto quello che davvero speravo in cuor mio, era che Ezechiele non si risvegliasse mai. Se il Padre avesse deciso di richiamarla a sé e ai suoi ordini, Bianca avrebbe cessato di esistere e questo per me sarebbe stato peggio della dannazione eterna.

Il lago che mi era di fronte era fermo, appena solleticato dal vento freddo che accompagnava quella sera autunnale. Un tempo anche io ero stato così, irremovibile sulle mie convinzioni e deciso sulle mie scelte. L'angelo di ghiaccio, il gemello senza sentimenti. La prima volta che provai un'emozione fu quando Lucifero cadde; solo allora il mio cuore vacillò per un momento, ma non ebbi il tempo di assaporarla, che la mia spada spazzò via la mia metà. Era sempre stato lui quello pieno di sentimenti. Il suo animo era colmo di amore e il suo spirito pieno di passioni. Tutto quello che conoscevo io era coraggio e fierezza, uno spirito puro e nobile, ma vuoto. Gioivo di emozioni riflesse dal mio gemello, forse la metà del cuore che Dio aveva donato lui, era la parte che racchiudeva tutte quelle belle sensazioni che un essere celeste dovrebbe provare; lui riusciva a smuovermi qualcosa dentro e da quando la sua scelta lo aveva costretto alle tenebre, io non avevo provato più nulla, se non ira ed ero famoso per questa; fino ad ora almeno.