36 - Montmeló pt. 2

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Il buio scese sul circuito di Montmeló, indicandomi che dopo la cena mi sarei dovuta recare nel motorhome di Marc, come eravamo rimasti inizialmente d'accordo. In tutta onestà, dopo quello che era successo tra noi due al memoriale di Luis Salom, non ero più così sicura che lui gradisse la mia presenza nel suo appartamento minimalista mobile: non sì era fatto neanche sentire per messaggio. Nonostante questo, con addosso un cappuccio in testa che mi nascondeva completamente i capelli e gli occhiali da sole completamente inutili per via della sera già inoltrata, raggiunsi la sua porta, indecisa sul da farsi. Rimasi per qualche secondo ferma, cercando di carpire i rumori che provenivano dall'interno ma pareva esserci solo il televisore accesso. Finalmente presi la decisione di bussare e poco dopo Marc apri la porta; mi studiò con un'espressione impassibile e senza dire parola, sì scostò lasciandomi lo spazio per poter entrare.

« Qué disfraz ( Che mascheramento ) » commentò lui con sarcasmo piatto, mentre mi levai il cappuccio e gli occhiali.

« Non volevo essere riconosciuta » proferii, anch'io con il suo stesso tono tedioso.

Lui sì rimise a sedersi sul divano, riprendendosi la sua birra dell'Estrella Galicia* e a guardare la TV, ignorandomi completamente.

La sua reazione mi fece male: se l'era presa per ciò che era successo quel pomeriggio e in quel momento sì stava pure comportando in modo infantile. Non mi pareva che dovessi meritarmi un trattamento del genere.

Dopo circa cinque minuti buoni di completo silenzio e menefreghismo nei confronti della mia presenza, sentenziai irritata: « Non ho 27 anni e né sono un superpilota famoso come te, ma di certo mi ritengo abbastanza matura per non tenere il muso e fare il gioco del silenzio come i bambini, perciò » mi rimisi il cappuccio e gli occhiali, sbottando incazzata « Vaffanculo Marc » e feci per andarmene.

Senza farsi sentire, lui mi raggiunse alla porta prendendomi per un polso e mi strattonò, facendomi voltare e appoggiare di colpo la schiena contro la parete. Il suo viso era letteralmente a due centimetri dal mio e lui mi stava fissando quasi con aria minacciosa.

« Tu no vas a ir a ninguna parte ( Tu non vai da nessuna parte) » mi intimò lui con voce bassa e roca. Se non fosse stato per quella situazione, l'avrei pure definita sexy e intrigante.

« Credi di farmi paura? » domandai retorica.

La verità? Il suo atteggiamento mi stava letteralmente terrorizzando.

« También soy capaz de asustar, cuando lo quiero( Sono anche capace di far paura, quando voglio ) » mormorò lui, sempre con quel tono così rauco e sempre più vicino al mio viso.

Deglutii, cercando di non far trapelare il mio terrore, ma mi fregai da sola: « Prova anche solo a mettermi un dito addosso e giuro che te ne pentirai di brutto »

Lui rimase un attimo imbambolato: aggrottò le sopracciglia confuso e sì ritrasse, guardandomi scioccato.

« Credi davvero che io ti possa mettere le mani addosso?! » esclamò lui basito « Credi che picchierei a una mujer ?! »

Lo fissai per qualche secondo sentendomi in colpa e non riuscendo a spiaccicare parola, abbassai lo sguardo verso il pavimento.

Lui sì avvicinò di nuovo e mi alzò dolcemente il mento, facendo convergere i nostri sguardi: i miei occhi nocciola con i suoi marroni.

« Sul serio, ¿lo crees? ( lo credi?) » mi domandò di nuovo lui, ferito.

Per tutta risposta, io lo baciai delicatamente e in altrettanto modo ci staccammo subito.

« No » sussurrai.

Lui mi baciò di nuovo, sempre con delicatezza, ma l'intensità divenne presto più marcata: Marc mi tiro poderosamente verso di sé, io mi attaccai con forza alle sue braccia muscolose che mi stavano cingendo in vita, mentre lui divenne più avido nel volere le mie labbra.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now