65 - Spielberg pt. 5

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La Yamaha Petronas di Morbidelli e la KTM Tech 3 di Binder vennero portate fuori dal tracciato e tempo che la pista venne ripulita dai detriti e risistemata, la gara venne ripresa con un numero di giri ridotti: dei 19 che dovevamo ancora eseguire,...

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La Yamaha Petronas di Morbidelli e la KTM Tech 3 di Binder vennero portate fuori dal tracciato e tempo che la pista venne ripulita dai detriti e risistemata, la gara venne ripresa con un numero di giri ridotti: dei 19 che dovevamo ancora eseguire, solamente 15 furono ufficializzati per la seconda partenza. Le postazioni in griglia vennero definite secondo le posizioni detenute all'ultimo giro eseguito: ciò significava che mi ritrovavo in sesta posizione, con davanti Valentino, Maverick, Mir, Miller e Marc. Appena dietro di me invece c'erano i due che avevo precedentemente superato, ovvero Quartararo e Rins.

Semafori accesi di nuovo, di colore rosso. Rombi di motore di nuovo perentori.

Semafori spenti, di nuovo.

E via, una seconda volta.

Sfruttai nuovamente la partenza come metodo di sorpasso: fu così che riuscii a mettermi alle spalle entrambe le Yamaha ufficiali di Maverick e Valentino, guadagnando due posizioni e piazzandomi già quarta. Mir riuscì a sorpassare Miller, di conseguenza mi ritrovai davanti una Ducati privata: le cose iniziavano a complicarsi. Come poter superare un'altra Ducati? Miller aveva molta più esperienza di me nel guidare un motore del genere e non sarebbe stato facile superarlo. Dopo qualche tentativo, finalmente al rettilineo del traguardo riuscì a surclassarlo, sfruttando la sua scia e affiancandolo al momento giusto, quando avevo percepito che il mio motore aveva raggiunto la velocità idonea.

Mir aveva un lieve vantaggio su di me: dovetti percorrere ben cinque giri, letteralmente un terzo della gara, al suo inseguimento. Riuscii a ricucire le distanze ma ben presto mi resi conto che lui e la sua Suzuki erano sia maledettamente precisi in entra e percorrenza di curva, sia maledettamente bravi a difendersi nei rettilinei, impedendomi di fregarlo con una staccata.

Tentai di superarlo tra le curve 7 e 8, dove era previsto un cambio di direzione, da sinistra verso destra: in uscita di curva 7, grazie alla mia potente accelerazione lo affiancai sull'interno, alla sua sinistra. Riuscii momentaneamente a sorpassarlo, ma non del tutto: infatti il cambio di direzione verso destra mi rese in posizione esterna, e dunque in svantaggio per la percorrenza in curva 8, che favorì il contrattacco di Joan Mir. Ciò gli permise di riprendersi la sua seconda posizione.

« Ok Sofia, basta così » mi disse il meccanico via radio « sei attualmente terza, sul podio. Hai ampio vantaggio su Miller, la tua posizione è al sicuro. Mantieniti costante e chiudiamola come terzi »

Che?!

« Cosa?! » sbottai io incazzai « Non esiste! »

« Sì, rimani terza » ripeté l'uomo, testardo.

« No, no! » gridai io « possiamo ancora fare di...»

« Sofia, stai rischiando, tu non puo... » cominciò lui, interrompendosi all'improvviso « EHI?! MA COSA STAI...»

« Ti devi liberare di quella Suzuki, adesso » sentenziò la voce perentoria di mio zio, a mia totale sorpresa.

« Ma che...»

« L'uscita in curva e l'ingresso in successiva con stessa direzione » suggerì lui deciso in poche e concise parole « le fa sempre lievemente più larghe e tu puoi uscirne più veloce e batterlo sull'interno nella 9 e 10 »

Mio zio, che fino a qualche minuto prima pretendeva che non riprendessi la gara e che non voleva che toccassi mai più le moto, stava cercando di aiutarmi?

