- 54 - Il tempo passato

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Tutto intorno a noi si era fermato. Qualche esemplare di pappagallo fischeri era ancora immobile in volo, nel preciso istante in cui le zampe si staccavano dal ruvido ramo e le ali si apprestavano a spiegarsi, per poter fuggire da tutto quel trambusto. I fiocchi di neve erano immobili a mezz'aria, non più sottomessi alla forza gravitazionale alla quale era assoggettato l'intero mondo. Persino l'aria non aveva odore e il vento si era placato.

Astarte rantolò solo per poco. I suoi occhi erano sgranati, mi fissava, come se fossi l'unica cosa rimasta in quel bosco. Io e lei, nient'altro. Mi avrebbe odiato in eterno, lo leggevo nei suoi occhi, quelle iridi lucide che divennero spente subito dopo, quando abbassai la mano lentamente, quando mi permisi di respirare di nuovo, perché solo io potevo farlo in un tempo statico.

Ci ero riuscito, avevo fermato il tempo, avevo salvato Bianca. Quello che non sapevo era perché Belfagor avesse conficcato la sua arma nel costato di Astarte appena prima che il mio potere bloccasse tutto. Un attimo più tardi e non avrei visto il suo odio colarmi addosso come olio bollente poco prima di spegnersi.

-E brava la nostra giovane e pura umana! - esclamò sarcastico il viscido anemone.

-Peccato che il mio pugnale sia arrivato prima del suo! Però, Ezechiele lì dentro deve essere molto forte per riuscire sottrarla al controllo dell'anima di questa stupida dea! Persino io secoli fa sono stato vittima di questo giochetto!

Mi avvicinai velocemente a Bianca e le strappai di mano la lama che puntava contro Astarte. Ero convinto che la rossa demoniaca fosse riuscita a soggiogare la sua mente, ma lei a quanto pareva, la stava ingannando per avvicinarsi e pugnalarla.

"Sciocca ragazza!"

-Non lo avrebbe mai fatto, Belfagor!

Replicai al demone nero.

-Tu dici? Guarda qui! Se solo fossi arrivato qualche secondo più tardi l'avrebbe infilzata! E magari con un po' di fortuna la venere sarebbe morta!

Ipotizzò ironico.

-Non illuderti, l'avrei comunque bloccata in tempo come vedi!

-Già già, posso dire a Lucifero che non è stata colpa mia se la comunicante non si è macchiata di peccato! Potevo rischiare la pelle per questo, ma fortunatamente posso dare la colpa al fratellino stupido e al suo potere di piegare il tempo al suo volere!

Sghignazzò, beffeggiandomi, mentre si caricava in spalla il corpo della dea.

-Tu piuttosto, perché hai ucciso Astarte, mostro?

Chiesi confuso dal suo gesto. Questi esseri erano dei traditori per natura, ma di certo non erano tanto stupidi da eliminarsi fra loro.

-Ordini dall'alto! O dovrei dire dal basso, nel mio caso?

Si finse dubbioso, picchiettandosi il mento con l'indice dell'unica mano rimasta, mentre con l'altro arto, teneva fermo il corpo della venere.

-Comunque, le avevo detto di dover abbandonare la missione momentaneamente, ma lei non ha voluto saperne, troppo presa dalle sue vendette personali... Stupidaggini da donna! Ma almeno ha fatto qualcosa di buono!

Si aprì in un ghigno compiaciuto, indicando la mia nuova ferita. Bruciava, ma il dolore era sopportabile e non sanguinavo già più. Quelle lame maledette avevano uno strano modo di ferire, provocavano un taglio secco e profondo, lacerando la pelle come se fosse burro, ma non facevano sanguinare per molto, un po' come il morso pruriginoso di una zecca, quasi non gli si dà peso finché non si avverte la febbre.

-Mi dispiace deluderti, ma è solo un graffio!

Replicai, ricambiandolo con lo stesso sguardo di sfida.

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