- 43 - Un cuore diviso in due

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Riuscii a staccarmi dalla sua presa, anche se sarebbe più corretto dire che mi lasciò andare

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Riuscii a staccarmi dalla sua presa, anche se sarebbe più corretto dire che mi lasciò andare.

-Fidati, io lo conosco bene. Come non potrei del resto? Condividiamo lo stesso cuore.

Vide la sorpresa sul mio viso e mostrò un sorriso pieno di risentimento.

-Già, un regalino del caro padre! E' un essere dotato di un forte senso dell'umorismo, non lo sapevi?

Mi lanciò una veloce occhiata e poi si voltò verso il trono.

-Come potresti! Vieni, seguimi.

Mi porse la mano, ma io non mi mossi di un millimetro. Ero congelata, terrorizzata. La sua voce sembrava penetrare sottopelle, correre lungo ogni vena e farsi spazio fino a impossessarsi di ogni pensiero razionale e soffocarlo con le mie stesse paure. Ma non potevo arrendermi. Dovevo essere in un altro sogno d'ombra. Dovevo reagire. I miei compagni sarebbero riusciti a tirarmi fuori da lì, dovevo solo riuscire a temporeggiare.

-Perché sono qui? - chiesi, ostentando sicurezza, provocandogli una grassa risata schernitrice.

-Ragazzina, ti consiglio di non contraddirmi. Non sono abituato, potrei reagire male.

Fece un cenno verso la sua mano e io non osai ribattere, inchiodata dal suo sguardo gelido. La afferrai, reprimendo il logico istinto di ogni preda di correre via lontano dal pericolo. Mi lasciai guidare in quelle gallerie buie, passo dopo passo. Il solo suono delle mie scarpe era inquietante. Rumori secchi che rintoccavano nella testa fino a confondersi con i battiti insistenti nel petto. Dovevo distrarmi, anzi no, dovevo concentrarmi su ciò che poteva essermi utile per uscire da lì e per vincere la nostra guerra.

-Cosa intendi dire quando parli di cuore condiviso? - La mia voce era tremante. Tossii per darmi un po' di contegno e lui mi osservò di sfuggita.

- Non sai proprio niente, vero?

Non risposi, ma tenetti alto lo sguardo, sostenendo il suo. Non dovevo assolutamente scoprire i giochi. - mi stava studiando.

-Bene, ti racconterò qualcosa allora.

Eravamo di fronte alla grande porta argentea del sogno precedente e lui mi fece segno di entrare. Gli passai davanti senza però dargli incautamente le spalle.

Spostai lo sguardo dal re degli inferi alla grande sala in cui eravamo entrati e  mi accorsi di quanto fosse diversa da tutto il resto degli ambienti. Era enorme e piena di dettagli. Statue marmoree reggevano gli alti soffitti dalle volte a crociera, mentre affreschi troneggiavano sulle ampie pareti. Era assurdo quanto fossero vivi quei colori. Un inverosimile contraddizione per un posto tanto buio. Esitai sulle linee spigolose delle vetrate alte e opache da cui riusciva a filtrare qualche raggio di luce. Si faceva spazio fra i ritagli di vetro colorato, ma c'era e, per un solo momento, mi sentii rincuorata al pensiero che non tutte le parti dell'Inferno fossero sottoterra. 

Dark plumeWhere stories live. Discover now