62 - Spielberg pt. 2

298 7 5
                                    

« Le tue tute personalizzate arriveranno solo domattina, prima dei giri di ricognizione » mi informò Luigi « dovrai dire alla nostra specialista sia il soprannome che lo stile della grafica che vuoi usare sulla tuta, così come l'adesivo del numero da mettere sulle moto. Per il casco, beh, ti arriverà uno normalissimo senza tanti fronzoli »

Accennai ad un si, ancora scioccata ed elettrizzata: ero ufficialmente un pilota di MotoGP, anche se solo per una sola gara. Quando raggiunsi finalmente il box, il mio temporaneo box con il permesso di sostituire Dovizioso, purtroppo l'ultima delle tre prove libere più importanti era già terminata. Le tre prove erano utili al fine di decidere chi fossero i piloti che avessero fatto dei tempi al di fuori della top ten e dunque chi dovesse partecipare alla Qualifica 1( o meglio note come Q1) . Quel genere di qualifica avrebbe permesso ai migliori due della sessione di poter passare alla Qualifica 2 ( conosciuta come Q2), in cui sì sarebbero sfidati con i dieci migliori piloti del weekend e decidere il loro posto in griglia definitivo. Prima delle qualifiche però ci sarebbero stati altri trenta minuti per la quarta prova libera, utile solo per comprendere meglio l'andamento della moto e delle gomme e stabilire se fosse necessario apportare ulteriori modifiche o meno.

Io partivo già con uno svantaggio rispetto agli altri: avevo la moto di Dovizioso, progettata per Dovizioso, non progettata secondo le mie esigenze. Avevo poco tempo per abituarmici e il team aveva pochissimo tempo per poter eseguire dei cambiamenti. Un meccanico mi diede la tuta di Andrea, che incredibilmente riusciva a vestirmi abbastanza bene: lui era più alto di me di soli due centimetri. Per gli stivali fu diverso, ma sì riuscì a trovarne un paio della mia misura giusta. Indossai il casco di Andrea, impedendo ai miei capelli di poter uscire da esso, e successivamente mi infilai un paio di guanti più piccoli rispetto ai suoi.

Ero pronta.

Pronta a salire finalmente sulla moto, pronta ad iniziare un weekend da MotoGP come pilota ufficiale. La pit lane venne aperta* e ben presto i piloti iniziarono ad uscire e a dirigersi verso la pista.

« Quando hai intenzione di uscire? » mi domandò Tardozzi, notando che non mi accingevo a dare il segnale per preparare la moto accesa.

« Quando saranno usciti tutti » sostenni io « voglio fare le prime guide senza avere qualcuno davanti o dietro. Stando per i fatti miei posso preoccuparmi solo della mia moto »

Dopo che pure l'ultimo pilota entrò in pista, mi alzai dalla postazione, feci segno ai meccanici e dopo qualche profondo respiro, montai in sella. Ero agitata: stavo davvero per immettermi in pista con i migliori piloti internazionali. Sospirai di nuovo, provai a cercare con lo sguardo mio zio Flavio, colui che per anni era stata la mia roccia nelle gare di moto, ma non lo vidi. Di conseguenza, con una manata sul gas, partii pure io.

Ancora non mi rendevo conto di star partecipando ad una prova ufficiale nella massima categoria, che sarebbe stata trasmessa in tv in tutto il mondo. Il primo giro non lo feci velocissimo: volevo capire come la moto reagisse con le mie manovre. Non era troppo sbilanciata, andava forse leggermente in sovrasterzo** e i freni non me li ricordavo così decisamente prepotenti. L'accoppiata dei due problemi rendeva le staccate e le percorrenze in curva instabili. Mi dilettai in qualche giro lanciato, per poi rientrare nei box e comunicare le mie impressioni, sostenute anche dai dati della telemetria.

« È complicato? » mi chiese Luigi, accompagnato da Ciabatti.

Scossi la testa: « Siamo molto fortunati, le modifiche che aveva fatto Andrea sono molto comode e gestibili pure per me. Solo il sovrasterzo è un intoppo mentre i freni devo capire come dosarli bene »

In tempi record, i meccanici della Ducati riuscirono a sistemare il problema della percorrenza in curva e sì optò anche per un cambio di gomme con una miscela diversa. Mi rimisi in sella per gli ultimi giri: i principali problemi erano stati risolti con successo, ma la questione delle gomme nuove e fredde*** mi obbligò a ricalcolare la mia velocità e la mia reattività ai cambi di direzione. Non a caso per ben due volte la Ducati che stavo guidando sbacchettò****, rischiando di farmi cadere e probabilmente spaventando tutto il team.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now