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[Sopra possiamo vedere Andrea Dovizioso con la sua DesmoDovi ( il nome della sua moto ) con il numero 04 del team Ducati Ufficiale]


Quella mattina, un cielo colmo di nuvole dai colori grigiastri troneggiava nel cielo della piccola cittadina di Orio al Serio, conferendole un'aura più cupa del solito; l'aria era ancora fredda e pungente, segno che l'inverno ancora non ne voleva sapere di andarsene, nonostante ci trovassimo già agli ultimi giorni del mese di marzo. L'atmosfera che mi circondava non era silenziosa come nel piccolo paesino dove per ventidue anni avevo vissuto con la mia famiglia, bensì era riempita dai continui rombi dei motori dei veicoli che percorrevano a gran velocità l'autostrada A4 distante qualche centinaio di metri dall'ingresso di uno dei più importanti aeroporti secondari italiani.

Erano le sei di mattina, ma pareva che a nessuno interessasse dell'orario mattutino: qui le persone già si muovevano irrequiete e frenetiche: dalle porte scorrevoli entravano e continuavano ad uscire ad intermittenza persone trainanti valigie di ogni grandezza e ornate con ogni stampa inimmaginabile.

La mania del non-stop caratterizzante le città americane stava contagiando persino i paesini di montagna con duemila abitanti soltanto, incredibile.

Brr, che freddo...

Un brivido gelido mi attraversò la schiena, inducendomi a tremare infreddolita, eppure indossavo una giacca abbastanza pesante.

Un rumore di ruote che toccarono l'asfalto del fondo stradale mi fece voltare, portando gli occhi su una figura maschile di quarantotto anni che stava scaricando l'ultima delle valigie.

« Serve una mano, Zio? » gli chiesi, avvicinandomi.

« No, no » mormorò lui, sbadigliando assonnato « Ce la faccio, non preoccuparti »

Quando anche l'ultima valigia venne depositata a terra, io e lo Zio attraversammo le porte scorrevoli entrando nell'effettivo aeroporto, finalmente al caldo.

« Quando tua mamma capirà che non hai più sedici anni? » mi chiese lui ironico, riferendosi alla conversazione avvenuta qualche minuto prima con mia madre che mi salutò, facendomi le dovute precauzioni su tutto.

« Mi raccomando Sofia, non fare stupidaggini, non prendere iniziative senza prima averne parlato con lo Zio, sii responsabile e non cacciarti nei guai »

Io l'avevo dileguata con un semplice "Si mamma " sorridendole divertita dai suoi modi da fare ancora iperprotettivi, nonostante la mia età.

« Credo...Mai » gli risposi io ridendo.

D'altro canto, però, potevo capirla: io ero stata la sua unica bambina e lo sarei sempre stata; io ero tutto per lei.

Lasciandoci alle spalle i check-in ed il controllo bagagli, attendemmo l'apertura del nostro corrispettivo gate.

Lasciandoci alle spalle i check-in ed il controllo bagagli, attendemmo l'apertura del nostro corrispettivo gate

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Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now