10 - Austin, Texas pt. 1

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[Sopra Luigi "Gigi" Dall'Igna, capo della Ducati Corse. 

Sotto, il Circuito delle Americhe (COTA) ]

Sotto, il Circuito delle Americhe (COTA) ]

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Eravamo giunti alla fine del mese di aprile e questo significava solo una cosa: in programma c'era un'altra tappa. Questa volta il famoso Circuito delle Americhe, conosciuto come COTA, ubicato ad Austin, in Texas. Il percorso entrò nella lista dei circuiti del Motomondiale solo dal 2013: tra i suoi predecessori ci sono i famosissimi tracciati di Indianapolis e Laguna Seca, teatri che hanno visto grandiose battaglie tra piloti quali Valentino Rossi e Casey Stoner.

Entrai in hotel completamente esausta, con l'orologio biologico scombussolato a causa dell'enorme jet lag tra Italia e Stati Uniti. Sette ore di differenza nel periodo dell'ora solare, più precisamente sette ore indietro. Avevo sempre sognato di poter mettere piede negli States, ma ci stavo davvero ripensando, visto il tragitto per raggiungerli. Quindici benedette ore di volo: partenza ad un orario mattutino indecente da Milano Malpensa, alle 6. Considerate che in aeroporto si deve solitamente arrivare con largo anticipo e dato che casa mia non si trovava attaccata all'aeroporto, necessitavo di almeno un'ora e mezza in auto per raggiungerlo. In parole brevi: alle 2 di notte ero già sveglia in viaggio, alle 6 il volo da Milano che atterrò al JFK International di New York dopo 9 ore. Uno scalo di 2 ore poi altre quattro ore e mezza fino ad Austin. Quando finalmente entrai nella mia camera in hotel alle 3 del pomeriggio locali*, mi lanciai nel letto, black out totale. Il volo non era stato per nulla comodo, farsi più di undici ore di volo seduta non era stato un bel passatempo.

Solo alla sera sentii qualcuno bussare bruscamente alla mia porta.

« Sofia! Svegliati! É ora di cena! » tuonò la voce di mio Zio. Gli aprii e appena mi vide, la sua rabbia svanì, sostituita da una grassa risata.

« Che c'è? » mugugnai, con la bocca ancora impastata.

« Questo viaggio ti ha distrutta completamente » commentò lui, dando un'occhiata all'interno della mia stanza « neanche hai svuotato il trolley »

« Mai più viaggi del genere, mai » proferii a bassa voce con tono omicida, senza avere la minima voglia di scherzare. Ma come faceva lui ad essere così carico e pieno di voglia?

« Mi dispiace deluderti, ma temo ti toccherà il viaggio di ritorno, a meno che tu voglia trasferiti qui » annotò lui, divertito « forza, cambiati che si scende a cena »

« Mi dispiace deluderti, ma temo ti toccherà il viaggio di ritorno, a meno che tu voglia trasferiti qui » annotò lui, divertito « forza, cambiati che si scende a cena »

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Il giorno seguente mi trovavo nel box di Dovizioso, ascoltando attentamente le discussioni tra i meccanici e il loro pilota. Era incredibile come gli ingegneri del team riuscissero a fornire immediatamente delle possibili soluzioni ai problemi che erano stati appena esposti dal corridore. Dovizioso spiegava nel dettaglio ciò che sentiva, ciò che percepiva e ciò che secondo lui doveva essere risistemato e allo stesso tempo, lui stesso era il primo a fornire spunti su cosa bisognasse sostituire o cambiare, affinché sì potesse ottenere il miglior assetto per affrontare la gara nel migliore dei modi. Notavo come mio zio era rapido nell'analizzare la situazione ed individuare il cuore degli intoppi nella moto. Ero così invidiosa e rapita dai loro modi: mi sarebbe piaciuto tantissimo diventare come loro, ma avevo la stoffa necessaria per diventarlo?

« Sembri pensierosa, qualcosa ti turba? » mi chiese Luigi Dall'Igna, capo ed ingegnere di Ducati Corse in MotoGp, quando ormai il team sì stava disperdendo nel paddock.

« Mi stavo solo chiedendo se davvero ho le capacità necessarie per diventare un meccanico come voi, un giorno » ammisi io.

