64 - Spielberg pt. 4

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Era impossibile cancellarmi dalla mente le reazioni e le facce assunte da Aida, Marc e Alex appena seppero del mio nuovo e temporaneo incarico: un misto di stupore, paura, eccitazione, felicità e terrore. Marc fu tra i tre il più spaventato: temeva che potessi cadere e farmi seriamente male, perciò all'inizio non fu molto d'accordo sulla mia scelta.

Il mattino successivo, dopo una buona colazione nell'hospitality Ducati, assistetti come di consueto alle gare di Moto3 e Moto2, prima di prepararmi alla mia entrata ufficiale, non più da meccanico, ma da temporaneo pilota. Dovizioso era nel box per supportarmi e mi diede svariati consigli su come gestirmi al meglio nel tracciato, analizzandone ogni singolo punto. Avevo già indossato il mio equipaggiamento nuovo e personalizzato con il mio soprannome e la moto stava per essere accesa, quando Gigi mi raggiunse.

« Ricordati: sarai la novità in griglia che farà scalpore » mi avvisò lui « Ed essendo pure una femmina, avrai i giornalisti addosso. Non innervosirti e sta' calma »

Salii sulla mia Ducati, stavolta con il numero 14 impresso sul davanti e dopo aver lasciato spazio ad altri piloti, uscii dalla pitlane pure io. Non sì trattava di un giro di ispezione, quello lo avevamo già fatto in mattinata poco prima dell' inizio delle competizioni minori, ma era il modo per poterci schierare in griglia: infatti, all'altezza del traguardo, alla casella 10, c'era già uno dei miei meccanici ad attendermi con il necessario. Fermata la moto e posta sullo stand apposito, venne spenta e io scesi, levandomi il casco e i guanti. Accanto a me c'era l'ombrellina che mi sorrideva, i meccanici stavano controllando gli ultimi dettagli mentre io mi sgranchii un attimo le gambe. Gli altri piloti fecero lo stesso e alcuni vedendomi mi salutarono gioiosi e sorpresi, come nel caso di Maverick che mi fece il segno del pollice all'insù, mentre altri erano visibilmente confusi, come Oliveira.

Notai Alex poco più indietro rispetto a me con la sua Honda privata, che mi salutò con un cenno del capo serio, invece Marc sì trovava in pole position e quando mi intravide mi fece segno di stare attenta. Ancora non era del tutto convinto di questa mia folle impresa.

Il tempo venne scandito in modo estremamente lento, forse anche per merito della mia frenesia e della mia agitazione, e diversi giornalisti sportivi di diversi stati sì fermarono ad inquadrarmi con le loro telecamere e a farmi domande. Perlopiù parlai in inglese e in italiano nel caso dell'intervista con Antonio Boselli, ma le domande che mi ponevano erano pressoché le stesse:

Come ti senti?

Come ti pare la pista?

Ansiosa di questa tua prima gara ufficiale?

Percepisci tanta pressione addosso?

Come ci sì sente ad essere la prima femmina che corre completamente accerchiata da uomini nella massima categoria?

Come è il tuo passo?

Avete buone possibilità di riuscire a finire tra le migliori posizioni?

Come mi aveva già detto Gigi, ero la novità del momento e attiravo qualsiasi affamato di notizie: non sì era mai vista una femmina in MotoGP da quando sì era rivisto il sistema della distribuzione di potenza e dei cavalli nelle tre categorie.

Il vento scompigliava la mia chioma mossa, mentre io ero seduta comodamente sulla moto a pensare, ad analizzare di nuovo lo schema del circuito, a comprendere quali fossero i punti strategici per eseguire dei sorpassi senza dover rischiare troppo. Quei momenti vennero colti dai svariati fotografi, che mi scattarono molte foto: avrei chiesto a Gigi il modo per poter ottenere qualche copia di quegli scatti professionali.

Un suono proruppe nell'aria, segnalando gli ultimi cinque minuti restanti prima dell'inizio del Warm-Up. Giornalisti e ombrelline se ne andarono, tecnici e meccanici smontarono gli stand, noi piloti ci preparammo e le moto vennero accese. La griglia venne svuotata: eravamo rimasti solo noi riders, che partimmo appena ci venne dato il via per il giro di ricognizione. Percorremmo tranquilli la lunghezza del tracciato: io non riscontrai alcun problema e ciò era un perfetto segno per noi. Arrivammo nuovamente alle nostre postazioni in griglia: ferme le moto, semafori rossi, giri del motore alle stelle e finalmente, semafori spenti.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora