67 - Nelle Valli Bergamasche pt. 2

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[ Attenzione: presenza di scene più spinte]

La serata proseguì più serenamente dopo quell'argomento: fu notte tarda quando Alex e Aida, insieme ai genitori della mia amica, lasciarono casa mia. Lo zio indugiò di più con il suo congedo, continuando ad adocchiare Marc e a rivolgergli uno sguardo leggermente intimidatorio: non era del tutto d'accordo sul fatto che io e Marc ormai eravamo in una relazione, sia per questioni legate allo scontro di interessi tra due team diversi, sia dal fatto che lui fosse un pilota, perdipiù famoso, che avrebbe potuto ferirmi pesantemente, qualora qualcosa fosse andato storto.

Aiutammo mia madre a ripulire e a sistemare tavolo e sedie, poi sia lei che noi ci ritirammo nelle nostre stanze per dormire. Io e Marc avremmo dormito insieme, in una stanza della casa dove vi era un divano che sì trasformava in un letto matrimoniale. Ci cambiammo, indossando entrambi un pigiama corto e leggero, dato che comunque ci trovavamo nel pieno del mese di agosto.

All'improvviso, Marc mi mollò una pacca sonora ben assestata sul sedere.

« Ehi! » esclamai io, presa alla sprovvista da quel gesto.

« Quello era perchè hai superato il limite di velocità in superstrada » sostenne lui.

Poi mi mollò un altro schiaffo: « Questo invece per essere andata troppo veloce all'interno dei centri abitati »

La frase fu seguita da un altro ancora: « Questo per non esserti fermata ad uno stop »

Stava per mollarmene un altro, ma io lo fermai: « Marc! »

Lui ghignò maleficamente: « Hai infranto parecchie leggi del codice stradale, meriti una punizione » proferì lui, avvicinandosi al mio viso e facendomi aumentare il respiro.

« Solo perchè sono andata un tantino veloce? » chiesi « Tu vai sempre veloce »

« Io posso » sussurrò lui, a due centimetri dalle labbra « Tu no »

« Credevo ti piacesse il rischio » mormorai io, copiandolo nei modi di fare.

« Si se trata de ti, me gusta solamente el riesgo de terminar en la cama ( se sì tratta di te, mi piace solamente il rischio di finire a letto ) » bisbigliò lui, con un tono misto tra il sensuale e il serio. Mi prese per i fianchi e mi diede un lungo, lento bacio, mentre mi fece percepire ciò che possedeva all'altezza del pube. La percezione della sua eccitazione fece eccitare me.

Nonostante questo, preferii volgere la conversazione sul livello di serietà: « Hai paura che mi succeda qualcosa? »

Lui mi fissò inarcando un sopracciglio, probabilmente contrario all'inizio di una discussione di tale entità in quel preciso momento, in cui era cosciente di avere tra le gambe una parte del suo corpo che pregava affinchè venisse soddisfatta dal piacere. Tuttavia fece la persona matura e responsabile, accogliendo la mia iniziativa.

« Assolutamente sì » enunciò lui « a Spielberg tremavo durante la gara, avevo paura che potessi cadere. Quando poi abbiamo iniziato a sorpassarci a vicenda, ho avuto ancora più angoscia. Temevo di toccarti e farti del male »

Presi un respiro profondo: « Neanche tu vuoi che io guidi, non è vero? »

Lui mi fissò, ma scosse la testa, girandomi la mia stessa domanda « Neanche tu vorresti che io corressi, no? »

Rimasi in silenzio, abbassando lo sguardo.

« Lo so che non vorresti che io corra, noto come ti irrigidisci quando ci vediamo prima di una gara. Anche tu hai paura che mi succeda qualcosa » rivelò lui « eppure tu non mi dici nulla, perciò io non posso dire nulla a te »

« Ma sì tratta del tuo lavoro » sostenni io « è diverso »
« È la tua passione » precisò lui « e ha la stessa importanza del mio lavoro »

Lui strinse di più la presa sui miei fianchi, appoggiando il mento nel mio incavo del collo: « Non sono come tuo zio, ho il terrore che possa succederti qualcosa, ma non ti impedirei mai di seguire ciò che ami »

Appoggiai la testa alla sua, lasciandomi andare: « Ti voglio bene, Marc »

Lui alzò di nuovo la testa, prendendomi il viso dolcemente tra le sue mani e baciandomi affettuosamente ancora una volta.