Però non aveva tutti i torti: Mir teneva una traiettoria un po' più distaccata dal cordolo quando percorreva due curve in successione nella stessa direzione. Grazie al consiglio di mio zio riuscii ad infilarmi perentoriamente proprio in quei due tornanti, facendomi spazio e costringendolo a cedermi la sua seconda posizione.

« Ben fatto » esclamò soddisfatto mio zio « e ora sì va a riprendere Marquez »

Per quattro giri corsi alla volta della Honda di Marc, con il sottofondo di mio zio via collegamento radio che mi incitava nell'andare più veloce per poter recuperare più secondi possibili in meno tempo a Marc ed intanto allontanarmi di più dalla Suzuki di Mir, dato che quest'ultimo aveva cercato di sorpassarmi due volte dopo il nostro scambio di posizione. Tuttavia mi difesi bene, impedendogli di sovrastarmi.

Mancavano solo due giri alla fine della gara ed ero riuscita a raggiungere il posteriore della moto arancione che stava gareggiando dinanzi a me: due giri che sì rivelarono estremamente complessi ma anche intrattenenti. Sorpassavo Marc sui rettilinei perché avevo più accelerazione rispetto alla sua Honda, ma lui sapeva gestirla benissimo nelle curve, tenendo percorrenze belle strette e a velocità più alte di quelle che riuscivo a sostenere io, perciò riusciva a sorpassarmi in quei punti ostici.

« Continua ad assillarlo » mi incitò mio zio « continua a farti vedere e a dargli fastidio »

E così feci, in ogni minimo tratto di pista dove mi fu possibile.

« Mettigli pressione, continua a mettergli pressione » continuava a ripetere l'unico famigliare che avevo nel box.

A furia di sorpassarci di continuo, riuscii a mettermi davanti a lui e a tenerlo dietro, impedendogli quella volta di incrociare di nuovo la traiettoria.

« Perfetto, perfetto! » esclamò lo zio « difenditi ad ogni costo, curve strette! »

E nuovamente, seguii le sue direttive; all'ultima curva Marc tentò un ultimo disperato tentativo fallimentare: mi sorpassò, ma la sua manovra gli costò caro.

« RIMANI COSÌ, RIMANI COSÌ! » sbraitò mio zio « ANDRÀ LARGO, ANDRÀ LARGO COSÌ »

Ed infatti, il mio momentaneo rivale andò davvero largo in curva, a tal punto da permettermi di superarlo semplicemente mantenendo la mia normale traiettoria. Arrivammo fianco a fianco in uscita di curva, io sull'interna, lui tutto esterno, addirittura finendo con le ruote sul cordolo. Fu costretto a decelerare, onde evitare di perdere pericolosamente il controllo della sua moto a causa della composizione appositamente irregolare di quel specifico tratto della curva.

 Fu costretto a decelerare, onde evitare di perdere pericolosamente il controllo della sua moto a causa della composizione appositamente irregolare di quel specifico tratto della curva

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Tagliai il traguardo, sentendo mio zio e il sottofondo del team urlare di gioia.

« SÌ, SI CE L'HAI FATTA! » strillò lui, mentre percepii le lacrime agli occhi.

Decelerai per il giro d'onore, con gli occhi bagnati, fino a quando mi fermai, singhiozzante, con il capo e il casco appoggiati sul serbatoio.

Non potevo crederci a ciò che stava succedendo.

Marc sì fermò accanto a me, scrollandomi le spalle e facendomi cenno di essere completamente pazza. Vidi i suoi occhi: erano colmi di felicità, infatti il suo atteggiamento confermava questa cosa. Non riusciva a stare fermo sulla moto, mi dava pacche, saltellava. Anche altri piloti sì fermarono a congratularsi con me, tra cui proprio Mir e Maverick. Miller e la sua tipica pazzia festeggiarono il mio podio nei box, dopo la cerimonia dei premi.

Avevo davvero vinto.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now