54 - Cervera pt. 4

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Il proseguimento di quella serata fu strano. Strano, inusuale ma anche interessante. Il materasso comodo del letto matrimoniale di Marc mi avrebbe subito mandato tra le braccia di Morfeo, se fossi stata stanca; ma quella sera non mi sentivo tale. Da parte mia c'era un totale imbarazzo e tanta di quella paura che non riuscimmo a fare le minime cose senza vestiti. Ci ritrovammo semplicemente in intimo e più che baci non facemmo altro, se non quando Marc mi spostò di peso mettendomi a cavalcioni sopra di lui. In quel preciso istante, senza alcuna minima intenzione, le nostre parti più intime entrarono in collisione: solamente il tessuto dei suoi boxer e quello delle mie mutande impedivano il contatto diretto. Non respirai quando percepii lo sfregamento tra quei due punti: potevo benissimo carpire le condizioni marmoree del suo membro e le distinsi meglio quando il ragazzo mi guidò la mano fino a quel rigonfiamento. Io stavo morendo letteralmente dal rossore e dalla timidezza, ma non potei negare che pure io mi sentivo tanto eccitata quanto lui, soprattutto quando Marc passò con le sue dita sopra al lembo del mio slip che gli occludeva la possibilità di poter avere un accesso al mio corpo. Non gli permisi subito di attuare tale gesto su di me: lo spagnolo dovette rassicurarmi e convincermi più volte affinchè potesse mettere mano in quel posto. Mi ero ritrovata a provare due sensazioni contrastanti: l'eccitazione e il piacere che mi pregavano di continuare e di spingere le cose più in là e il terrore che mi supplicava di fermare il tutto.

Quello fu il nostro primissimo momento intimo reale, a cui ne seguirono molti e molti altri, ma per quella sera ci sì fermò solo quegli step. Per la mia situazione in quel periodo, era già un enorme passo avanti, anche se da quel momento in poi, la mia testa fu invasa da pensieri più peccaminosi.

La mattina seguente Marc sì era già svegliato prima di me: lo ritrovai in cucina con un sorriso smagliante, intento a prepararsi la colazione. Alex lo guardava di sottecchi, sospettoso.

« ¿Qué hiciste anoche? ( Che avete fatto ieri sera? ) » domandò infatti lui, indicando il fratello gioioso.

« ¡¿Será asunto nuestro?! ( Ma saranno cazzi nostri?! ) » tuonò Marc, diretto ad Alex con uno sguardo omicida.

Io arrossii violentemente.

« Vos dos... » tirò le somme Alex, incredulo. Somme errate, infatti mi affrettai a negarlo.

« No. Quello no. »

« Y que... »

« Alex » lo richiamai io « con tutto il bene che ti voglio, ma davvero, non sono fatti tuoi »

« ¡Ay, por fin hay alguien que te lo dice también! ( Oh, finalmente c'è qualcun altro che te lo dice! » esclamò Marc « Yo no te voy a preguntar qué haces con Aida ( Io non vengo a chiederti che fai con Aida! ) »

« Che c'entro io? » mugugnò Aida, entrando in cucina ancora sbadigliante.

Era ora di pranzo e quella giornata l'avremmo trascorsa nella casa d'infanzia dei due Marquez, dove ancora vivevano i loro genitori Julià e Roser

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Era ora di pranzo e quella giornata l'avremmo trascorsa nella casa d'infanzia dei due Marquez, dove ancora vivevano i loro genitori Julià e Roser. La casa era molto modesta e i coniugi Marquez-Alentà erano gioiosi nel rivedere i loro due figli. Julia e Roser accolsero calorosamente Aida, come se fosse già di famiglia. La mia migliore amica mi aveva infatti raccontato che aveva già avuto modo di conoscere i genitori di Alex e Marc proprio durante un weekend di gara. Insomma, ero io il nuovo componente da conoscere. La madre dei due piloti, Roser, si presentò molto educatamente, mostrandomi il sorriso, tuttavia non fu così con Julia. Il padre si presentò anch'egli, ma con espressione seria e pensierosa, come se mi stesse studiando.

Quel Ferro Che Possiede Un' Anima || Marc Marquez [COMPLETATO]Where stories live. Discover now