Gigi, ovvero, Luigi, rise.

« Ho detto qualcosa di strano? » domandai, non capendo.

« Ti ricordo che ho già avuto a che fare con te, in questo contesto » dichiarò lui, sorridente « eh sì, fidati, hai tutte le carte in regola »

« Anche se ho letteralmente studiato tutt'altro? Non ho una laurea in ingegneria meccanica, e non ho nemmeno fatto meccanica o meccatronica al liceo » dissi io, dubbiosa.

« Ti ho vista, lo sai » specificò lui « ti ho studiata per più di un anno. Sai interpretare benissimo le sensazioni e sei in grado di tramutarle in qualcosa di meccanico. Sai fare la stessa cosa che fa Andrea, senza alcuna base di studio »

« Credo che tutti i piloti siano capaci di fare quello che fa anche Andrea » sostenni.

Gigi scosse la testa: « La maggior parte dei piloti riesce solo a descrivere quello che percepisce. A volte ipotizzano qualche soluzione. In pochi sanno interpretare ciò che provano capendo immediatamente il problema e la soluzione. Se potesse, Andrea sistemerebbe la moto senza l'aiuto dei meccanici. Come anche Pedrosa, Crutchlow e Márquez » mi spiegò lui « è questo che sottolinea la differenza tra un normale pilota e un pilota che fa anche da collaudatore. Perché credi che Crutchlow, nonostante la sua età e i suoi discreti risultati, sia ancora in MotoGp? »

Realizzando solo in quel momento quello che stava dicendo, proferii con un fil di voce: « Perché riesce a mettere a punto una moto competitiva, nonostante sia una moto di un team privato »

Lui accennò ad un sì con la testa: « Vedo che stai entrando nell'ottica. Non voglio metterti pressione, ma vorrei che da Portimao tu sia parte attiva nelle nostre discussioni. In fin dei conti, ti abbiamo accettata anche per questo, non solo per guardare »

Sorrisi grata. Gigi mi stava dando un'enorme opportunità per sviluppare le mie capacità, e io non me la sarei fatta scappare.



|| Punto di vista di Marc Márquez ||

Stavo camminando lungo la strada dei box quando notai Sofia appoggiata al muretto che divideva la pit lane** dalla pista, intenta a fissare la griglia di partenza, vuota.

I suoi lunghi capelli ondulati erano mossi dal leggero venticello, sfiorando continuamente la sua schiena. La sua figura non era minuta, ma nemmeno in carne: il suo fisico era in linea con un corpo in salute, tuttavia non era alta. Avrà avuto all'incirca qualche centimetro in meno rispetto a me e io stesso mi definivo come basso di statura, per essere un uomo. La stessa caratteristica inizialmente mi aveva causato problemi nelle gare, soprattutto in termini di peso e di gestione dei chili della moto. Fortunatamente, non ho più ostacoli del genere.

La sua espressione era persa, come se stesse ammirando qualcosa a me invisibile al di là delle ringhiere di ferro che si ergevano per oltre due metri sopra al muretto. Era così concentrata da non accorgersi nemmeno che mi stavo avvicinando.

« Hola Sofia » la salutai.

Lei trasalì, chiaramente non aspettandosi di trovarmi accanto a lei. Quella reazione mi provocò un sorriso divertito.

« Oh, ehm, ciao Marc » disse lei, un po' titubante, mentre sì guardò attorno con fare preoccupato, forse misto a...timidezza? Mi era parso di scorgere del rossore improvviso sulle sue guance.

« ¿Todo bien? » le domandai, notando il suo atteggiamento guardingo « Qualcosa non va? »

« No è solo...» iniziò lei « Devo stare attenta a mio zio »

« Porqué? »

« Non vuole che passi del tempo con i piloti » ammise lei, imbarazzata « se vede che ti sto parlando, mi ammazza di certo »

Inarcai un sopracciglio e guardandomi in giro, stando attento a possibili fotografi, paparazzi o giornalisti, le presi il polso.

« Sigueme »


Spazio autrice

* Per chi non capisse il calcolo, ricordo la presenza del fuso orario. 7 ore in meno rispetto l'Italia.

** La Pit Lane è la corsia dei box.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora