74 - Misano pt. 2

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Durante la mia corsa via dal Centro Medico del paddock dettata dal panico, dalla paura e dai dolorosi ricordi e fantasmi del passato che stavano riaffiorando perentoriamente nella mia testa, non mi resi conto di dove mi stessi dirigendo. Piangevo a dirotto, probabilmente esplosa a causa di emozioni, sensazioni e reminiscenze che stavo sotterrando da mesi se non anni: la mia psicologa, poco dopo il weekend a Jerez, mi aveva avvisata di un possibile punto di rottura e di una mia reazione simile se avessi continuato a rimanere coinvolta in tale ambiente.

E probabilmente, quello che era appena successo mi aveva indicato che avevo raggiunto il mio punto di rottura.

Le lacrime e il mio stato d'animo distrutto non mi avevano lasciato la mente lucida ed ero scappata in un qualche posto a me sconosciuto: probabilmente ero persino uscita dalla zona limitrofa del circuito. Mi fermai su un muretto lungo una strada apparentemente poco trafficata, per prendere fiato e crollare, lasciandomi andare in balia di un evento della mia infanzia che pervase in maniera categorica la mia mente, costringendomi a sedere e rimembrare.



2001

Mi avvicinai a mio papà, che stava sistemando la sua moto nel piazzale appena fuori dal garage.

« Papi, la tua moto non funziona ancora? »

Lui sollevò il capo, che era chino su una parte del suo veicolo a due ruote da strada.

« Tra poco funzionerà » disse lui, facendomi l'occhiolino in modo buffo.

Io risi: « Sei buffo! Hai la faccia tutta sporca! »

Lui sì specchiò negli specchietti della motocicletta color rossa, ridendo: « Eh già, è la polvere e l'olio »

« Mamma dice che dovresti smetterla » proferii innocente, ma facendo sparire il sorriso dal mio volto.

« Mamma dice tante cose, Sofia » sostenne lui, preso dalle sue faccende con il suo mezzo.

« Si, ma tu non l'ascolti mai » appuntai io, con aria sempre da quell' innocenza fanciullesca che caratterizzava ogni bambino di quattro anni.

« Perché a me piace andare con la mia moto » spiegò lui « e non voglio rinunciare ad una cosa che mi piace »

« Anche io non voglio rinunciare a qualcosa che mi piace, ma quando voglio un giocattolo nuovo, sia tu che la mamma non mi lasciate mai prenderlo »

Papà rise: « Tu sei piccola, Sofia. Io sono grande »

Mi avvicinai ancora di più alla moto, stando attenta: « Posso toccare qui? » chiesi il permesso, indicando una ruota.

« È spenta, certo che puoi »

La toccai, percependo la ruvidità e la durezza della copertone ed esclamando stupita « Ma...è duro! »

« Certo, credevi fosse morbido? » rispose lui, ridendo ancora « vuoi salirci sopra? »

Sorrisi a trentadue denti, facendo cenno di sì con la testa e allungando le braccia nella direzione di mio papà. Lui mi prese e mi sollevò, mettendomi sulla sella.

« È alto! » dissi, cercando di raggiungere i manubri con le mani, senza raggiungerli a malincuore.

« Uffa! Sono troppo lontani! Papà, me li allunghi? » mi lamentai io, triste.

Lui sghignazzò, scuotendo la testa: « Mi dispiace Sofia, ma non posso farlo. Non sì possono allungare »

Posai le mani sulla sella, cercando di rimanere in equilibrio su di essa e dopo un pochino di silenzio, lo guardai curiosa: « Perché ti piace andare veloce in moto, papà? »

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now