« Anche io te ne voglio » rispose lui « siamo a posto con questa discussione? Perchè sai... » esitò lui fintamente « credo di avere una certa voglia di averti finalmente appiccicata a me »

Le sue mani scesero lungo il mio corpo, fermandosi all'altezza dei miei glutei e sfregando le dita sulla stoffa dei miei pantaloncini corti e sulla mia pelle.

« Estos shorts tan cortos me gustan (questi pantaloncini così corti mi piacciono) » mormorò lui, strofinando il suo naso con il mio.

« Chissà perché » bisbigliai io, facendo unire le nostre labbra di nuovo.

Passai le mie dita sotto la sua maglietta, beandomi delle forme dei suoi muscoli da perfetto sportivo quale era.

« E chissà perché ti piace il mio petto » sussurrò lui, ghignando e apprezzando il mio tocco leggero.

Il ragazzo sì dedicò al mio collo, riempiendolo di baci voraci ma delicati. Le mie mani finirono immediatamente intrecciate nei suoi capelli castani e mossi, cercando allo stesso tempo di mantenere il viso di Marc sempre ad una distanza ridotta del mio collo, come se fosse un invito a non abbandonare quella zona.

Stupendomi di me stessa, mi ritrovai per qualche secondo in preda all'eccitazione, senza avere alcun controllo né sulla mia mente, né sulle mie azioni: la mia mano destra scese lungo il cavallo dei suoi pantaloni, passando più volte e lentamente proprio sul suo rigonfiamento, che divenne più massiccio. Per quanto ne fossi terrorizzata, quella situazione e quello stato fisico di Marc mi attiravano e ogni volta diventava sempre più difficile non dare ascolto alle mie pulsioni istintive da essere umano e da femmina. Senza mai smettere di baciarci del tutto, un mugugno di piacere scappò dalle labbra di Marc, seguito da respiri parecchio profondi.

« Sofì...» mormorò lui ad un tono così basso di voce e così grutturale, da farmi scorrere un brivido di piacere lungo la colonna vertebrale « no me mates asì ( non torturarmi in questo modo) »

Non ebbi la minima idea di ciò che mi successe quella sera, mi ricordai solamente che dopo quelle sue parole, le dita della mia mano destra slacciarono con estrema lentezza la zip dei suoi jeans, che a poco a poco diede più spazio alla sua erezione senza che Marc sentisse eccessivamente fastidio. Mi ricordai di come, per la prima volta, riuscii a percepire meglio l'intera lunghezza di quella sua parte, nonostante mi limitassi ad averne un contatto tramite la stoffa dei suoi boxer che evidenziavano bene la forma di quella zona, ormai piuttosto gonfia e rigida.

Non ci sì spinse più in là: Marc cercò di farmi prendere gentilmente confidenza con quella sensazione e con quei minimi contatti, senza aver alcuna minima intenzione di passare oltre. O perlomeno, l'intenzione credo l'avesse avuta eccome, ma conoscendo bene la mia situazione, aveva rinunciato a quell'idea pur di mettere al primo posto il mio stato d'animo, senza farmi pesare nulla. Sapevo bene che il non terminare quell'atto lo avrebbe messo in una condizione fastidiosa senza avere la possibilità di sfogarsi come avrebbe voluto, ma lui sì era dimostrato pronto a subire tale supplizio pur di aiutare me nel mio percorso per la mia sessualità.

Non tutti avrebbero affrontato tale problema in quel modo, soprattutto quando sì trattava di un rapporto tra una ragazza come me, di 23 anni, che avrebbe già dovuto avere anche solo un minimo di esperienza in rapporti sessuali, e un ragazzo ormai famoso, per giunta di 27 anni, già ben conoscente del mondo sesso. Furono questi i miei pensieri del mattino successivo: la mia grandissima fortuna ad aver trovato una persona con una mentalità matura come quella di Marc.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now